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Questo mi ha fatto arrabbiare. Probabilmente perché non ho capito bene a che cosa mirasse.

«Credo sia ora che te ne vada.»

Si è imporporata in viso. «Non ancora, Charlie. Non è ancora il momento. Non mandarmi via.»

«Mi stai rendendo la situazione più difficile. Continui a fingere ch’io faccia e capisca cose le quali sono ormai molto al di là delle mie capacità di comprensione. Stai esercitando una pressione su di me. Proprio come mia madre…»

«Questo non è vero!»

«Tutto quello che fai lo dice. Il modo che hai di riordinare e di pulire, l’abitudine di lasciare in giro libri che secondo te possono interessarmi e indurmi di nuovo a leggere, la mania di tenermi al corrente di tutte le novità per costringermi a pensare. Dici che la cosa non ha importanza, ma tutto quello che fai dimostra quanto è importante. Sempre la maestra. Non voglio far nulla che mi costringa ad affaticarmi per pensare alla vita o a me stesso.»

«Charlie…»

«Lasciami in pace e basta. Non sono più io. Sto andando in pezzi e non ti voglio qui.»

Si è messa a piangere. Oggi nel pomeriggio se n’è andata. L’appartamento sembra vuoto, adesso.

25 ottobre Il deterioramento continua. Ho rinunciato a servirmi della macchina per scrivere. Coordinazione pessima. D’ora in poi dovrò scrivere.

Ho pensato molto alle cose che diceva Alice, e poi mi è venuto in mente che se continuassi a leggere e a imparare cose nuove, anche mentre sto dimenticando quelle di prima, riuscirei a conservare una parte della mia intelligenza. È come se mi trovassi su una scala mobile, adesso. Rimanendo immobile arriverei fino in fondo, ma se mi mettessi a correre verso l’alto, forse riuscirei a restare per lo meno nello stesso punto. L’importante è continuare a spostarsi verso l’alto.

Così sono andato in biblioteca e ho preso molti libri da leggere. Sto leggendo molto. Quasi tutti i libri sono troppo difficili per me, ma non me ne importa. Finché continuerò a leggere imparerò cose nuove e non disimparerò a leggere. Questo è l’essenziale.

Il dottor Strauss è venuto il giorno dopo che Alice se n’era andata; suppongo pertanto ch’ella gli abbia detto tutto di me. Ha finto di volere soltanto i rapporti sui progressi, ma io ho detto che glieli avrei spediti. Non voglio che venga qui. Gli ho detto che non deve preoccuparsi per me, perché quando riterrò di non poter più badare a me stesso tornerò alla Warren.

Ho cercato di parlare con Fay, ma vedo che ha paura di me. Immagina, credo, che sia impazzito. Ieri sera è tornata a casa con un uomo molto giovane.

Stamane la padrona di casa, la signora Mooney, è salita da me con una scodella di brodo di pollo caldo e con un po’ di pollo. Ha detto che aveva pensato di venire a darmi un’occhiata per vedere se me la cavassi bene. Le ho fatto osservare che avevo molta roba da mangiare, ma lei ha lasciato ugualmente il brodo e il pollo, ed erano ottimi. Ha finto di essere venuta di sua iniziativa, ma Alice o Strauss devono averle detto di occuparsi di me e di accertarsi che io stia bene. Non ha importanza. È una simpatica signora con l’accento irlandese e ama parlare di tutti gli inquilini del palazzo. Quando ha veduto tutte le cose sparse sul pavimento di casa mia non ha detto nulla.

1 novembre È trascorsa una settimana da quando ho osato scrivere ancora. Non so dove vada a finire il tempo. È domenica. Credo di essere rimasto a letto per tutta la settimana, ma ricordo che la signora Mooney mi ha portato da mangiare alcune volte e mi ha domandato se fossi malato.

Che cosa sarà di me? Non posso rimaner qui tutto solo a guardar fuori della finestra. Devo farmi forza e riprendere in pugno me stesso. Seguito a dirmi che devo fare qualcosa, ma poi me ne dimentico.

Ho ancora alcuni libri della biblioteca, ma sono quasi tutti troppo difficili per me. Leggo ora molti libri gialli e volumi su re e regine del passato. Continuo a leggere e a imparare cose nuove ogni giorno e so che mi sarà utile.

