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Corsi verso di lui… verso il martello.

Mi soffermai per un attimo accanto ad Evalie. Infilai le mani nella cintura d’oro, la spezzai come se fosse stata di legno. Le gettai ai piedi la spada.

«Difenditi, Evalie!»

Raccolsi il martello. Lo alzai. Gli occhi di Khalk’ru si mossero… mi fissarono minacciosi, consci della mia presenza… i tentacoli si agitarono… Ed il freddo paralizzante cominciò a serpeggiare intorno a me… Gli lanciai contro tutta la mia volontà.

Scagliai il maglio di Tubalka contro la pietra gialla… ancora… e ancora…

I tentacoli di Khalk’ru si protesero verso di me!

Vi fu uno scroscio cristallino, come di un fulmine caduto molto vicino. La pietra gialla dello schermo s’infranse. Piovve intorno a me come grandine sospinta da un uragano gelido. Vi fu un tremore di terremoto. Il tempio ne fu squassato. Mi caddero le braccia, paralizzate. Il martello di Tubalka mi scivolò dalle mani che non riuscivano più a stringerlo. Il freddo gelido turbinò attorno a me, salì, salì… ci fu uno strillo ed un urlo terribile…

Per un istante, la forma del Kraken rimase librata là dove era stato lo schermo. Poi si contrasse. Parve risucchiata via, in lontananze incommensurabili. Svanì.

E la vita tornò a scorrere precipitosa dentro di me!

C’erano schegge irregolari di pietra gialla sul pavimento di roccia… e dentro, frammenti neri del Kraken… Battei freneticamente e le ridussi in polvere…

«Leif!»

La voce di Evalie, stridula, angosciata. Mi voltai di scatto. Lur si stava avventando contro di me, con la spada levata. Prima che potessi muovermi, Evalie si era buttata in mezzo a noi, s’era scagliata davanti all’Incantatrice e aveva sferrato un colpo con la sua spada.

La lama di Lur parò il colpo, affondò… morse… ed Evalie cadde…

Lur balzò verso di me. La guardai avanzare, senza muovermi, senza curarmene… c’era sangue sulla sua spada… sangue di Evalie…

Qualcosa di simile ad un lampo le toccò il petto. Lei si fermò, come se una mano gigantesca l’avesse respinta. Lentamente, cadde in ginocchio. Si afflosciò sulla roccia.

Dal ciglio della piattaforma balzò un lupo, ululando. Si scagliò su di me. Vi fu un altro lampo luminoso. Il lupo sobbalzò e cadde… a mezz’aria.

Vidi Sri, acquattato. Uno dei suoi giavellotti si era piantato nel petto di Lur, l’altro nella gola del lupo… Vidi il pigmeo dorato correre verso Evalie… La vidi alzarsi, coprendosi con la mano una spalla dalla quale sgorgava il sangue…

Mi incamminai verso Lur, irrigidito, come un automa. Il lupo bianco tentò di rialzarsi vacillando, poi si trascinò verso l’Incantatrice, strisciando sul ventre. La raggiunse prima di me. Le lasciò cadere la testa sul petto, poi la girò, e giacque guardandomi ferocemente, morendo.

L’Incantatrice levò lo sguardo verso di me. I suoi occhi erano dolci, e la sua bocca aveva perduto tutta la crudeltà. Era tenera. Mi sorrise.

«Vorrei che non fossi mai venuto qui, Capelli Gialli!»

E poi…

«Il mio Lago degli Spettri!»

La sua mano si sollevò, ricadde sulla testa del lupo morente, in una carezza. Sospirò…

L’Incantatrice era morta.

Guardai i volti spaventati di Evalie e di Dara.

«Evalie… la tua ferita…»

«Non è profonda, Leif… guarirà presto… non importa…»

Dara esclamò: «Salute, o Dwayanu! Hai compiuto una cosa grande, in questo giorno!»

Cadde in ginocchio e mi baciò la mano. Mi accorsi che le mie soldatesse superstiti erano salite sulla piattaforma e si stavano inginocchiando davanti a me. E Ouarda giaceva accanto all’incudine di Tubalka, e anche Sri era in ginocchio e mi fissava, gli occhi colmi di adorazione.

Udii il tumulto dei tamburi del Piccolo Popolo… non più sull’altra sponda del Nanbu… a Karak… e più vicini.

Dara riprese a parlare.

«Ritorniamo a Karak, Signore. Ora è tutta tua.»

Mi rivolsi a Sri.

«Suona il tamburo, Sri. Di’ ai tuoi compagni che Evalie è viva. Che Lur è morta. Che la porta di Khalk’ru è chiusa per sempre. Che non vi saranno più uccisioni.»

