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— Di’ a Molly di portarli qui. Ma che entrino dal retro. Avvertirò le guardie. Intanto vedo quel che si può fare.

— Una cosa ancora, Steve.

— Sì?

— È stata Molly a pescare quel tizio. Lo ha portato via. Dice che è una sua esclusiva.

— No — disse Wilson.

— Sì — ribatté Manning. — Insiste su questo punto. O così o niente. Accidenti, Steve, mi sembra ragionevole. Non puoi chiederci di condividere le primizie con gli altri. Il primo è stato Bentley, che ha chiamato Molly, e…

— Quel che mi chiedi sarebbe la mia rovina. Lo sai benissimo anche tu. Le altre agenzie di stampa, il Times, il Post, gli altri…

— Puoi dar tu la notizia — disse Manning. — Noi chiediamo solo un’intervista esclusiva con Gale. Questo ce lo devi, Steve.

— Dirò che è stata la Global a scovarlo e a portarlo qui. Tutto il merito sarà vostro.

— Ma non l’intervista esclusiva.

— Dal momento che l’uomo è lì in mano vostra, adesso, perché non lo intervistate prima di portarlo qui? Magari non approvo, però potete farlo e io non ve lo posso impedire.

— Il fatto è che lui si rifiuta di parlare finché non avrà visto il Presidente. Potresti passarcelo dopo che ha conferito con lui.

— Non abbiamo nessun diritto di trattenerlo, almeno per ora. E quindi non possiamo neanche passarlo a tizio o a caio. E come fate a sapere che è quel che dice di essere?

— La certezza non l’abbiamo, è ovvio — rispose Manning. — Però sa quel che succede, ed è partecipe degli avvenimenti. Non siete mica obbligati a credergli sulla parola. Ascoltatelo e poi giudicherete.

— Tom, non posso promettere niente. Sai bene che non posso. Mi meraviglio anzi che tu me lo chieda.

— Richiamami dopo averci pensato — disse Manning.

— Aspetta un momento, Tom.

— Cosa c’è, adesso?

— Mi ha l’aria che stai camminando sul filo del rasoio. Stai trattenendo delle informazioni di vitale importanza.

— Non ho nessuna informazione.

— Diciamo allora una fonte d’informazioni vitale. Come non bastasse, trattieni quel tizio contro la sua volontà.

— Non lo tratteniamo per niente. È lui che ci sta appiccicato. È convinto che siamo i soli capaci di farlo arrivare alla Casa Bianca.

— Be’, e voi glielo impedite, rifiutandovi di accondiscendere alla sua richiesta. Non ne sono sicuro, ma è probabile che quell’uomo sia l’equivalente di un nostro ambasciatore. Tu vuoi metterti nei guai, Tom.

— Senti, Steve, non cercare di voltare le carte in tavola a questo modo. Siamo amici da tanto tempo…

— Lascia che ti dica una cosa, Tom. L’amicizia non c’entra. Non posso accontentarti, punto e basta. Sono sicuro che nel giro di un’ora potrei ottenere un mandato di comparizione.

— Non crederai di metterla su questo tono.

— Parla col tuo avvocato. Io aspetto che mi richiami.

Sbatté il ricevitore sui supporti e si alzò.

— Cosa c’è? — domandò Judy.

— Tom cercava di bidonarmi.

— Ma tu sei stato molto duro con lui.

— Accidenti, Judy, non potevo fare diversamente Nel mio lavoro non si può scendere a patti.

— Quelli là fuori cominciano a dar segni d’impazienza, Steve.

— E va bene, falli entrare.

Entrarono ordinatamente, sistemandosi nei loro posti abituali, e Judy chiuse la porta.

— Non c’è niente per noi, Steve? — domandò uno dei giornalisti.

