— Pel, caro, non lasciarti prendere dal panico — sorrise Bliss. — Anche i microrganismi vengono assimilati da Gaia quando fanno parte del mio cibo o quando entrano nel mio corpo in qualsiasi altro modo. Se si riveleranno dannosi verranno assimilati più in fretta, e quando saranno Gaia non avranno più effetti nocivi.
Il pasto si avviò al termine, e Pelorat sorseggiò la sua miscela calda di succhi di frutta speziati. — Povero me — disse. — Credo sia ora di cambiare di nuovo argomento. Pare che la mia unica occupazione su questa nave sia quella di cambiare argomento. Come mai?
Trevize disse con aria solenne: — Perché Bliss ed io ci appigliamo a qualsiasi argomento di discussione, battendoci alla morte. Dipendiamo da te, Janov, per conservare il nostro equilibrio psichico. A quale argomento vuoi passare, vecchio mio?
— Ho consultato il mio materiale su Comporellen, e il suo settore di appartenenza è ricco di antiche leggende. Fanno risalire la loro colonizzazione ad un periodo molto remoto, al primo millennio dei viaggi iperspaziali. Comporellen parla addirittura di un fondatore leggendario di nome Benbally, anche se non dicono da dove venisse. Sostengono che il nome iniziale del loro pianeta fosse Benbally World.
— E quanto c’è di vero, in questo, secondo te, Janov?
— Una piccola parte di verità, forse. Ma chi può stabilire quale sia?
— Non ho mai sentito parlare di un personaggio storico chiamato Benbally. E tu?
— No, neppure io. Ma sai che nell’ultimo periodo dell’era Imperiale ci fu una soppressione deliberata della storia pre-Imperiale. Gli Imperatori, negli ultimi secoli turbolenti dell’Impero, erano ansiosi di ridurre il patriottismo locale, dal momento che lo ritenevano, a ragione, un’influenza disgregante. In quasi tutti i settori della Galassia, dunque, la storia autentica corredata di documentazioni complete e cronologie accurate comincia solo a partire dai giorni in cui l’influenza di Trantor si estese e i vari settori si allearono all’Impero o furono annessi.
— Non pensavo che fosse così facile sradicare la storia — commentò Trevize.
— Per molti versi, non è facile. Però un governo deciso e potente può indebolirla notevolmente. Se sufficientemente indebolita, la storia primitiva finisce col dipendere da materiale sparso e tende a degenerare in racconti popolari. Invariabilmente, questi racconti folcloristici si riempiono di esagerazioni e tendono a dimostrare che il settore in questione sia più vecchio e potente di quanto non sia mai stato in realtà. E per quanto una leggenda possa essere sciocca ed inverosimile, per i nativi, crederci, diventa una questione di patriottismo. Potrei mostrarti storie di ogni angolo della Galassia che parlino di colonizzazione originaria da parte della Terra stessa, anche se non sempre indicano con questo nome il pianeta d’origine.
— In quali altri modi lo chiamano?
— In svariati modi. Lo chiamano l’Unico, a volte; altre volte, il Più Vecchio. O lo chiamano il Mondo Lunato, che stando ad alcune fonti è un termine riferito al suo satellite gigante. Altri sostengono che significhi “Mondo Perduto” e che “Lunato” sia una derivazione di “Allunato”, una parola pre-galattica che significherebbe “perduto” od “abbandonato”.
— Janov, basta — intervenne garbatamente Trevize. — Non intenderai continuare all’infinito a citare fonti e controfonti? Queste leggende sono ovunque, dici?
— Oh, si, amico mio. Se ne esaminassi un po’ noteresti subito come l’uomo abbia l’abitudine di iniziare da un granello di verità per poi rivestirlo di strati successivi di falsità… proprio come le ostriche di Rhampora che formano perle attorno ad una pietruzza. Una volta mi sono appunto imbattuto in questa metafora, mentre…
— Janov! Basta! Dimmi, le leggende di Comporellen hanno qualcosa di diverso rispetto alle altre?
