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— Non ne ho la minima intenzione — disse Molly. — Se ti sta frullando l’idea di fare degli approcci, ti avverto che perdi tempo.

— Non ho la minima intenzione di fare degli approcci! — protestò Bentley. — In giardino c’è un sacco di gente che sta uscendo da una porta. Dicono di venire dal futuro, da un futuro distante cinquecento anni.

— Impossibile — disse Molly.

— È quel che penso anch’io. Ma da dove vengono? Ormai saranno un migliaio. Anche se non vengono dal futuro, la cosa si prospetta piuttosto interessante. Sarà meglio che ti sbrighi a venir qui a intervistarne qualcuno. Domani tutti i giornali pubblicheranno il tuo articolo.

— Bentley, stai parlando sul serio?

— Sul serissimo. Non sono sbronzo e non sto inventando niente allo scopo di attirarti qui, e…

— D’accordo — tagliò corto lei. — Arrivo subito. Intanto telefona in ufficio. È di turno Manning questa domenica, e non sarà molto di buon umore, quindi cerca di lisciarlo per il verso giusto. Comunque, la cosa gli interesserà… se non è uno scherzo.

— Non lo è. Non sono tanto idiota da giocarmi il posto per uno scherzo.

— Ci vediamo — concluse Molly, e riappese.

Bentley stava facendo il numero dell’ufficio, quando si aprì la porta della cucina. Si voltò e vide che era entrato l’uomo alto.

— Vi prego di volermi scusare — disse — ma si tratta di una cosa urgente. Alcuni bambini hanno bisogno del bagno. Mi chiedo se non vi seccherebbe…

— Accomodatevi pure — disse Bentley, indicando col pollice la direzione del bagno.

— Se vi occorre, ce n’è un altro al piano di sopra.

Manning rispose dopo aver lasciato squillare il telefono una dozzina di volte.

— C’è una notizia interessante, qui — disse Bentley.

— Qui dove?

— A casa di Joe, dove abito provvisoriamente.

— Bene, sentiamo.

— Non faccio il cronista, quindi non sta a me dettare un articolo. Io faccio il fotografo. È roba grossa e potrei fare degli sbagli e poi non vorrei pagare se…

— Va bene — tagliò corto con voce stanca Manning. — Cercherò di pescare qualcuno da mandarti. Ma è domenica, è tardi, e sarà meglio per te se si tratta davvero di una cosa interessante.

— Nel cortile dietro casa ci sono almeno un migliaio di persone che sono uscite da una strana porta. Dicono di venire dal futuro.

— Dicono di venire da dove? — urlò Manning.

— Dal futuro. Fra cinquecento anni.

— Bentley, tu hai bevuto.

— Le cose stanno come ho detto, e non ho niente da aggiungere. Non è affar mio, ve lo ripeto. Sta a voi decidere.

Riagganciò e andò a prendere la macchina fotografica.

Una lunga fila di bambini accompagnati da adulti stava entrando in cucina.

— Signora — disse Bentley a una delle donne — c’è un altro bagno di sopra. È meglio che dividiate in due la fila.

2

Steve Wilson, addetto stampa alla Casa Bianca, stava avviandosi verso la porta del suo appartamento, con l’intenzione di passare il pomeriggio con Judy Gray, la sua segretaria, quando suonò il telefono e lui tornò indietro a rispondere.

— Qui Manning — disse la voce all’altro capo del filo.

— In che cosa posso esserti utile, Tom?

— Hai acceso la radio?

— No, che diavolo. Perché dovrei averla accesa?

— Sta succedendo qualcosa di strano — disse Manning. — È bene che tu lo sappia. Pare che ci stiano invadendo.

— Un’invasione?

— Non del genere che pensi. È gente che esce dal nulla. Dicono di venire dal futuro.

— Senti… se è una trovata per…

— Anch’io credevo che fosse uno scherzo, quando mi ha telefonato Bentley…

— Sarebbe Bentley Price, quell’ubriacone del tuo fotoreporter?

