Выбрать главу

Scossi la testa. Il dormitorio era diventato una prigione, e poi ormai ci eravamo svegliati tutti per bene. — Tanto vale goderci lo spettacolo — dissi, e li lasciai che preparavano Kaf, per toglierci da dosso la sonnolenza. Volevo guardare l’Era pubblicitaria, e volevo farlo da solo, nel mio ufficio.

Le notizie non erano rassicuranti. Non trasmettevano altro che bollettini, con titoli come:

IL CAPO DELLA MC DECIDE DI APRIRE IL PROCEDIMENTO
LA LOBOTOMIA SEMBRA PROBABILE NEL CASO DELLA H&K

Mi strofinai a disagio il collo, chiedendomi che effetto facesse essere un vegetale.

Non ebbi molto tempo per dedicarmi a quella triste attività, perché dopo tutto, Mitzi aveva preso davvero il volo della sera. Si sentì un rumore secco, un grido, risate soddisfatte. Quando aprii la porta, era lì: imprigionata nella rete di Gert Martels. — Cosa ne facciamo di questa? — chiese Nelson Rockwell attraverso le sue bende. — C’è ancora un sacco di spazio nel deposito.

Scossi la testa. — Lei no. Può venire nel mio ufficio.

Quando Marie tolse la tensione dalla rete, Mitzi per poco non cadde a terra. Si rimise in piedi, e mi guardò infuriata. — Tenn, imbecille! — esplose. — Cosa diavolo ti sei messo m testa?

La presi per un braccio. — Non avresti dovuto curarmi, Mitzi. La cura ha funzionato.

Lei spalancò la bocca. Si lasciò accompagnare nel mio ufficio senza resistenze. Si sedette pesantemente, fissandomi. — Tenny — disse, — lo sai cos’hai fatto? Non potevo crederci quando mi hanno detto che razza di annunci politici stavi trasmettendo… È una cosa inaudita!

— Sì: gente che dice la verità. Mai stato fatto, per quel che ne so.

— Oh, Tenny! «La verità». Svegliati! — si infuriò lei. — Come possiamo vincere con la verità?

Con voce calma dissi: — Quando ero al centro, ho dovuto praticare molta introspezione… sempre meglio che tagliarmi la gola, capisci. Così mi facevo molte domande. Lascia che ne faccia una a te: in che senso quello che facciamo è giusto?

— Tenny! — Era esterrefatta. — Stai difendendo gli imbroglioni? Hanno rovinato il loro pianeta, e adesso vogliono fare la stessa cosa con Venere.

— No — dissi scuotendo la testa, — non hai risposto alla domanda. Non ho chiesto perché loro sbagliano; questo lo so. Volevo solamente sapere perché noi abbiamo ragione.

— A paragone degli imbroglioni…

— No, anche questo non va bene. Non «a paragone di». Vedi, non basta essere meno cattivi per essere buoni.

— Non ho mai sentito tante chiacchiere da predica… — cominciò lei, e poi si fermò, in ascolto. Dall’altra stanza si sentirono provenire rumori di colluttazione: le urla furiose di un uomo… Haseldyne? Ordini secchi di una voce più acuta… Gert Martels? Una porta che si chiudeva. Mitzi mi guardò, stupita. — Non ci riuscirai mai — mormorò. — Lo sai cosa ti faranno?

La pelle della nuca mi si accapponò, perché lo sapevo. — La lobotomia forse. O magari si limiteranno semplicemente a uccidermi. Ma questo solo se fallisco, Mitzi. Ci sono ventidue comunicati separati in onda. Vuoi vederne qualcuno?

Li ho già visti! Quella grassona là fuori, che si lamentava di come è stata indotta a mangiare e mangiare… e l’indigeno che racconta di come i modi di vita della sua gente sono stati completamente distrutti…

— Sì, Marie. E il Sudanese. — Trovarlo era stato un colpo di fortuna… merito di Gert Martels, quando le avevo detto cosa volevo fare. — E sono solo due, amore. Ce n’è uno davvero buono, in cui Jimmy Paleologue spiega come funzionano le tecniche campbelliane… su gente come me, o sugli indigeni. Anche Nels Rockwell è bravo…

— Li ho visti, ti dico! Oh, Tenny, credevo che fossi dalla nostra parte.

— Non sono né con voi né contro di voi, Mitzi.

