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Nella penombra vide il contorno dei mobili che arredavano la stanza, un quadro alla parete, e una statua su un piedistallo di ebano. Con la pistola sempre in pugno si avviò verso la stanza accanto.

E si trovò di fronte all’informatore.

Fissandolo in volto Barrent ricordò. E in una sovraimpressione di ricordi vide se stesso ragazzo quando entrava nella classe chiusa. Poteva ancora udire il ronzio della macchina, vedere lo scintillio delle luci, e udire la voce insinuante che gli parlava nell’orecchio. In un primo momento la voce lo aveva riempito di orrore. Quel che suggeriva era impensabile.

Poi lentamente si era abituato a tutto ciò che avveniva nelle classi chiuse.

E imparò. La macchina si insinuava profondamente in lui. Cosa gli insegnava?

Per il bene della società, tu devi essere poliziotto e testimonio di le stesso. Devi assumerti la responsabilità di ogni delitto che potresti aver commesso.

La faccia dell’informatore lo fissava impassibile. Era il suo stesso volto che lo fissava riflesso nello specchio appeso alla parete.

Luì era stato l’accusatore di se stesso. Quel giorno, con una pistola nella mano, mentre fissava il corpo dell’uomo che avrebbe voluto uccidere. Ed era andato nella cabina del robot-confessore a proclamarsi colpevole. Si era accusato sulla base delle probabilità.

Il robot aveva emesso la sentenza e lui era uscito dalla cabina. Istruito da quello che aveva appreso nelle classi chiuse, lui si era preso in custodia e si era trasferito al centro di controllo del pensiero di Trenton.

Qui degli abili androidi gli avevano tolto completamente la memoria. E, a lavoro ultimato, un Barrent automatizzato era uscito da quel centro per recarsi spontaneamente all’astronave che lo avrebbe portato su Omega. Poi si era addormentato fino al momento dello sbarco…

Ora, fissando il suo volto nello specchio, gli venne alla mente l’ultima lezione che si era svolta nella classe chiusa.

Le lezioni della classe chiusa non devono mai venire a conoscenza dell’individuo. Dovesse prenderne coscienza, l’organismo umano deve compiere immediatamente un atto di auto-distruzione.

Ora capiva perché la sua conquista della Terra era stata così facile. Lui non aveva conquistato niente. La Terra non aveva bisogno di forze di sicurezza perché il poliziotto era nella mente di ogni individuo. Dietro la superficie della civiltà terrestre c’era una civiltà di robot. Venire a conoscenza di questo significava la morte.

E in quel momento cominciò la lotta per il possesso della Terra.

Il subcosciente lo incitò a portare la pistola contro la sua tempia. Ecco da cosa il robot-confessore lo aveva messo in guardia, e cosa la ragazza mutante aveva previsto. Il giovane Barrent, condizionato all’obbedienza, doveva uccidersi.

Il vecchio Barrent, quello che aveva passato la vita su Omega, cercava di resistere. Le due parti di lui combattevano per il possesso dell’arma, per il controllo del corpo, per impossessarsi della mente.

La pistola raggiunse la tempia, il dito si portò sul grilletto. Ma il Barrent omegano, il Barrent 2 riuscì a farla abbassare.

XXX

Il condizionamento prese il sopravvento e portò i due Barrent in lotta attraverso il tempo soggettivo fino ai momenti del passato in cui la morte era stata vicina, la vita temporale indebolita, la predisposizione verso la morte già stabilita. Il condizionamento forzò Barrent 2 a rivedere quei momenti. Ma questa volta il pericolo era aumentato da tutta la forza negativa della mezza personalità dell’informatore: Barrent 1.

