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Lur arretrò di un passo; disse, furiosamente: «Io i miei baci li dono. Nessuno può prenderseli.»

La strinsi tra le braccia, premetti la sua bocca contro la mia, poi la lasciai.

«Io li prendo.»

Le colpii il polso destro. C’era un pugnale, stretto nella sua mano. Ero divertito; mi chiesi dove l’aveva tenuto nascosto. Lo tolsi alla sua stretta e me lo infilai nella cintura.

«E tolgo i pungiglioni a quelle che bacio. Così faceva Dwayanu nei tempi andati, e così fa oggi.»

Lei indietreggiò, con gli occhi dilatati. La capivo. Mi aveva creduto diverso da ciò che ero, mi aveva immaginato sciocco, impostore ed ingannatore. E aveva pensato di intrappolarmi, di piegarmi al suo volere. D’incantarmi. A me… Dwayanu, che conoscevo le donne come conoscevo la guerra. Eppure…

Era bellissima… ed era tutto ciò che avevo in quella terra aliena, per incominciare a costruire il mio regno. La scrutai, mentre mi stava di fronte, ad occhi sbarrati. Parlai, e le mie parole erano fredde come i miei pensieri.

«Non giocare più con i pugnali… né con me. Chiama i tuoi servitori. Ho fame e sete. Quando avrò mangiato e bevuto, parleremo.»

Lur esitò, poi batté le mani. Entrarono molte donne con piatti fumanti, caraffe di vino, frutta. Mangiai, famelico. Bevvi parecchio. Mangiai e bevvi, pensando poco a Lur… ma pensando molto a ciò che mi aveva fatto vedere la sua stregoneria, riassumendo ciò che ricordavo, dall’oasi nel deserto fino a quell’istante. Non era molto. Mangiai e bevvi in silenzio. Sentivo i suoi occhi su di me. L’incontrai, li sostenni e sorrisi.

«Tu pensavi di asservirmi alla tua volontà, Lur. Non pensarlo mai più!»

Appoggiò la testa tra le mani e mi guardò, attraverso la tavola.

«Dwayanu è morto tanto, tanto tempo fa. La foglia avvizzita può rinverdire?»

«Io sono lui, Lur.»

Lei non rispose.

«Che cosa hai pensato quando mi hai condotto qui, Lur?»

«Sono stanca di Tibur, stanca della sua risata, stanca della sua stupidità.»

«Che altro?»

«Sono stanca di Yodin. Tu ed io… soli, potremmo regnare su Karak, se…»

«Quel ‘se’ è il nocciolo del problema, Incantatrice. E qual è?»

Lei si alzò, si tese verso di me.

«Se tu puoi evocare Khalk’ru!»

«E se non posso?»

Scrollò le spalle candide e si lasciò ricadere sul suo seggio. Io risi.

«In tal caso, Tibur non sarà tanto noioso, e Yodin non sarà tanto insopportabile. Ora ascoltami, Lur. Era la tua voce, quella che ho sentito esortarmi ad entrare nel Tempio di Khalk’ru? Tu vedevi quello che io vedevo? Non è necessario che tu risponda. Ti leggo come un libro aperto, Lur. Tu vuoi sbarazzarti di Tibur. Ebbene, forse potrò ucciderlo. Tu vuoi sbarazzarti di Yodin. Ebbene, chiunque io sia, se posso evocare colui che è più Grande degli Dèi, non ci sarà più bisogno di Yodin. Eliminati Tibur e Yodin, rimarremmo soltanto io e te. Tu pensi che potresti dominarmi… Ma non ci riusciresti mai, Lur.»

Lei mi aveva ascoltato tranquillamente, e mi rispose con la stessa tranquillità.

«Tutto questo è vero…»

Esitò. Gli occhi le si accesero. Un lieve rossore le si sparse sul petto e sulle guance.

«Eppure… potrebbe essere per un’altra ragione che ti ho condotto…»

Non le chiesi quale fosse quella ragione: molte donne avevano cercato d’intrappolarmi con quell’astuzia. Il suo sguardo mi abbandonò e la crudeltà della bocca rossa spiccò, nuda, per un istante.

«Che cos’hai promesso a Yodin, Incantatrice?»

Si alzò e mi tese le braccia, con voce tremante…

«Sei meno di un uomo… per potermi parlare così! Non ti ho forse offerto il potere da dividere con me? Non sono bella… e non sono desiderabile?»

«Sei molto bella, molto desiderabile. Ma ho sempre scoperto le trappole che mi riservava una città, prima di conquistarla.»

I suoi occhi, a quelle parole, divennero fuochi azzurri. Mosse un passo verso la porta, in fretta. Fui più svelto di lei. L’afferrai, strinsi la mano che aveva alzato per colpirmi.