Lei ghignò dicendomi. — Questa è un’ottima ricetta per non fare niente. — Non avevo bisogno di risponderle su questo: quella non era una cosa di cui potessi essere ritenuto colpevole, e lei se ne accorse non appena ebbe pronunciato quelle parole. — Ti andrà malissimo, Tenny. Non puoi pretendere di sconfiggere il male con del moralismo da quattro soldi!

— Forse no. Forse il male non si può mai sconfiggere. Forse i mali sociali del mondo sono troppo radicati, e il male vincerà. Ma non c’è bisogno che tu sia mia complice, Mitzi. E non dovrai rinunciare, come il tuo eroe, Mitch Courtenay.

— Tenny! — Non era arrabbiata, solo incredula per quella bestemmia.

— Ma è proprio quello che ha fatto, Mitzi. Non ha risolto il problema, è scappato.

— Noi non stiamo assolutamente scappando.

Annuii. — Giusto, voi combattete. E usate le stesse armi. E ottenete gli stessi risultati! Gli imbroglioni hanno trasformato la Terra m quaranta miliardi di bocche senza testa… Quello che voi volete è farle morire di fame, così non vi daranno più fastidio! Per questo io non sono dalla parte egli imbroglioni, né da quella dei Venusiani. Mi tiro fuori. Scelgo qualcosa di diverso.

— La verità?

— La verità, Mitzi — dichiarai, — è la sola arma che non colpisce entrambe le parti!

E qui mi fermai. Mi stavo per lanciare in un comizio in piena regola, e sa il cielo quali altezze oratorie avrei potuto raggiungere per il mio pubblico formato da una sola persona. Ma la parte migliore l’avevo già detta, e l’avevo registrata su nastro. Armeggiai con la tastiera, per avere sul monitor i miei annunci, e mi fermai, con il dito sul pulsante «Esecuzione». — Senti, Mitzi — dissi. — Ci sono ventidue annunci in tutto, tre per ciascuna delle sette persone di cui mi sono servito…

— Perché sette? — chiese. — Ne ho visto solamente quattro là fuori.

— Due erano bambini, e li ho mandati via con il Sudanese per tenerli lontani dal pericolo. Fai attenzione, Mitzi! 1 primi ventuno servono solo a preparare il pubblico per il ventiduesimo: Questo l’ho fatto io. Cioè, sono io che parlo… ma è diretto a te.

Premetti il pulsante. Lo schermo si accese. Ed eccomi lì, con l’aria seria e segnata dalle preoccupazioni, sullo sfondo di una foto di Port Kathy. — Il mio nome — disse la mia voce registrata, e la parte professionale del mio cervello pensò: Non è male. Non è troppo pomposo, anche se forse parla un po’ troppo in fretta, — il mio nome è Tennison Tarb. Sono un redattore pubblicitario di prima classe, e quella che vedete alle mie spalle è una delle città di Venere. Vedete la gente? Sembrano proprio uguali a noi, non è vero? Ma sono diversi da noi per una ragione. Non vogliono che le loro menti vengano condizionate dalla pubblicità. Sfortunatamente questo ha dato origine a un sacco di guai, perché adesso le loro menti sono condizionate in una maniera diversa. Sono arrivati ad odiarci. Ci chiamano «imbroglioni». Pensano che vogliamo conquistarli e costringerli a ingoiare a forza la nostra pubblicità. Questo li ha resi spietati quanto qualsiasi uomo di Agenzia, e il peggio è che i loro sospetti sono giusti. Abbiamo infiltrato molte spie nel loro governo. Mandiamo squadre di terroristi a sabotare la loro economia. E in questo momento stiamo progettano di invaderli con armi campbelliane, la stessa cosa che ho visto succedere poco tempo fa nel deserto del Gobi…

— Oh, Tenny — mi sussurrò Mitzi, — credo che ti lobotomizzeranno.

Annuii. — Sì, è proprio quello che ci faranno, se ci andrà male.

— Ma è inevitabile!

Le abitudini sono dure a morire; per quanto volessi spiegarmi con Mitzi, non potei fare a meno di gettare un’occhiata di rimpianto allo schermo… Stava per cominciare la parte migliore! Ma dissi: — Lo scopriremo presto, Mitzi. Vediamo cosa dicono. — E lasciando che il monitor continuasse a trasmettere la mia immagine, mi sintonizzai sulle notizie con lo schermo della scrivania. La prima mezza dozzina di titoli erano le solite terribili minacce e sinistre previsioni, ma poi ne arrivò una che mi fece balzare il cuore in gola: