Impotente, si immerse fra gli alberi, abbracciandoli per l’impatto imminente. Il vento gli sfrecciava accanto sibilando; e poi vide il suo destino. Davanti a lui scintillava un muro di luci, dai colori brillanti; un arcobaleno magico proprio sulla sua rotta. El poté solo voltare gli occhi terrorizzati per guardare il mago che lo osservava mentre andava incontro alla sua morte.
«Aiutami, Mystra», sussurrò, mentre i colori turbinanti si avvicinavano sempre più.
Kadeln Olothstar, signore mago di Athalantar, rise freddamente. «Ah, amo i bei combattimenti! E amo anche ammansire i giovani maghi! I miei ringraziamenti Taraj!»
Il drago stava piombando impotente nel muro prismatico. Kadeln si portò una mano agli occhi per proteggerli dall’esplosione che si sarebbe verificata quando la bestia enorme fosse passata attraverso il suo incantesimo, distruggendosi a vicenda.
D’un tratto, il grande impatto. Il mondo tremò, e un bagliore accecante attanagliò kadeln pur se aveva gli occhi serrati. Il signore mago cadde duramente sulla schiena e ringhiò un’imprecazione agli dei per aver messo una radice sotto la sua colonna vertebrale. Poi sbatté le palpebre fino a riacquistare la vista e si rimise in piedi. Alberi spezzati ed erba fumante lo circondavano, nessun drago in vista… e, barcollando ciecamente fuori dal fumo, avanzò un grasso mercante in abiti di seta sbrindellati, un pugnale stretto in una mano tremante.
Ah! Poteva anche privare Taraj della sua preda quella notte! Kadeln sorrise, un ghigno lieve e crudele, e sollevò la mano per uccidere l’uomo. Sarebbe bastato un incantesimo elementare. Poi una forma scura si materializzò nell’aria davanti a lui: Taraj, malconcio e ricoperto di fuliggine.
«Togliti di mezzo, Hurlymm», gli intimò freddamente Kadeln, ma il collega stordito sembrò non udirlo. Hmm… forse avrebbe potuto fargli accadere un incidente, senza alcun testimone del suo tradimento. Ma sarebbe stato saggio eliminare quel pigro idiota assetato di sangue, e rischiare che un mago più forte si insediasse al suo posto nei concili dei signori maghi?
Kadeln prese la sua decisione, sospirò, e aggirò il mago confuso, sollevando la mano per fulminare il mercante singhiozzante. Quando gli passò accanto, il corpo di Taraj sembrò incresparsi. Kadeln Olothstar era stato un signor mago per molti anni. Si voltò per vedere quale forma avrebbe assunto il collega… era meglio non fidarsi troppo.
Due occhi grigio-blu si materializzarono nella sagoma in trasformazione e lo fissarono, seguiti da un naso aquilino e da una bocca che gli sorrise senza calore né allegria.
«Salve, Signor mago», affermò la bocca, mentre un braccio scuro si sollevava per colpire la mano alzata di Olothstar. L’altro braccio della sagoma scura si mosse rapidamente verso la sua bocca. «Sono Elminster. Nel nome di mio padre il Principe Elthryn e di mia madre la Principessa Amrythale, io ti uccido».
Kadeln stava balbettando le parole di un incantesimo disperato quando l’estraneo, il sorriso metallico sempre stampato sul viso, gli infilò un dito in bocca, e da esso scaturì una sfera di fuoco che rotolò giù nella gola del mago, e non trovò spazio per espandersi.
Un attimo dopo, Kadeln Olothstar esplose, e le fiamme eclissarono brevemente il sole… e poi si spensero rapidamente lasciando solo fumo. Cadde il silenzio, seguito un momento dopo da un gemito disperato del venditore, che alzò gli occhi e si accasciò pesantemente sul terreno bruciato.
La donna che apparve in cima alla cresta più vicina fece una smorfia alla vista del sangue che ricopriva Elminster. Il giovane sollevò rapidamente lo sguardo, e alzò una mano, pronto a eliminare un altro nemico se ce ne fosse stato bisogno, ma poi si rilassò e gridò: «Grazie… di nuovo per avermi salvato la vita».
Myrjala sorrise e gli andò incontro, allargando le mani. «A che cosa servono, dopotutto, gli amici?»