So che prima di questo avrei dovuto scrivere altri rapporti sui progressi, in modo che essi possano sapere quanto mi sta accadendo. Ma scrivere diventa sempre più difficile. Ormai devo cercare sul dizionario anche le parole semplici.

2 novembre Nel rapporto di ieri ho dimenticato di scrivere della donna che abita nel palazzo all’altro lato del vicolo, un piano più in basso. La settimana scorsa l’ho veduta dalla finestra della cucina. Non so come si chiami e neppure che aspetto abbia la sua metà superiore ma ogni sera verso le undici fa il bagno. Non abbassa mai la veneziana e attraverso la mia finestra quando spengo la luce posso vederla dal collo in giù quando esce dalla vasca per asciugarsi.

La cosa mi eccita, ma non appena la signora spegne la luce mi sento deluso e solo. Vorrei poter vedere che aspetto ha, qualche volta, se è carina o no. So che non è bello guardare una donna quando è nuda, ma non posso farci niente. In ogni modo, che differenza fa per lei se non sa che la sto guardando?

Adesso sono quasi le undici. È l’ora del suo bagno. Meglio che vada a vedere…

5 novembre La signora Mooney è molto crucciata a causa mia. Dice che per come me ne sto sdraiato tutto il giorno senza far niente le ricordo suo figlio prima che lei lo scacciasse di casa. Dice che non le piacciono gli oziosi. Se sono malato è un conto, ma se sono un ozioso è tutt’un altro paio di maniche. Le ho risposto che credo d’essere malato.

Cerco di leggere un pochino ogni giorno, quasi sempre romanzi, ma a volte devo leggere la stessa frase più e più volte perché non so che cosa significa. E scrivere è faticoso. So che dovrei cercare tutte le parole nel dizionario, ma sono sempre così stanco.

Allora mi è venuta un’idea: servirmi soltanto delle parole facili invece di quelle lunghe e difficili. Così risparmio tempo. Fuori si comincia a gelare, ma continuo a portare fiori sulla tomba di Algernon. Secondo la signora Mooney sono stupido a mettere fiori sulla tomba di un topo, ma io le ho detto che Algernon era un topo speciale.

Sono andato a far visita a Fay. Ma lei mi ha detto di andarmene e di non tornare più.

9 novembre. Di nuovo a casa. Non ho niente da fare per tenermi occupato ora che il televisore è guasto e continuo a dimenticare di farlo riparare. Credo di aver perduto l’assegno mandatomi questo mese dall’università. Non ricordo. Ho mal di testa spaventosi e l’aspirina non giova molto. La signora Mooney si è convinta adesso che sono veramente malato e mi compatisce molto.

La mia dirimpetaia adesso abbassa la veneziana, e così non posso più guardarla. La mia iella schifosa.

10 novembre La signora Mooney ha fatto venire un dottore sconosciuto a visitarmi. Temeva che stavo per morire. Ho detto al dottore che non sono poi così malato e che soltanto a volte dimentico le cose. Mha domandato se avvevo amici o parenti e ho risposto di no, che non ne ho. Gli ho detto che una volta avevo un amico a nome Algernon, ma era un topolino e garegiavamo insieme. Mha guardato con un’aria strana, come se mi credeva matto. Ha sorriso cuando ci ho detto che un tempo ero un gennio.

Mha parlato come se fossi stato un bambino e ha strizzato l’occhio alla signora Mooney. Sono andato su tutte le furie perché si burlava di me e rideva e l’ho scacciato e ho chiuso la porta a chiave.

Credo di sapere perché sto avvendo sfortuna. Perché ho perduto la zampa di conillio e il fero da cavallo. Bisognerà che mi proccuri al più presto una zampa di conillio.

11 novembre Il dottor Strauss è venuto da me oggi e anke Alice ma non li ho lasciati entrare. Ho detto loro che non voglio visite da nessuno. Voglio essere lasciato in pace. Più tardi la signora Mooney è salita a portarmi da mangiare e mi ha detto che hanno pagato l’affitto e le hanno dato soldi per comprare provviste e tutto quello che può servirmi. Le ho risposto che non voglio più spendere il loro denaro. Lei ha detto i soldi sono soldi e qualcuno deve pagare alrimenti la metto fuori. Poi ha aggiunto perché non si trova un impiego invece di ozziare.