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«Sono un uomo imprevedibile» rispose Dravivian con un sorriso. «E la Polizia Segreta è una istituzione altrettanto imprevedibile.»

«E molto efficiente. Come avete fatto a scoprirmi?»

«Per la verità è stato molto semplice. La maggior parte degli abitanti della Terra è condizionata alla sicurezza fin dalla fanciullezza. Quasi tutte le persone che avete incontrato hanno trovato in voi qualcosa di strano. Eravate fuori posto in maniera troppo evidente, come un lupo in mezzo alle pecore. La gente lo notava e lo veniva a riferire direttamente a me.»

«Molto semplice» disse Barrent. «E adesso?»

«Prima, voglio che mi diciate qualcosa di Omega.»

Barrent raccontò cos’era la vita sul pianeta-penitenziario, e vide Dravivian annuire e sorridere appena.

«Sì, è quello che mi aspettavo» disse. «Le stesse cose erano accadute nell’America del Nord e in Australia. C’è una differenza, naturalmente, voi eravate stato allontanato dalla madre patria in maniera più radicale.»

«Cosa farete ora?» chiese Barrent.

Dravivian si strinse nelle spalle.

«Non ha alcuna importanza. Potrei uccidervi. Ma non penso che questo fermerebbe il vostro Gruppo su Omega. E non appena gli Omegani dovessero muoversi in forza, scoprirebbero la verità.»

«Quale verità?»

«Dovrebbe essere ovvia ormai» disse Dravivian. «La Terra non ha più combattuto guerre da circa ottocento anni. L’organizzazione delle astronavi che girano attorno a Omega non è che una semplice facciata. Gli scafi sono completamente automatizzati, idonei ad affrontare condizioni possibili parecchi secoli fa. Un attacco diretto porterebbe facilmente alla cattura di una delle astronavi, e questo faciliterebbe la cattura di tutte le altre. A questo punto nessuno potrebbe fermare gli Omegani, e una volta sulla Terra non ci sarebbe niente con cui combatterli. Questa è la ragione per cui tutti i prigionieri in partenza vengono privati della memoria. Se essi ricordassero, la vulnerabilità della Terra sarebbe troppo evidente.»

«Se sapete questo, perché i capi non fanno qualcosa?»

«Era la nostra prima intenzione. Ma non c’è mai stata una vera spinta a fare qualcosa. Abbiamo preferito non pensarci. Credevamo che quello stato potesse protrarsi indefinitamente. Non volevamo pensare al giorno in cui gli Omegani sarebbero ritornati sulla Terra.»

«Cosa farete voi e le vostre forze di polizia quel giorno?»

«Anch’io sono solo una semplice facciata» rispose Dravivian. «Io non ho forze di polizia. La mia carica di Capo è semplicemente onoraria. Da circa un secolo non c’è più stato bisogno di forze di polizia.»

«Ne avrete certo bisogno quando torneranno gli Omegani.»

«Sì. Ci saranno ancora delitti e situazioni gravi. Però penso che alla fine ci si riuscirà ad amalgamare. Voi su Omega avevate uno scopo, l’ambizione di raggiungere le stelle. Credo che abbiate bisogno di una certa stabilità e di una capacità produttiva, e la Terra ve le può dare. Ma qualunque sarà il risultato, l’unione è inevitabile. Abbiamo vissuto troppo a lungo in un sogno, ed è giunta l’ora di svegliarci.»

XXIX

Con l’aiuto del Capo della Polizia, Barrent inserì un messaggio nella prima astronave in partenza per Omega. Il messaggio parlava delle condizioni sulla Terra e della necessità di un’azione immediata. Fatto questo Barrent fu pronto per il suo ultimo compito: trovare il giudice che lo aveva condannato per un delitto che lui non aveva commesso, e il falso informatore che lo aveva portato davanti al giudice. Barrent sapeva che il momento in cui avesse ritrovato quei due avrebbe ritrovato anche la parte mancante della sua memoria.

Prese l’espresso notturno per Youngerstun, dove giunse alle prime ore del mattino seguente. Superficialmente le case di quella città assomigliavano a quelle di qualsiasi altra. Tuttavia erano differenti. Barrent le sentiva familiari. Riconosceva quella città. Sentiva di essere nato e cresciuto in quel luogo.