«Come hai fatto questa volta?», domandò El, avanzando per abbracciarla. La donna gli sussurrò qualche cosa e fece un piccolo gesto con la mano, e il sangue del mago scomparve immediatamente. Elminster guardò in basso, scosse il capo, e poi la prese fra le braccia e la baciò.
«Lasciami respirare, giovane leone», esclamò Myrjala alla fine, tirando indietro la testa. «Per risponderti: ho usato quell’incantesimo di cui vai tanto fiero. Era Taraj il drago che si è schiantato nel muro magico, mentre tu hai assunto le sue sembianze».
«Avevo bisogno di te, dopotutto», affermò El affondando lo sguardo negli occhi neri e misteriosi.
Myrjala gli sorrise. «C’è ancora molto da fare per Athalantar, mio Principe, ed è necessario che tu rimanga intero».
«Sto perdendo la mia sete di vendetta», ribatté Elminster.
Le braccia della donna si strinsero intorno a lui. «Ti capisco, e ti rispetto ancora di più per questo, El, ma una volta iniziato, dobbiamo ucciderli tutti… altrimenti tutto ciò che otterremo per il popolo di Athalantar sarà solo cambiare nomi e facce di coloro che lo tiranneggiano. È questo ciò che vuoi fare per vendicare i tuoi genitori?»
Quando il principe la guardò, i suoi occhi erano lucenti e freddi. «Chi è il prossimo?», sbottò.
Myrjala abbozzò un sorriso. «Seldinor», rispose voltandosi.
«Perché proprio lui?»
Myrjala si girò nuovamente. «Sei stato una donna. Quando ti dirò dei suoi ultimi progetti, capirai il perché, meglio di molti giovanotti insolenti che si fanno chiamare maghi».
El annuì, senza sorridere. «Temevo che avresti detto una cosa del genere».
Improvvisamente gli elfi sembrarono uscire dagli alberi e li circondarono. Braer incontrò lo sguardo di Elminster e gli domandò: «Chi è questa maga?»
Myrjala rispose da sola. «».
El la guardò stupito: «Che cos’hai detto?»
«Un’amica vera, come veri amici sono gli alberi e l’acqua», tradusse piano Myrjala, gli occhi scurissimi.
L’elfo che aveva sfidato per primo El accanto al laghetto esclamò: «Un fiero vanto, signora, per uno che vive e poi se ne va, mentre gli alberi e i torrenti resistono per sempre».
Myrjala girò il capo, alta e regale come un elfo, e rispose: «Potresti rimanere sorpreso della mia longevità, Ruvaen, come lo sono stati altri tuoi simili, prima».
Ruvaen indietreggiò d’un passo, aggrottando la fronte. «Come fai a conoscere il mio nome? Chi…?»
«Silenzio», intimò Braer. «Tali questioni è meglio discuterle in privato. Ora dobbiamo elaborare i nostri piani. La prova è stata superata. Elminster forse non avrebbe avuto la meglio da solo, ma sono stati uccisi due maghi, non uno solo. Qualcuno si oppone?»
Gli rispose il silenzio, e Braer si voltò verso Ruvaen.
L’arciere lo guardò, annuì, e poi, rivolto al giovane, esclamò: «Il mio popolo combatterà al tuo fianco per Athalantar, se tu manterrai l’impegno che hai preso quando facesti il giuramento».
«Lo farò» rispose El tendendo una mano.
Dopo un lungo momento, Ruvaen la prese, e intrecciarono fermamente gli avambracci, come due guerrieri. Intorno a loro, gli elfi della Grande Foresta gridarono esultanti, nel canto festoso più sentito che un elfo di Athalantar avesse emesso in molti, molti anni.
Due occhi vecchi e saggi guardarono gli elfi e gli umani dissolversi nelle profondità del cristallo, e poi svanire. Che fare?
Sì, che cosa? Il giovane era solo un altro sputa-incantesimi con la gloria negli occhi, ma la donna… Da tempo non vedeva una tale maestria… Socchiuse gli occhi, e poi alzò le spalle.
Non c’era tempo per ricordi frivoli. Non ce n’era mai.
Doveva avvisare tutti, e poi u… ma no. No. Avrebbe prima lasciato che distruggessero Seldinor.
16.
Quando i maghi vanno in guerra