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La profezia

— Sei stato invitato? — chiese Palicrovol.

L’Uomo di Dio guardò gli uomini quasi nudi, seduti su rocce coperte di ghiaccio attorno al fuoco. — Io sono invitato alle feste di tutti gli dèi. — Palicrovol era giovane e bello, anche con il mantello di corteccia sulle spalle; l’Uomo di Dio lo guardava con piacere, anche se il Conte era adirato. L’ira sarebbe passata, la bellezza no.

— Il mio guardiano è rimasto impressionato da te — disse il Conte.

— Uomini tali sono facilmente impressionati — disse l’Uomo di Dio.

— Ho visto altre volte opere di magia — disse il Conte, poiché al suo fianco sedeva Sleeve, il mago dagli occhi rosa che serviva solo il padrone di sua scelta.

— Allora ti darò ciò che nessun altro può darti: la verità.

Palicrovol sorrise e guardò Sleeve, ma Sleeve non sorrideva, e Palicrovol cominciò a chiedersi se dovesse prendere quell’Uomo di Dio sul serio. — Che genere di verità?

— Le parole possono dire solo due tipi di verità. Possono darti un nome e dirti quello che farai prima che tu lo faccia.

— E quali dirai tu?

— Chiamare per nome un uomo significa dire quello che farà prima che lo faccia. Perciò io ti dirò il tuo nome, Palicrovol. Tu sei Re di Burland.

D’improvviso Palicrovol si impaurì. — Io sono Conte di Traffing.

— Il popolo odia il Re Nasilee. Gli hanno dato il sangue della loro vita, e lui ha dato loro solo povertà e terrore. Il popolo desidera qualcuno che li liberi da questo fardello.

— Allora vai da un uomo che abbia eserciti. — Se Nasilee avesse saputo che Palicrovol aveva anche solo dato ascolto a quell’uomo, sarebbe stata la fine della casa di Traffing.

— Il generale Zymas verrà da te e ti seguirà fino alla morte.

— Che sarà molto vicina, se oserà ribellarsi al Re.

— Al contrario — disse l’Uomo di Dio. — Fra trecento anni tu e Zymas e Sleeve sarete tutti vivi, con la vita di un uomo ancora dinanzi a voi.

Sleeve rise. — Da quando il tuo Dio che odia la magia fa dei doni a un povero stregone?

— Per ciascun giorno in cui ti sarà grato il dono, ce ne saranno cinque in cui lo odierai.

Palicrovol si sporse in avanti. — Dovrei farti uccidere.

— A che ti servirebbe? Io sono solo un povero vecchio, e quando Dio lascerà andare il mio corpo, saprò meno ancora di te.

Sleeve scosse la testa. — Non vi è alcuna poesia nella profezia di quest’uomo.

— È vero — disse Palicrovol. — Ma c’è un racconto in essa.

— Non è una profezia — disse l’Uomo di Dio. — È il tuo nome. Zymas verrà da te, e nel nome di Dio tu conquisterai. Entrerai nella città Speranza del Cervo, e la figlia del Re cavalcherà il Cervo per te. Costruirai un nuovo tempio di Dio, e chiamerai la città Inwit, e nessun altro dio vi sarà adorato. E questo soprattutto: non sarai sicuro sul trono fino a quando Re Nasilee e sua figlia Asineth non saranno morti.

Avendo detto queste parole, l’Uomo di Dio ebbe un brivido, la sua bocca si aprì e la luce svanì dai suoi occhi. Cominciò a guardarsi intorno, con sorpresa e stanchezza. Senza dubbio gli era già successo altre volte, ma evidentemente non era ancora abituato a trovarsi in luoghi sconosciuti… in particolare nel mezzo di una solennissima Festa della Cerva.

— Che servitori brillanti si sceglie questo Dio — disse Sleeve.

Palicrovol non rise. Il fuoco che aveva lasciato gli occhi del vecchio aveva lasciato una scintilla in Palicrovol. — Qui, davanti a tutti voi — disse — vi dirò ciò che non ho mai osato dire prima. Odio Re Nasilee e tutte le sue azioni, e per il bene di tutta Burland desidero vederlo scacciato dal trono.

A queste parole di tradimento, dette proprio alla Festa della Cerva, i suoi uomini lo fissarono, immobili e guardinghi.

