Nella pianta si aprì un piccolo portello e ne uscirono un sacco a pelo, un thermos, e una scatola di cibi.
«Vi auguro una piacevole serata» disse Quercia. «Godete le meraviglie della natura. Ora la National Symphony Orchestra diretta da Otto Krug vi farà ascoltare “Le radure dell’altopiano”, di Ernst Nestrichala, incisione effettuata dalla National North American Broadcasting Company. La vostra amica Quercia vi saluta e augura la buona notte.»
Da altoparlanti nascosti tra i rami giunsero le note della musica.
Barrent scosse la testa, poi, decidendo di prendere le cose come venivano, mangiò, bevve il caffè del thermos, e si coricò nel sacco a pelo.
Non riuscì ad addormentarsi subito. Pensava a quella foresta musicale, rifornita di cibi e bevande, vicina ai mezzi di trasporto pubblici. Certo la Terra faceva molto per i suoi cittadini. E se invece fosse tutta una enorme trappola tesa per lui?
Si rigirò diverse volte cercando di abituarsi alla musica. Poi questa si mescolò al rumore delle foglie mosse dal vento, e Barrent si addormentò.
XXV
Al mattino, la quercia amica gli fornì la colazione e tutto il necessario per radersi. Barrent mangiò, e dopo essersi lavato e rasato si incamminò verso la città vicina. Aveva in mente un piano ben preciso. Doveva procurarsi una tenuta che lo facesse passare inosservato e stabilire dei contatti con le forze della Resistenza. Una volta fatto questo, avrebbe dovuto scoprire quanto più possibile sulla polizia segreta, sulle forze militari, e cose simili.
Il Gruppo Due gli aveva dato utili istruzioni su come agire. Ma quando raggiunse i sobborghi della città, Barrent si domandò se i metodi del Gruppo sarebbero risultati giusti. Finora la Terra che aveva visto aveva ben pochi punti di contatto con quella che il Gruppo aveva ricostruito.
Percorse una strada interminabile fiancheggiata da piccole ville. A tutta prima ebbe l’impressione che quelle case fossero identiche, poi si accorse di piccole differenze architettoniche. Tali differenze, tuttavia, invece di distinguere le case una dall’altra, servivano semplicemente a mettere in risalto la monotona somiglianza. C’erano centinaia di case fin dove poteva giungere il suo sguardo, e tutte avevano un pezzetto di prato ben curato davanti. Quella somiglianza lo immalinconì. Improvvisamente sentì nostalgia per la ridicola varietà di stili su Omega.
Raggiunse il centro commerciale. Anche i negozi ripetevano lo stile delle case. Bassi, discreti, e molto simili. Solo guardando nella vetrina si poteva distinguere un negozio di articoli sportivi da uno di generi alimentari. Passò di fronte a un edificio sulla cui porta spiccava una scritta rossa. “Confessionale Robot — Aperto 24 ore al giorno.” Gli sembrò una specie di chiesa.
La procedura che quelli del Gruppo Due avevano stabilito per mettersi in contatto con la Resistenza era molto semplice. I rivoluzionari, gli era stato detto, si trovano per lo più tra gli elementi più depressi di una civiltà. La povertà nutre lo scontento. Quelli che non hanno, vogliono prendere a quelli che hanno. Quindi il posto più logico in cui trovare i sovversivi dovevano essere i bassifondi.
Ottima teoria. Solo che Barrent non riuscì a trovare i bassifondi. Camminò per ore, passò di fronte a negozi, a villette graziose, a parchi, a fattorie, e poi ancora davanti a case e negozi. Ma niente aveva un aspetto migliore o peggiore.
Verso sera si sentì stanco, e aveva i piedi indolenziti. E non poteva dire di aver scoperto qualcosa di significativo. Per poter penetrare nella realtà complessa della Terra avrebbe dovuto domandare qualcosa agli abitanti. Era un passo pericoloso, ma non poteva farne a meno.
Si fermò accanto a un negozio di abiti e studiò il modo di agire.
Avrebbe finto di essere un forestiero, appena arrivato nel Nord America dall’Asia o dall’Europa. Così gli sarebbe stato facile fare domande senza destare sospetti.