— Nessuna dichiarazione — disse Wilson. — Proprio niente, sul serio. Tutto quel che posso dirvi è che vi terremo informati non appena sapremo qualcosa. Ho lasciato un quarto d’ora fa il Presidente che ne sapeva quanto voi. Appena avrà delle informazioni valide, farà una dichiarazione. L’unica cosa che posso dirvi, ora come ora, è che l’esercito sta provvedendo per fornire riparo e viveri a quella gente. È una misura d’emergenza, chiaro. In seguito verrà attuato un piano più organico a cui parteciperanno vari dicasteri.

— Avete idea di chi siano i nostri visitatori? — domandò il rappresentante del Washington Post.

— Nemmeno l’ombra — asserì Wilson. — Almeno, niente di preciso. Non sappiamo chi siano, né da dove vengano, né perché vengano, né come.

— Non avete detto che vengono dal futuro?

— Sono loro a dirlo. Noi, ora come ora, possiamo credere o non credere a quello che dicono.

— Signor Wilson, ci sono stati contatti grazie ai quali sia possibile sapere qualcosa sul conto di questa gente? — domandò il rappresentante del New York Times.

— Finora no.

— Dalla risposta possiamo presumere che avranno luogo dei colloqui tra i nostri e i loro rappresentanti, nell’immediato futuro?

— Per il momento, tale eventualità non è prevista. Il governo, ovviamente, è ansioso di sapere cosa sta succedendo, ma non dimentichiamo che i fatti hanno avuto inizio poco più di un’ora fa. È mancato il tempo di fare qualcosa. Penso che ne converrete tutti.

— Però, prevedete che ci saranno dei colloqui.

— Posso solo ripetere che il governo è ansioso di sapere cosa sta succedendo. Secondo me, quanto prima parleremo con qualcuno di loro. Non che finora siano stati fatti progetti in merito, ma mi pare che il prevederlo rientri nella logica delle cose. Ora che ci penso, forse qualche giornalista si è già messo in contatto con qualcuno di loro. Voi dovreste saperne più di noi.

— Abbiamo tentato — disse uno dei presenti — ma non parlano molto. Pare che siano tutti d’accordo di dire il meno possibile. Si limitano a dichiarare che vengono da un futuro distante cinquecento anni, che si scusano per il disturbo che ci danno, ma che non potevano fare diversamente perché per loro era una questione di vita o di morte. Nient’altro. Steve, il Presidente parlerà alla TV?

— È probabile, ma non sono in grado di dirvi quando. Appena lo saprò, ve lo farò sapere.

— Signor Wilson — chiese il rappresentante del Times — potete dirci se il Presidente parlerà con Londra o con Mosca o con i governi di altri Stati?

— Ve lo saprò dire quando avrà parlato col Segretario di Stato.

— Ha già conferito con lui?

— È probabile che stiano parlando in questo momento. Datemi un’ora e forse potrò dirvi qualcosa di più. Per adesso, posso soltanto promettervi che vi terremo informati degli sviluppi della situazione.

— Signor Wilson — disse il rappresentante del Chicago Tribune — immagino che al governo non sarà sfuggito il fatto che un aumento della popolazione mondiale sulla base di due milioni e mezzo di persone all’ora…

— Secondo gli ultimi dati di cui dispongo, si tratta di un milione all’ora — lo interruppe Wilson.

— Al momento attuale — continuò il giornalista — ci sono duecento gallerie, o aperture, o come volete chiamarle. Anche se non se ne aprissero altre, significa che in meno di quarantott’ore arriverà sulla Terra un miliardo di persone. Ora, vi chiedo come potrà il mondo nutrire tutta questa gente in più.

— Il governo ha già preso in esame il problema — rispose Wilson. — Vi basta, come risposta?

— In parte. Come s’accinge ad affrontare il problema?

— Non è ancora stato deciso — rispose secco Wilson.

— Il che vuol dire che vi rifiutate di rispondere.

— Vuol dire semplicemente che non ho tutti i dati per poter rispondere.

— Ho un’altra domanda — disse il rappresentante del Times di Los Angeles — riguardante la scienza e la tecnologia, che, fra cinquecento anni, dovrebbero essere molto progredite. È stato preso in considerazione…

— No, almeno non ancora — tagliò corto Wilson.