— È un bene che noi ti amiamo — disse Sleeve. — Manterremo tutti il silenzio e non diremo a nessuno che hai parlato contro Re Nasilee. E pregheremo il Cervo che tu non ti lasci sedurre dalle adulazioni di un dio straniero e geloso.

Le parole di Sleeve sconsigliavano la ribellione, ma Palicrovol aveva imparato che le parole di Sleeve raramente corrispondevano alle intenzioni di Sleeve. Sleeve forse voleva intendere che ormai era troppo tardi perché Palicrovol cambiasse idea, poiché ormai era destinato a vivere nel costante timore che qualcuno lo tradisse. E quanto alla profezia di vittoria dell’Uomo di Dio, Sleeve ne dubitava davvero? O lo stava mettendo alla prova? Palicrovol guardò la faccia bianca in maniera innaturale dello stregone, la sua pelle trasparente, i capelli sottili e pallidi come una ragnatela. Come leggere sulla tua faccia? si chiese Palicrovol. E mentre se lo chiedeva, seppe che Sleeve non intendeva che gli si leggesse sulla faccia. Sleeve esaminava gli altri, ma non si faceva esaminare a sua volta; Sleeve comprendeva, ma rimaneva incomprensibile. — Sei venuto da me senza alcuna ragione a me comprensibile — disse Palicrovol. — Fino ad ora. Sei venuto da me a causa di questo.

Sleeve sporse le labbra con disprezzo. — Io seguo le interiora degli animali. Mi servo della potenza del loro sangue e in cambio essi mi insegnano dove andare. Quali che siano i piani che Dio ha per te, non mi riguardano. — Ma il suo diniego era una conferma, poiché mai prima di allora Sleeve si era dato la pena di spiegarsi.

Una tromba suonò fuori dal recinto. Il conte Palicrovol balzò in piedi. Il mantello di corteccia scivolò dalle sue spalle quando fu in piedi. — Il Re — sussurrarono alcuni degli uomini, poiché era tale il terrore degli Occhi e delle Orecchie di Re Nasilee che credettero che avesse già udito del suo tradimento e fosse venuto per punire Palicrovol. Non si sentirono meglio quando videro un esercito di cinquecento uomini raccolti fuori dalla fortezza.

— Chi sei tu, che porti un esercito alla mia porta? — gridò Palicrovol dalla merlatura.

— Sono Zymas, un tempo generale dell’armata del Re. E tu chi sei, che stai nudo sui merli?

Palicrovol sentì il freddo dell’inverno per la prima volta da che era iniziata la Festa della Cerva: la profezia si stava già avverando. In quel momento prese la sua decisione. — Sono Palicrovol, Re di Burland!

Ma l’esercito non lo acclamò, e Palicrovol sentì le vertigini della disperazione. Aveva pronunciato parole di tradimento dinanzi alla mano destra del Re, solo perché aveva creduto al profeta pazzo di un Dio sciocco.

— Palicrovol! — chiamò Zymas.

— Possono queste porte tenerti fuori se vuoi entrare? — chiese Palicrovol.

Zymas rispose: — Possono questi soldati tenerti dentro se vuoi uscire?

— Se questi soldati sono miei nemici, allora non uscirò. Rimarrò qui e farò loro pagare un pedaggio di sangue per ogni passo che faranno all’interno delle mie mura.

— E se sono amici?

— Perché sei venuto da me? — gridò Palicrovol dai merli. — Perché ti prendi gioco di me?

— Ti ho sognato, Conte di Traffing. Perché ti ho sognato?

Palicrovol si voltò verso Sleeve, che sorrise. — È la Festa della Cerva — disse Sleeve.

— È la Festa della Cerva! — gridò Palicrovol.

— Gli intestini erano pesanti e il grembo pronto a sgravare a giorni — disse Sleeve.

— Gli intestini erano pesanti e il grembo pronto a sgravare a giorni! — gridò Palicrovol. Facendo eco alle parole di Sleeve, Palicrovol si sentì sollevato. Quando la cerva che dava se stessa alla Festa della Cerva era gravida, l’impresa del signore della festa non poteva fallire. L’impresa di qualcuno, comunque, ed era segno di cortesia riferire i buoni presagi all’ospite.

— Non so nulla di presagi — disse Zymas. — Chi è il mago che ti insegna cosa dire?