Ecco il negozio di Grothmeir, e dall’altra parte della strada la casa degli Havening. Ed ecco la casa di Billy Havelock. Billy era stato il suo miglior amico. Con lui aveva sognato di diventare astronauta, e gli era stato vicino fino a quando non lo avevano mandato su Omega.

Ed ecco la casa di Andrew Therkaler. Più oltre, la scuola in cui aveva studiato. Ricordò le aule. E ricordò come ogni giorno fosse entrato nella classe chiusa. Tuttavia non ricordava cosa vi avesse imparato.

Ed ecco, vicino a due grandi olmi, il punto in cui era stato commesso l’assassinio. Barrent raggiunse il luogo e subito ricordò com’era avvenuto. Stava andando verso casa, e a un tratto aveva udito un grido. Si era voltato e un uomo, Illiardi, era sopraggiunto di corsa gettandogli qualcosa. Barrent aveva afferrato istintivamente l’oggetto e si era trovato con un’arma illegale tra le mani.

Aveva fatto alcuni passi e si era trovato davanti il cadavere di Andrew Therkaler.

Cos’era accaduto poi? Confusione. Panico. La sensazione che qualcuno lo stesse osservando. Là, in fondo alla via, c’era il rifugio dove si era diretto allora.

Si avviò da quella parte e si trovò di fronte a una cabina di robot-confessore.

Entrò. Il locale era molto piccolo, e nell’aria aleggiava un vago odore d’incenso. Vide una sola sedia, e di fronte a questa un pannello molto illuminato.

«Buongiorno, Will» gli disse il pannello.

Come udì la voce meccanica del pannello, Barrent fu preso da un senso di scoraggiamento. Ora ricordava. Il pannello sapeva tutto, capiva tutto, ma non poteva perdonare. Quella era la voce con cui aveva parlato e che poi lo aveva condannato. Nel suo sogno aveva identificato la voce del robot con quella di un giudice.

«Vi ricordate di me?» chiese Barrent.

«Certo» rispose il robot. «Eri un mio parrocchiano prima di essere tradotto su Omega.»

«Mi ci avete mandato voi su Omega.»

«Per omicidio.»

«Ma non avevo commesso quel delitto. Non lo avevo commesso, e voi dovevate saperlo.»

«Certo, lo sapevo» rispose il robot. «Ma i miei poteri sono rigorosamente definiti. Io condanno secondo le prove, non per intuizione. Per legge, il robot-confessore deve prendere in considerazione solo le prove evidenti che gli vengono fornite. Nel dubbio, deve condannare. Infatti, la sola presenza di fronte a me di un individuo fa presupporre che sia colpevole.»

«Avevate delle prove contro di me?»

«Sì.»

«Chi ve le ha date?»

«Non ti posso dire il nome.»

«Dovete!» gridò Barrent. «I tempi stanno cambiando sulla Terra. I prigionieri stanno per tornare. Lo sapevate?»

«Me lo aspettavo» ammise il robot.

«Dovete dirmi il nome di chi mi ha denunciato» disse Barrent estraendo di tasca la pistola.

«Una macchina non può essere obbligata con la forza.»

«Ditemi il nome!» gridò ancora Barrent.

«Non posso, per il tuo stesso bene. Il pericolo potrebbe essere troppo grande. Credimi Will…»

«Il nome!»

«D’accordo. Troverai l’informatore al numero 35 della Maple Street. Però ti consiglio di non andare. Non puoi sapere…»

Barrent premette il grilletto. Le luci del pannello si accesero e si spensero diverse volte, poi una striscia di fumo salì verso il soffitto e si perse nell’aria.

Barrent uscì dalla cabina e ripose la pistola nella tasca. Poi si diresse verso la Maple Street.

C’era già stato. Conosceva quella strada che saliva dolcemente verso la collina. E tutte le case cui passava di fronte gli erano familiari.

Si fermò di fronte al numero 35. Il silenzio che circondava la casa era sinistro. Allora, per provare un’illusione di sicurezza, tolse di tasca la pistola e avanzò stringendola nella mano.

Raggiunse la porta d’ingresso, e, vedendola aperta, entrò.