Un uomo stava venendo nella sua direzione e Barrent lo fermò. «Scusate» disse. «Sono forestiero. Sono appena arrivato da Roma.»
«Davvero?» fece l’uomo.
«Sì. E non riesco a raccapezzarmi» riprese Barrent, con un sorriso di scusa. «Non riesco a trovare un albergo modesto. Se poteste darmi qualche indicazione…»
«Cittadino» disse l’uomo, irrigidendo l’espressione «vi sentite bene?»
«Come ho detto, sono forestiero. E sto cercando…»
«Sentite» lo interruppe l’altro «sapete meglio di me che non ci sono più forestieri.»
«Davvero?»
«Certo che no. Sono stato a Roma. Ed è esattamente come qui a Wilmington. Le stesse case e gli stessi negozi. Nessuno può sentirsi forestiero.»
Barrent non trovò niente da rispondere. Sorrise, nervoso.
«Inoltre» continuò l’uomo «sulla Terra non ci sono più alberghi a buon mercato. Perché dovrebbero esserci? Chi ci andrebbe?»
«Già» disse Barrent. «Penso di aver bevuto un po’ troppo.»
«Nessuno beve più» commentò l’uomo. «Non vi capisco. A che gioco state giocando?»
«Che genere di gioco pensate che sia?» chiese Barrent adottando la tecnica che il Gruppo gli aveva insegnata.
L’uomo lo fissò, corrugando la fronte.
«Credo di aver capito» disse alla fine. «Dovete essere senz’altro un Intervistatore.»
«Mmm.»
«Certo, è così!» riprese l’uomo. «Dovete essere uno di quei cittadini che vanno attorno a domandare le opinioni della gente. Per studi, ricerche e cose di questo genere. Esatto?»
«Avete uno spirito di osservazione molto acuto» disse Barrent.
«Non è stato molto diffìcile. Gli Intervistatori vanno sempre in giro per osservare le attitudini della gente. Vi avrei riconosciuto subito se aveste avuto la divisa d’Intervistatore.» L’uomo lo fissò. «Perché non indossate la divisa?»
«Mi sono appena diplomato» spiegò Barrent. «E non ho ancora avuto la possibilità di comperare i vestiti.»
«Be’, dovete comperare i vestiti. Altrimenti come può riconoscervi un cittadino?»
«Quella che ho fatto con voi è stata una prova» rispose Barrent. «Vi ringrazio per la collaborazione. Forse avrò la possibilità di intervistarvi in futuro.»
«Quando vorrete» disse l’uomo. Poi fece un cortese inchino e si allontanò.
Ripensando a quella conversazione, Barrent decise che la professione di Intervistatore era fatta apposta per lui. Gli avrebbe dato il diritto di fare domande, incontrare persone, e scoprire come si viveva sulla Terra. Naturalmente sarebbe stato necessario usare una certa prudenza per non palesare la sua ignoranza. Ma lavorando con circospezione, in pochi giorni sarebbe riuscito a sapere molte delle cose che gli interessavano.
Prima di tutto gli serviva la divisa da Intervistatore. Sembrava molto importante. Ma non aveva soldi per comperarla. Quelli del Gruppo non erano riusciti a fare duplicati del denaro terrestre. Non erano neppure riusciti a ricordare come fosse fatto.
A ogni modo gli avevano fornito il mezzo per ovviare alle difficoltà. Varcò la soglia del negozio di abiti accanto a cui si era fermato. Il proprietario era un tale piccolo, con gli occhi azzurri. Accolse Barrent con un largo sorriso e gli chiese in cosa poteva essergli utile.
«Ho bisogno di abiti da Intervistatore» spiegò Barrent. «Mi sono appena diplomato.»
«Certo, signore» disse il proprietario. «Siete venuto nel posto adatto. La maggior parte dei negozi piccoli non tengono questo genere di abiti. Qui, da Jules Wonderson, potete trovare le divise delle cinquecentoventi maggiori professioni elencate nell’Almanacco dello Status Civile. Io sono Jules Wonderson.»
«Piacere» disse Barrent. «Avete un abito della mia taglia?»