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Annuii.

«La profezia di Dwayanu è antica. Egli era il più grande dei re degli Ayjir. Visse cento o più anni prima che gli Ayjir cominciassero ad allontanarsi da Khalk’ru, ad opporsi al Sacrificio… e che per punizione il deserto cominciasse a invadere la loro terra. E quando l’inquietudine crebbe, e si preparò la grande guerra che doveva distruggere gli Ayjir, nacque la profezia. Dwayanu sarebbe ritornato per riportare l’antica gloria. Non è una storia nuova, Capelli Gialli. Altri hanno avuto i loro Dwayanu… il Redentore, il Liberatore, il Vincitore del Fato… o almeno così ho letto nei rotoli che i nostri antenati portarono con sé quando fuggirono. Io non credo a quelle storie; possono venire nuovi Dwayanu, ma quelli antichi non ritornano. Eppure il popolo conosce la profezia, e crederà a qualunque cosa che gli prometta la liberazione da qualcosa che non ama. È tra i popolani che vengono scelte le vittime per Khalk’ru… e perciò non amano il Sacrificio. Ma poiché tutti temono ciò che avverrebbe se non vi fossero più sacrifici… li tollerano.

«Ed ora, Capelli Gialli… veniamo a te. Quando ti ho visto per la prima volta, ti ho sentito gridare che eri Dwayanu. Mi sono consultata con Yodin e Tibur. Allora credevo che venissi da Sirk. Poi ho capito che non era possibile. C’era un altro con te…»

«Un altro?» chiesi, sinceramente stupito.

Lur mi guardò, con sospetto.

«Non lo ricordi?»

«No. Ricordo di aver visto te. Avevi un falcone bianco. C’erano altre donne con te. Ti ho vista dal fiume.»

Lei si sporse, con uno sguardo intento.

«Ricordi i Rrrllya… il Piccolo Popolo? Una ragazza bruna che si chiamava Evalie?»

Il Piccolo Popolo… una ragazza bruna… Evalie? Sì, ricordavo qualcosa… ma vagamente. Li avevo visti in sogni poi dimenticati, forse. No… erano stati veri… Ma lo erano realmente?

«Mi pare di rammentare qualcosa di loro, Lur. Ma nulla di chiaro.»

Lei mi guardò fissa, con una curiosa espressione di esultanza.

«Non importa,» rispose. «Non cercare di pensare a loro. Tu non eri… desto. Più tardi parleremo di loro. Sono nemici. Non importa… continua a seguirmi, adesso. Se fossi venuto da Sirk, spacciandoti per Dwayanu, avresti potuto essere un richiamo per i nostri scontenti. Forse addirittura il capo di cui hanno bisogno. Se venivi dall’esterno… eri ancora più pericoloso, poiché potevi dimostrare che avevamo mentito. Non solo la popolazione, ma anche i soldati avrebbero potuto seguirti. E probabilmente l’avrebbero fatto. Che altro potevamo fare se non ucciderti?»

«Niente,» replicai. «Ora mi domando perché non lo avete fatto quando ne avete avuto la possibilità.»

«Tu avevi complicato tutto,» disse Lur. «Avevi mostrato l’anello. L’avevano visto in molti, e molti ti avevano sentito affermare che eri Dwayanu…»

Ah, sì! Ora lo ricordavo. Ero risalito dal fiume. Come ero finito nel fiume? Il ponte… Nansur… era successo qualcosa… era tutto nebuloso, nulla di preciso… il Piccolo Popolo., sì, ricordavo qualcosa… quelli avevano paura di me… ma io non avevo nulla contro di loro… cercavo invano di conferire una parvenza d’ordine a quelle vaghe visioni. La voce di Lur richiamò i miei pensieri vaganti.

«E quindi,» stava dicendo, «ho fatto capire a Yodin che non era opportuno ucciderti così. Si sarebbe risaputo, e avrebbe causato troppe inquietudini… e avrebbe rafforzato Sirk, per esempio. Avrebbe suscitato malcontento tra i soldati. Come… Dwayanu era venuto e noi l’avevamo assassinato!

«‘Lo prenderò io,’ ho detto a Yodin. ‘Non mi fido di Tibur che, nella sua stupidità e nella sua arroganza, potrebbe facilmente distruggerci tutti. C’è un sistema migliore. Che Khalk’ru lo divori, e dimostri che noi abbiamo ragione e che lui è un mentitore vanaglorioso. Allora non accadrà tanto presto che compaia qualcun altro a vantarsi di essere Dwayanu’!»

«Dunque neppure il Gran Sacerdote crede che io sia Dwayanu?»

«Lo crede meno ancora di me, Capelli Gialli,» disse Lur, sorridendo. «E neppure Tibur. Ma chi sei, e da dove vieni, e come e perché… questo li rende perplessi non meno di me. Tu somigli agli Ayjir… ma questo non vuol dir niente. Hai gli antichi segni sulle mani… ebbene, ammettiamo che tu sei del sangue antico. Li ha anche Tibur… e lui non è il Redentore!» La sua risata tintinnò di nuovo, come minuscoli campanelli. «Hai l’anello. Dove l’hai trovato, Capelli Gialli? Perché sai ben poco come usarlo. Yodin l’ha accertato. Quando tu dormivi. E Yodin ti ha visto cambiare colore e quasi fuggire, quando hai visto Khalk’ru nella sua camera. Non negarlo, Capelli Gialli. L’ho visto io stessa. Ah no… Yodin non teme un rivale, per quanto riguarda il Dissolutore. Eppure… non è del tutto certo. Vi è una lievissima ombra di dubbio. E perciò… tu sei qui.»

La guardai con aperta ammirazione; levai di nuovo il calice e bevvi in suo onore. Battei le mani, e le ancelle entrarono.

«Sparecchiate la tavola. Portate il vino.»

Tornarono con altre caraffe e altri calici. Quando furono uscite di nuovo, andai alla porta. C’era una pesante sbarra, per chiuderla. L’abbassai. Presi una caraffa e la vuotai a mezzo.

«Io posso evocare il Dissolutore, Incantatrice.»

Lei trasse un profondo respiro, bruscamente; tremò; i fuochi azzurri nei suoi occhi ardevano… ardevano.

«Devo mostrartelo!»

Staccai l’anello dal medaglione, me l’infilai al pollice, alzai le mani nella fase iniziale del saluto…

Un soffio gelido parve invadere la stanza. L’Incantatrice balzò verso di me, mi abbassò la mano. Le si erano sbiancate le labbra.

«No! No! Ti credo… Dwayanu!»

Risi. Lo strano freddo si dileguò, furtivamente.

«Ed ora, Incantatrice, cosa dirai al sacerdote?»

Il sangue le riaffluiva lentamente alle labbra e al volto. Alzò la caraffa e la vuotò. La sua mano era salda. Una donna ammirevole… quella Lur!

Lei disse: «Gli dirò che non possiedi il potere.»

Ed io: «Evocherò il Dissolutore. Ucciderò Tibur. Ucciderò Yodin… che altro c’è?»

Lur mi si avvicinò, sfiorandomi il petto con il suo.

«Distruggi Sirk. Spazza via i nani. Allora io e te regneremo… soli.»

Bevvi altro vino.

«Evocherò Khalk’ru; eliminerò Tibur e il sacerdote; saccheggerò Sirk e farò guerra ai nani, se…»

Lei mi guardò negli occhi, a lungo, molto a lungo; mi passò un braccio intorno alla spalla…

Tesi una mano e spazzai via le candele. L’oscurità verde della notte del miraggio filtrò dalle finestre. Il mormorio della cascata era una risata sommessa.

«Prendo il mio prezzo in anticipo,» dissi. «Questa era l’usanza di Dwayanu, nei tempi andati… ed io non sono forse Dwayanu?»

«Sì!» sussurrò l’Incantatrice.

Si tolse dai capelli il filo di zaffiri, sciolse le trecce, scuotendone le ciocche d’oro-ruggine. Le sue braccia mi cinsero il collo. Le sue labbra cercarono le mie, vi aderirono.

Sul camminamento risuonava il calpestìo degli zoccoli dei cavalli. Un grido lontano. Un bussare alla porta. L’Incantatrice si svegliò, si levò a sedere, assonnata, sotto la tenda serica della sua chioma.