Barrent 2 si trovò con una spada nella mano al centro di una Arena coperta di sangue. Era il periodo delle Gare di Omega. Un saunus con la faccia ghignante di Barrent 1 venne verso di lui. Barrent 2 tagliò la coda di questa creatura mostruosa e subito la vide tramutarsi in tre trichomotredi con la sua faccia. Ne uccise due. Il terzo lo morse alla mano sinistra. Uccise anche questo, e rimase a osservare il sangue di Barrent 1 che colava sulla sabbia dell’Arena…

Tre uomini cenciosi sedevano su di una panca e una donna gli stava porgendo una piccola pistola. “Buona fortuna” gli disse, “spero sappiate come usarla.” Barrent fece un cenno di ringraziamento prima ancora di accorgersi che quella ragazza non era Moera, ma la mutante che gli aveva predetto la morte. Uscì in strada per affrontare i tre Hadji.

Due erano sconosciuti. Il terzo, Barrent 1, fece alcuni passi avanti ed estrasse rapidamente la pistola. Barrent 2 si lanciò a terra e schiacciò il grilletto di quella strana pistola. Sentì vibrare la mano e vide la testa e le spalle dell’Hadji Barrent diventare nere. Ma prima di poter prendere nuovamente la mira si sentì strappare di mano la pistola. Il colpo sparato da Barrent 1 aveva colpito la canna della sua pistola.

Con la forza della disperazione si lanciò verso l’arma che giaceva ad alcuni passi, ma in quel momento vide il secondo Hadji, ora con la faccia di Barrent 1, che stava prendendo la mira. La mano morsa dal trichomotredo gli doleva, ma riuscì a sparare. Poi si volse per affrontare il terzo Hadji divenuto a sua volta Barrent 1. Il braccio gli procurava un dolore indicibile, ma si sforzò di premere il grilletto…

Stai facendo il loro gioco si disse Barrent 2. Il condizionamento alla morte ti annienterà, ti ucciderà. Devi vedere oltre, superarlo. È una cosa che non sta accadendo, è solo nella tua niente…

Ma non c’era tempo per pensare. Si trovava in un’ampia sala circolare del Dipartimento di Giustizia, per affrontare la Prova. Verso di lui stava avanzando una macchina lucente a forma di semisfera. E in mezzo alle luci rosse, verdi e gialle poté vedere l’odiato volto di Barrent 1.

Il Barrent 1 macchina estrasse un lungo tentacolo che terminava in una luce bianca abbagliante. Il tentacolo scattò in avanti, e al posto della luce apparve la grossa lama di un coltello. Barrent 2 si piegò e udì l’urto del metallo contro la parete di pietra. Non è quello che pensi si disse Barrent 2. Non è una macchina. E tu non sei di nuovo su Omega. Stai solo combattendo con l’altra metà di te stesso. Non è nient’altro che un’atroce illusione.

Ma non poteva crederci. Il Barrent macchina gli si stava di nuovo avvicinando. Aveva il corpo metallico cosparso di una sostanza verde che Barrent 2 riconobbe immediatamente come veleno a contatto. Si allontanò di corsa per evitare di essere toccato.

Non è pericoloso, si disse.

Un neutralizzante lavò la superficie metallica liberandola di tutto il veleno. Poi la macchina cercò di schiacciarlo. Barrent tentò di allontanarla ma fu colpito da una forza tremenda, e sentì le costole spezzarsi.

Non è vero! Ti stai lasciando sopraffare dai riflessi condizionali! Non sei su Omega! Sei sulla Terra, nella tua casa, e ti stai guardando allo specchio!

Ma il dolore che sentiva era reale, e sembrava reale il braccio metallico che lo colpì alla spalla.

Si allontanò barcollando.

Provò orrore, non di morire, ma di morire troppo presto. Prima di poter avvisare gli Omegani del pericolo annidato nelle loro menti. Non c’era nessun altro da mettere in guardia contro la catastrofe che si sarebbe abbattuta su ciascuno nel momento in cui avesse ritrovato i ricordi della Terra. Per quello che ne sapeva, nessuno aveva sperimentato una cosa simile ed era sopravissuto. Se lui ci fosse riuscito, si sarebbero potute adottare delle contromisure, avrebbe trovato il modo di liberare gli uomini dal condizionamento.

Si irrigidì. Allenato fin dalla fanciullezza alla responsabilità sociale, non poteva permettersi di morire quando ciò che sapeva era vitale per quelli di Omega.

Non è una macchina vera.