Sri rispose: «Ciò che hai fatto ha annientato ogni causa di guerra tra il mio popolo e Karak. Obbediremo a te e ad Evalie. Dirò loro ciò che hai fatto.»

Girò il piccolo tamburo, alzò le mani per suonare. Lo fermai.

«Aspetta, Sri. Io non sarò più qui a farmi obbedire.»

Dara gridò: «Dwayanu… non vorrai lasciarci?»

«Sì, Dara… Ora tornerò al luogo da cui sono venuto… Non vengo a Karak. E ho chiuso con il Piccolo Popolo, Sri.»

Intervenne Evalie, ansimante.

«Ed io… Leif?»

Le posai le mani sulle spalle, la guardai negli occhi.

«Questa notte hai detto che saresti venuta con me, Evalie. Ti libero dalla promessa… Penso che sarai più felice qui, con il tuo Piccolo Popolo…»

Lei rispose con fermezza.

«Io so dov’è la mia felicità. Mantengo la promessa… a meno che tu non mi voglia più…»

«Ti voglio… ragazza bruna!»

Evalie si rivolse a Sri.

«Porta tutto il mio afletto ai Piccolo Popolo, Sri. Non lo rivedrò più.»

L’omettino le si aggrappò, si gettò a terra davanti a lei, gemette e pianse mentre lei gli parlava. Alla fine si accosciò, e fissò a lungo la porta frantumata del Kraken. Vidi che la conoscenza segreta lo sfiorava. Mi si avvicinò, mi tese le braccia perché lo sollevassi. Mi alzò le palpebre e mi guardò profondamente negli occhi. Mi posò la mano e poi la testa sul petto, e ascoltò il battito del mio cuore. Poi saltò giù, attirò a sé la testa di Evalie e le bisbigliò qualcosa.

Dara disse: «La volontà di Dwayanu è la nostra volontà. Eppure è difficile capire perché non vuole rimanere con noi.»

«Sri lo sa… più di quanto lo sappia io. Non posso restare, Dara.»

Evalie mi si accostò. I suoi occhi brillavano di lacrime represse.

«Sri dice che ora dobbiamo andare, Leif… in fretta. Il mio popolo non deve vedermi. Dirà loro qualcosa, con il tamburo… non ci saranno combattimenti… e d’ora innanzi ci sarà pace.»

Il pigmeo dorato cominciò a battere sul tamburo parlante. Ai primi colpi tutti gli altri tamburi tacquero. Quando lui ebbe finito ripresero a suonare… giubilanti, trionfanti… fino a quando nel loro ritmo s’insinuò una nota interrogativa. Lui batte di nuovo un messaggio… Venne la risposta… irosa, perentoria… e stranamente incredula.

Sri mi disse: «Presto! Presto!»

E Dara: «Resteremo con te fino alla fine, Dwayanu.»

Annuii e guardai Lur. Sulla sua mano l’anello di Khalk’ru irradiò un bagliore improvviso. Mi accostai a lei, sollevai quella mano inerte e sfilai l’anello. Lo frantumai sull’incudine di Tubalka come avevo fatto con l’anello di Yodin.

Evalie disse: «Sri conosce una strada che ci condurrà fuori, nel tuo mondo, Leif. È alla sorgente del Nanbu. Ci guiderà lui.»

«La via passa per il Lago degli Spettri, Evalie?»

«Glielo chiederò… sì, passa di là.»

«Va bene. Andremo in una terra dove gli abiti che indosso non saranno adatti. E bisogna provvedere anche per te.»

Lasciammo il tempio a cavallo; Sri era sulla mia sella, ed Evalie e Dara mi stavano al fianco. I tamburi erano vicinissimi. Si smorzarono, quando emergemmo dalla foresta, sulla strada. Avanzammo rapidi. Verso la metà del pomeriggio raggiungemmo il Lago degli Spettri. Il ponte levatoio era abbassato. Non c’era nessuno nella guarnigione. Il castello dell’Incantatrice era deserto. Cercai e trovai i miei vecchi abiti; mi tolsi gli indumenti sontuosi di Dwayanu. Presi un’ascia da combattimento, m’infilai nella cintura una corta spada, scelsi dei giavellotti per Evalie e per me. Ci sarebbero serviti per aprirci un varco, e sarebbero stati i nostri mezzi per procurarci il cibo, più tardi. Portammo con noi delle provviste, prese nel castello di Lur, e pelli per vestire Evalie quando sarebbe uscita dal Miraggio.