— Oh! — Per un attimo Pelorat guardò Trevize inespressivo. — Qualcosa di diverso? Be’, dicono che la Terra sia relativamente vicina, il che è insolito. Su gran parte dei mondi che parlino della Terra, qualunque sia il nome che usino, c’è una tendenza ad essere vaghi riguardo la sua posizione… la si colloca in qualche regione sperduta o remotissima.
Trevize disse: — Già, come quelli di Sayshell che ci hanno detto che Gaia si trovasse nell’iperspazio.
Bliss rise.
Trevize le lanciò una breve occhiata. — È vero: ci hanno detto proprio così.
— Certo, ci credo. Solo che è divertente. Naturalmente, noi vogliamo che gli altri lo pensino. Chiediamo solo di essere lasciati in pace adesso, e mi pare che un posto più sicuro dell’iperspazio non esista, giusto? Se poi non siamo là, è come se ci fossimo, finché la gente pensa che sia quella la nostra posizione.
— Sì — disse Trevize asciutto — e nello stesso modo c’è qualcosa che spinge la gente a credere che la Terra non esista, o che è lontanissima, o che ha una crosta radioattiva.
— Solo che i Comporelliani credono che sia relativamente vicina al loro mondo — osservò Pelorat.
— Ma sostengono che la sua crosta sia radioattiva. In un modo o nell’altro, ogni mondo con una leggenda della Terra considera la Terra inavvicinabile.
— È abbastanza vero — annuì Pelorat.
Trevize disse: — Su Sayshell molti credevano che Gaia fosse vicina, alcuni indicavano addirittura la sua stella correttamente, eppure tutti la consideravano inavvicinabile. Forse ci sono dei Comporelliani in grado di indicare la stella della Terra, pur sostenendo magari che si tratti di un pianeta radioattivo e morto. Non ci avvicineremo ugualmente, nonostante le loro credenze. Nel caso di Gaia ci siamo comportati esattamente così.
Bliss disse: — Gaia era disposta a ricevervi, Trevize. Vi avevamo catturati, bloccati, però non avevamo intenzione di farvi del male. E se anche la Terra fosse potente, ma ostile? Cosa succederebbe?
— Io devo cercare di raggiungerla comunque, e accettare le conseguenze: è il mio compito. Quando individuerò la Terra e farò rotta su di essa, voi sarete ancora in tempo per ritirarvi. Vi lascerò sul mondo della Fondazione più vicino, o vi riporterò su Gaia, se proprio vorrete, poi raggiungerò la Terra da solo.
— Amico mio — disse Pelorat, visibilmente a disagio — non dirle neppure certe cose: non mi sognerei mai di abbandonarti.
— Né io di abbandonare Pel — disse Bliss, e tese la mano sfiorando la guancia di Pelorat.
— Benissimo, allora. Tra poco saremo pronti per il Balzo verso Comporellen, dopo di che auguriamoci che il Balzo successivo ci porti… sulla Terra.
Parte seconda
Comporellen
3. Alla stazione d’ingresso
1
Bliss, entrando nella loro camera, disse: — Trevize ti ha avvisato che effettueremo il Balzo e passeremo nell’iperspazio da un istante all’altro?
Pelorat, chino sul visore, alzò il capo. — Be’, si è affacciato e mi ha detto: «Tra mezz’ora».
— Non mi va l’idea, Pel. Non mi è mai piaciuto il Balzo: mi provoca una strana sensazione di rivoltamento.
Pelorat parve un po’ sorpreso. — Bliss, cara, non pensavo che fossi una viaggiatrice spaziale.
— Infatti, non posso certo considerarmi tale, e non solo come componente di Gaia. Gaia stessa non ha occasione di compiere viaggi regolarmente. Per nostra natura, io/noi/Gaia non esploriamo, non commerciamo, non facciamo gite nello spazio. Eppure, c’è la necessità di avere qualcuno nelle stazioni di ingresso…
— Come quando siamo stati così fortunati da incontrarti.
— Sì, Pel — sorrise affettuosa Bliss. — E anche la necessità di visitare Sayshell o altre regioni stellari, per vari motivi… di solito clandestini. Ma, clandestino o no, questo comporta sempre e necessariamente il Balzo iperspaziale, e naturalmente quando una parte di Gaia effettua il balzo, tutta Gaia lo sente.