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La città in fermento,

folle per le strade

E subito sotto:

Il capo della Brinks dice:

«Le dimostrazioni sono incontrollabili».

Non mi preoccupai di leggere il testo. Spalancai la porta dell’ufficio dove i miei quattro fedeli erano tutti intenti a guardare gli schermi sulle scrivanie. — Cosa succede? — chiesi. — C’è uno spettacolo? Controllate i canali con le notizie!

— Stiamo proprio guardando uno spettacolo! — gridò Gert Martels sorridendo. Mentre i monitor della parete si accendevano, capii di cosa stesse parlando. Le stazioni locali si erano sguinzagliate in giro per raccogliere le reazioni… e le reazioni erano imponenti.

— Accidenti, Tenny — gridò Rockwell, — è tutto bloccato! — Ed era proprio così. Le telecamere passavano da un incrocio all’altro: Times Square, Wall Street, Central Park Mall, Riverspace… e tutti avevano lo stesso aspetto. Era l’ora di punta del mattino, ma il traffico si era praticamente bloccato, mentre i milioni di abitanti della città ascoltavano le radioline portatili, o guardavano gli schermi murali, e tutti ascoltavano uno dei nostri comunicati.

Riuscivo a malapena a respirare per l’eccitazione. — Le reti nazionali! — gridai. — E cosa sta succedendo nel resto del paese?

— La stessa cosa, Tenny — disse Gert, quindi aggiunse: — Non vedi cosa succede, là in quell’angolo?

Sullo schermo c’era Union Square, e nell’angolo destro in basso, c’era un gruppo di persone che non si limitava a rimanere con la bocca spalancata. Anzi, si stavano dando un gran da fare. Erano tutti intenti a sfasciare metodicamente e brutalmente uno schermo murale.

— Stanno distruggendo i nostri comunicati! — ansimai.

— No, no, Tenny! Quello è dei Kelpy-Crisp! E guarda là… nella zona limbale. Hanno distrutto il proiettore!

Sentii che Mitzi mi prendeva la mano, e quando mi voltai, lei stava sorridendo, con gli occhi umidi. — Almeno hai un pubblico — disse; e dalla porta, una nuova voce disse solennemente: — Il più grande pubblico mai visto, signor Tarb.

Era Dixmeister. Gert Martels aveva già tirato fuori la pistola e gliela aveva puntata alla testa. Lui non la guardò neppure. In mano non aveva niente. Disse: — Sarà meglio che veniate di sopra, signor Tarb.

Il mio primo pensiero fu il peggiore. — Uno squadrone della Moralità Commerciale? — domandai. — Stanno cancellando gli spot? Hanno una contro-ingiunzione…

Lui aggrottò la fronte. — Niente di tutto questo, signor Tarb. Accidenti! Non ho mai visto simili indici di gradimento! Ognuno degli spot arriva a più cinquanta, e la Marcia dei Dollari è subissata da offerte… No, no, va tutto a gonfie vele.

— E allora cosa c’è, Dixmeister? — gridai.

Con voce incerta, lui disse: — È tutta quella gente. Sarà meglio che veniate su a vedere.

E così feci, e dal secondo piano dell’edificio si vedeva la strada, la piazza, le finestre di fronte. E ogni centimetro quadrato era occupato dalla gente.

La cosa buffa è che all’inizio non riuscivo neppure a rendermene conto. Pensai che volessero linciarmi… fino a quando non li sentii acclamare.

E il resto del mondo? RussCorp, Indiastries, SA… tutti quanti? Anche lì si comincia a sentire la gente che acclama; e dove finirà, non lo so. Le vecchie abitudini fanno fatica a morire, sia per gli individui che per le nazioni. I monoliti sono duri da demolire.

Ma hanno cominciato a scaricare i traghetti, in Arizona, e il monolito ha cominciato a fendersi.

FINE

Profilo dell’autore

di Marzio Tosello

Frederik Pohl appartiene a quella nutrita pattuglia di scrittori che annovera gente del calibro di van Vogt, Asimov, Heinlein, Sturgeon, Brown, Bradbury, affermatisi nel cosiddetto “periodo classico” della letteratura di fantascienza.

Nato nel 1919, membro della famosa Futurians Society, Pohl entra alla grande nel mondo dell’editoria dirigendo Astonishing Stories a partire dal febbraio 1940 (a 21 anni) e Super Science Stories dal marzo dello stesso anno.

Entrambe le pubblicazioni vengono chiuse dopo soli 16 numeri, e lui per qualche tempo lavora come agente letterario. Diventa quindi assistente di Gold a Galaxy, che dirige dal dicembre del ’61 al maggio del ’69 congiuntamente a If (gennaio ’62 — luglio ’63). Non contento, nel ’63 fonda Worlds of Tomorrow (che vive quattro anni) e International Science Fiction (1967-’68).

Mentre è occupato a inventare periodici e a lanciare giovani talenti, Pohl si dedica alla narrativa — sotto vari pseudonimi, come quello di James MacCreigh che usa dalla fine della guerra al 1953 — collaborando con Cyril Kornbluth, col quale scrive quello che a tutt’oggi è ancora considerato il suo capolavoro, quel Mercanti dello spazio che, nel bene e nel male, ha dato l’avvio alla cosiddetta “fantascienza sociologica”.

Con Kornbluth pubblica altri quattro romanzi, ma non sono gli unici suoi lavori fatti in collaborazione. Nella sua lunga carriera, Pohl ha scritto a quattro mani con Williamson (tre trilogie, di cui la terza incompleta a tutt’oggi), con Del Rey (Rischio di vita), con Judith Merril (che è anche stata la sua terza moglie), e con Isaac Asimov.

Caratterizzato da uno stile piuttosto “povero” rispetto a quello di altri suoi contemporanei, cui sopperisce però con un’immensa ricchezza d’idee — rintracciabile soprattutto nei racconti — Pohl ha affrontato numerosi temi assolutamente inediti, precedendo i suoi pur dotati colleghi, come quando si è rifatto all’ipotesi sullo stato stazionario dell’universo enunciata da Hoyle, usata nel Ciclo del figlio delle stelle.

Ha vinto il premio Hugo nel 1972 con il racconto The Meeting (Riunione), scritto in collaborazione con Kornbluth… una collaborazione postuma, poiché questi era morto nel 1958. Ma sono numerosi i racconti scritti da Pohl con il doppio nome anche dopo la morte dell’amico, in quanto basati su idee di questi. Nel 1978 ha vinto i premi Hugo, Nebula, Locus e Campbell con il romanzo La porta dell’infinito.

Dal ’74 al ’76 ha presieduto l’associazione scrittori americani di fantascienza.