Come si battevano, dietro gli alberi frettolosamente abbattuti… donne e uomini e bambini cresciuti appena abbastanza per piegare l’arco o per impugnare il coltello!
Le truppe di Karak cominciarono ad attaccarli ai fianchi; le truppe di Karak lanciavano frecce dai tetti delle case che quelli avevano abbandonato: combattevamo Sirk come Sirk aveva progettato di combattere noi. E presto coloro che ci resistevano si divisero e fuggirono, e noi superammo la barricata. Combattendo, raggiungemmo il cuore di Sirk, una grande, bellissima piazza dove cantavano le fontane e sbocciavano i fiori. Quando lasciammo quella piazza, gli spruzzi delle fontane erano cremisi e non c’erano più fiori.
Pagammo un duro prezzo, laggiù. Vennero uccisi metà dei nobili. Una lancia mi aveva colpito l’elmo e per poco non mi aveva abbattuto. A testa scoperta, cavalcavo coperto di sangue, gridando, con la spada che sgocciolava rossa. Naral e Dara erano state entrambe ferite, ma continuavano a guardarmi le spalle. L’Incantatrice e il Fabbro e il suo amico sfregiato continuavano a battersi, illesi.
Vi fu un rombo di zoccoli. Un’ondata di cavalieri si avventò su di noi. Corremmo loro incontro. Ci incastrammo come due pettini. Ci mescolammo. Lampeggiate, spade! Colpite, martelli! Fendete, asce! Adesso si combatteva a corpo a corpo, nel modo che conoscevo meglio e che più amavo!
Girammo, in un turbine folle. Lanciai un’occhiata sulla mia destra e vidi che l’Incantatrice era rimasta divisa da me. Anche Tibur era scomparso. Bene, stavano senza dubbio dando buona prova di sé… dovunque fossero.
Mulinai a destra e a sinistra con la spada. In prima fila tra coloro che ci combattevano, sopra gli elmi di Karak che turbinavano in mezzo a noi, c’era un volto scuro… un volto scuro i cui occhi neri fissavano i miei… fermamente… fermamente. A fianco di quell’uomo c’era una figura più esile, i cui limpidi occhi bruni fissavano i miei… fermamente… fermamente… Negli occhi neri c’era comprensione e angoscia. Gli occhi castani erano pieni d’odio.
Gli occhi neri e gli occhi castani fecero vibrare qualcosa di profondo, dentro di me… Stavano ridestando qualcosa… l’invocavano… qualcosa che dormiva.
Udii la mia voce gridare l’ordine d’interrompere il combattimento, ed a quel grido improvvisamente tutto il frastuono della battaglia, lì intorno, si acquietò. Sirk e Karak erano lì silenziose, sbalordite, a fissarmi. Spinsi il cavallo tra la calca, guardai profondamente in quegli occhi neri.
E mi chiesi perché avevo lasciato cadere la spada… perché stavo fermo così… e perché l’angoscia di quegli occhi mi straziava il cuore…
L’uomo dal volto scuro parlò… due parole…
«Leif!… Degataga!»
… Degataga! …
Ciò che prima dormiva si destò, divampò dentro di me, mi squassò il cervello, l’artigliò… scuotendo ogni nervo…
Udii un grido… la voce dell’Incantatrice.
Un cavallo eruppe dalla cerchia dei soldati. In sella vi era Rascha, le labbra raggricciate a scoprire i denti, gli occhi freddi fissi furiosamente nei miei. Alzò il braccio. Il pugnale scintillò, affondò nel dorso dell’uomo che mi aveva chiamato… Degataga!
Mi aveva chiamato…
Dio… ma io lo conoscevo!
Tsantawu! Jim!
La cosa addormentata era completamente desta… era il mio cervello… ero io… e Dwayanu era dimenticato!
Lanciai avanti il mio cavallo.
Il braccio di Rascha si alzò per colpire di nuovo… Il cavaliere dagli occhi castani gli avventò un colpo di spada, e Jim stava cadendo, scivolando sopra la criniera del mio cavallo.
Afferrai il braccio di Rascha prima che il pugnale potesse abbassarsi ancora. Afferrai quel braccio, lo piegai all’indietro, e sentii l’osso spezzarsi. Lui ululò… come un lupo.
Un martello mi passò sibilando vicino alla testa, mancandomi di un capello. Vidi Tibur che lo ritirava con la cinghia.
Mi piegai, e sollevai Rascha dalla sella. Levò di scatto il braccio illeso, con la mano mi abbrancò alla gola. Gli afferrai il polso e gli torsi il braccio all’indietro. Lo spezzai come avevo spezzato l’altro.
Il mio cavallo scartò. Con una mano stretta intorno alla gola di Rascha, reggendolo con l’altro braccio, caddi dalla sella, trascinandolo con me. Gli caddi addosso. Mi girai, lo gettai sul mio ginocchio piegato. La mia mano gli scese dalla gola al petto. La mia gamba destra bloccò le sue.
Una rapida spinta verso l’alto… un suono come lo spezzarsi di una fascina. Lo Spaccaschiene non avrebbe più spezzato la schiena a nessuno. Era la sua ad essersi spezzata.
Balzai in piedi. Guardai il viso del cavaliere dagli occhi castani…
… Evalie! …
Gridai: «Evalie!»
All’improvviso, attorno a me la battaglia si riaccese. Evalie si girò per affrontare la carica. Vidi le grosse spalle di Tibur levarsi dietro di lei… lo vidi strapparla di sella… vidi nella sua mano sinistra un lampo di luce, che sfrecciò verso di me…
Venni scagliato da parte. Appena in tempo… e non abbastanza presto…
Sentii un colpo di striscio, alla testa. Caddi sulle ginocchia e sulle mani, accecato e stordito. Sentii ridere Tibur: mi sforzai di vincere la vertigine cieca e la nausea, mentre il sangue mi colava sul viso.
E lì accovacciato, barcollando sulle mani e sulle ginocchia, udii la marea della battaglia allontanarsi da me.
La mia testa smise di girare. La cecità stava passando. Ero ancora sulle mani e sulle ginocchia. Sotto di me c’era il corpo di un uomo… un uomo i cui occhi neri erano fissi nei miei… con comprensione… con affetto!
Sentii un tocco sulla mia spalla; alzai la testa con difficoltà. Era Dara.
«Un filo tra la vita e la morte, Signore. Bevi.»
Mi accostò alle labbra una boccetta. L’amaro liquido ardente scorse dentro di me, mi ridiede fermezza e forza. Vidi che c’era un cerchio di soldatesse intorno a me, per proteggermi… e più oltre un altro cerchio, a cavallo.
«Mi senti, Leif?… Non ho molto tempo…»
Mi scostai, m’inginocchiai.
«Jim! Jim! Oh, Dio… perché sei venuto qui? Prendi questa spada e uccidimi!»
Lui mi cercò la mano, me la strinse.
«Non fare lo stupido, Leif! Non potevi farci niente… ma devi salvare Evalie!»
«Devo salvare te, Tsantawu… portarti fuori di qui…»
«Taci e ascoltami. Sono spacciato, Leif, e lo so. La lama ha trapassato la cotta di maglia ed è entrata nei polmoni… Mi sto dissanguando… dentro… diavolo, Leif… non prendertela così… Poteva accadere in guerra… poteva accadere in qualunque altro momento… Non è colpa tua…»
Un singhiozzo mi scosse, e le lacrime si mescolarono al sangue sulla mia faccia.
«Ma l’ho ucciso, Jim… l’ho ucciso!»
«Lo so, Leif… un bel lavoro… ti ho visto… ma c’è qualcosa che ti devo dire…» Gli mancò la voce.
Gli accostai alle labbra la boccetta: lo fece rinvenire.
«Adesso… Evalie… ti odia! Devi salvarla… Leif… che ti odii o no. Ascolta. Da Sirk, attraverso il Piccolo Popolo, c’è arrivata notizia che tu volevi incontrarci qui. Fingevi di essere Dwayanu… fingevi di non ricordare nulla tranne Dwayanu… per placare i sospetti e acquisire il potere. Te ne saresti andato di nascosto… saresti venuto a Sirk, e avresti condotto la sua gente contro Karak. Avevi bisogno di me al tuo fianco… avevi bisogno di Evalie per convincere i pigmei…»
«Non ti ho mandato nessun messaggio, Jim!» gemetti.
«Lo so… adesso… Ma ci abbiamo creduto… E tu avevi salvato Sri dai lupi, e avevi sfidato l’Incantatrice…»