— Proprio lui — confermò Manning. — Solo che non era ubriaco. Almeno stavolta. Era troppo presto. Molly è già sul posto e ho mandato anche altri. L’Associated Press ha già mobilitato…

— Dov’è il posto?

— Uno è sull’altra riva del fiume, poco distante da Falls Church.

— Uno, hai detto?

— Ce ne sono degli altri. Ci hanno avvertito da Boston, Chicago, Minneapolis. L’Associated Press ha appena ricevuto una segnalazione da Denver.

— Grazie, Tom. Ti sono molto grato.

Riappese e andò ad accendere la radio.

— …per quanto ne sappiamo finora — stava dicendo l’annunciatore — quella gente esce da quel che un osservatore ha definito un buco nel panorama. Escono in gruppi di cinque, sei individui per volta, come un esercito in marcia, fila dopo fila… un torrente continuo. Questo sta succedendo in Virginia, sull’altra sponda del fiume. Ma notizie similari ci pervengono anche da Boston, dalla zona di New York, Minneapolis, Chicago, Denver, New Orleans, Los Angeles. Non proprio in città, in genere, ma nella campagna, alla periferia. Ah, ecco un’altra segnalazione: questa viene da Atlanta.

La voce metallica ebbe un fremito, che tradiva l’eccitazione dell’annunciatore.

— Nessuno sa chi siano né da dove vengano né perché vengano. Sono qui, ecco tutto. E sono già migliaia, e continuano ad arrivarne altri. La si potrebbe chiamare invasione, ma non è un’invasione a scopi bellici. Sono disarmati. Sono persone tranquille e beneducate. Non danno fastidio a nessuno. Secondo un rapporto che finora non ha trovato conferma, pare che vengano dal futuro, ma naturalmente non è possibile…

Wilson spense la radio e tornò al telefono.

La Casa Bianca rispose alla sua chiamata.

— Sei tu, Della? Qui Steve. Dov’è il Presidente? Digli di accendere la radio. Io arrivo subito.

— Sta facendo un sonnellino.

— Puoi dire a qualcuno di svegliarlo? Mi raccomando, che accenda la radio.

— Ma, Steve, cosa succede?

Lui troncò la comunicazione e fece un altro numero. Dopo un po’, Judy rispose.

— Cosa c’è, Steve? Stavo finendo di preparare la cesta per il picnic. Non dirmi che…

— Niente picnic, oggi, tesoro. Torniamo al lavoro.

— Di domenica?

— E perché no? Ci sono dei problemi. Io parto subito. Aspettami fuori che passo a prenderti.

— Accidenti, tutti i miei bei progetti se ne vanno a catafascio — disse lei. — Avevo in mente di farti fuori all’aperto, sull’erba, sotto gli alberi.

— Mi torturerò tutto il giorno pensando a quello che ho perso — disse Steve.

— E va bene. Ti aspetto dabbasso.

Wilson tornò ad accendere la radio. — …fuggono dal futuro. Da qualcosa che è successo nel loro tempo. Tornano indietro da noi, nel nostro tempo. Naturalmente, i viaggi nel tempo sono impossibili, pure tutta quella gente esiste, e da qualche parte deve pur essere venuta…

3

Samuel J. Henderson guardava dalla finestra il roseto immerso nel vivido sole estivo. Perché diavolo, si chiese, tutto deve sempre capitare di domenica, quando ognuno se ne va per i fatti suoi e ci vuole una faticaccia infame per rintracciare tutti? Era successo in un’altra domenica che la Cina era esplosa, e in un’altra ancora che il Cile era andato a carte quarantotto, e adesso era domenica e succedeva quel che stava succedendo.

L’interfono ronzò, e lui andò alla scrivania a premere il pulsante. — È in linea il Segretario alla Difesa — disse la segretaria.

— Grazie, Kim.

Prese il telefono. — Jim, qui Sam. Hai sentito?

— Sì, signor Presidente. Un momento fa. Alla radio.

— Anch’io, ma sembra che non ci siano dubbi. Dobbiamo fare qualcosa e presto. Mettere la situazione sotto controllo.

— Lo so. Dobbiamo provvedere a tutta quella gente. Dare a tutti una casa, di che vivere.