«Che cos’hai promesso al Gran Sacerdote, Lur?» Le puntai il pugnale alla gola. I suoi occhi balenarono, senza paura. Luka… gira la tua ruota in modo che io non debba uccidere questa donna!

Il suo corpo teso si rilassò; rise.

«Rinfodera il pugnale; te lo dirò.»

La lasciai, e ritornai al mio seggio. Lei mi studiò, al di là della tavola; disse, in tono quasi incredulo: «Mi avresti uccisa!»

«Sì,» risposi.

«Ti credo. Chiunque tu sia, Capelli Gialli… non esiste un uomo come te.»

«Chiunque io sia… Incantatrice?»

Si agitò, spazientita.

«È inutile continuare a fingere, tra noi.» La sua voce era carica di collera. «Ne ho abbastanza di menzogne… ed è meglio per entrambi se anche tu ne hai abbastanza. Chiunque tu sia… non sei Dwayanu. Torno a dire che la foglia avvizzita non può rinverdire, ed i morti non tornano.»

«Se non sono lui, allora da dove vengono i ricordi che tu hai contemplato insieme a me poco fa? Sono passati dalla tua mente alla mia, Incantatrice… o dalla mia mente alla tua?»

Lur scosse il capo, ed io scorsi ancora una volta un dubbio furtivo rannuvolarle gli occhi.

«Non ho visto nulla. Volevo che tu vedessi… qualcosa. Tu mi sei sfuggito. Qualunque cosa tu abbia visto… io non c’entro. E non ho potuto piegarti alla mia volontà. Non ho visto nulla.»

«Io ho visto l’antica terra, Lur.»

Lei fece, imbronciata: «Io non ho potuto superarne la soglia.»

«Cosa mi hai mandato a cercare nella terra degli Ayjir per conto di Yodin, Incantatrice?»

«Khalk’ru» rispose lei, apertamente.

«E perché?»

«Perché allora avrei saputo con certezza, al di là di ogni possibilità di dubbio, se tu eri in grado di evocarlo. È questo che avevo promesso a Yodin di scoprire.»

«E se io fossi in grado di evocarlo?»

«Allora avresti dovuto venire ucciso, prima che ne avessi la possibilità.»

«E se non fossi stato in grado di farlo?»

«Allora gli verresti offerto nel tempio.»

«Per Zarda!» imprecai. «L’accoglienza riservata a Dwayanu è ben diversa da quella che riceveva un tempo…, o se preferisci, l’ospitalità che offrite ad uno straniero non è tale da incoraggiare i viaggiatori. Ora, sono d’accordo con te sulla necessità di eliminare Tibur e il sacerdote. Ma perché non dovrei incominciare da te, Incantatrice?»

Lur si appoggiò alla spalliera, sorridendo.

«Innanzi tutto… perché non ti sarebbe di alcuna utilità, Capelli Gialli. Guarda.»

Mi chiamò con un cenno ad una delle finestre. Di lì potevo vedere il camminamento e la collina liscia sulla quale eravamo sbucati emergendo dalla foresta. C’erano soldati lungo il camminamento, e in cima all’altura ce n’era un’intera compagnia. Capii che Lur aveva ragione… neppure io sarei riuscito a passare illeso. L’antica rabbia gelida cominciò a ingigantire dentro di me. Lur mi sorvegliava, con occhi beffardi.

«Ed in secondo luogo…» continuò. «E in secondo luogo… bene, ascoltami, Capelli Gialli.»

Mi versai del vino, alzai il calice verso di lei e bevvi.

Lei disse: «In questa terra, la vita è piacevole. Piacevole almeno per noi che vi regnamo. Non desidero cambiarla… se non per quanto riguarda Tibur e Yodin. E un’altra cosa di cui ti parlerò più avanti. So che il mondo si è modificato da quando, tanto e tanto tempo fa, i nostri antenati fuggirono dalla terra degli Ayjir. So che vi è la vita, fuori da questo luogo riparato dove Khalk’ru guidò gli antenati. Lo sanno anche Tibur e Yodin, e pochi altri. Altri ancora lo intuiscono. Ma nessuno di noi desidera lasciare questo luogo piacevole… e non vogliamo che venga invaso. In particolare, non vogliamo che il nostro popolo lo lasci. E ci si proverebbero in molti, se sapessero che vi sono campi verdi e boschi e fiumi, ed un mondo brulicante di uomini, fuori di qui. Per anni innumerevoli, è stato insegnato loro che in tutto il mondo la vita non esiste, al di fuori di qui; che Khalk’ru, sdegnato dal Grande Sacrilegio, quando la terra degli Ayjir insorse e distrusse i suoi templi, annientò la vita tranne qui, e che qui esiste solo per la longanimità di Khalk’ru, e persisterà solo fino a quando gli verrà offerto l’antico Sacrificio. Mi segui, Capelli Gialli?»