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«A questo si può rimediare facilmente,» disse Grainger. «L’importante, per prima cosa, è riportarli qui.»

George ritornò insieme a Deeping e a Peter, a mani vuote e sconcertato. Andò al bar, lo aprì, e versò da bere agli altri due uomini e a se stesso.

«Oggi apriamo presto,» disse. «Ho l’impressione che non mi farà male un goccetto. Proprio niente male.»

Douglas l’aveva seguito, insieme a Grainger. Il chirurgo disse:

«A me andrebbe bene un whisky, dacché ci siamo. Immagino che non abbiate trovato traccia di quei due.»

George non rispose subito. Versò da bere a Grainger e poi rialzò la bottiglia, fissando Douglas.

«Qualcosa anche per lei?»

«Sì,» fece Douglas. «Un whisky mi andrebbe bene.»

«Allora un cicchetto per tutti,» disse George. «No, non ne abbiamo visto neppure l’ombra. Era quello che lei aveva predetto, no?»

Grainger disse: «Non avevo predetto niente. Diciamo che non sono troppo sorpreso.»

«E va bene. Perché non è sorpreso? Proviamo un po’ a fare domande e risposte razionali.»

«Avete trovato le loro tracce?» chiese Grainger.

George disse, disgustato: «Questa maledetta montagna è tutta coperta di orme.»

«Volevo dire oltre lo sperone.»

«Ce ne sono anche lassù. Le abbiamo lasciate noi, durante le ricerche precedenti. Avanti, mi risponda: perché non è sorpreso?»

«Gliel’ho detto: il bambino è sparito per tutto quel tempo. E poi è ricomparso, vispo e in forma. Be’, abbastanza vispo e in forma.»

«Perché aveva trovato una buca nella neve e si era addormentato lì dentro. Non vorrà dire che tutti e due abbiano scavato una buca e si siano messi a dormire? Senta, il medico è lei. Dovrebbe essere in grado di capire che cosa è logico e che cosa non lo è.»

«Già, dovrei,» disse Grainger. «Dovrei saperlo. Purtroppo non sono mai stato un credente incrollabile nell’ortodossia come certuni dei miei colleghi. Ha mai sentito parlare del conte Mesmer?»

Gli altri lo fissavano senza capire. Douglas chiese: «Mesmerismo?»

«Un mezzo matto,» disse Grainger. «Cominciò come astrologo, e poi cominciò a far passare delle calamite sul corpo della gente. Alla fine, lo buttarono fuori da Parigi. Ma venticinque anni più tardi, il mesmerismo andava tanto forte che dovettero istituire una commissione d’inchiesta governativa per studiarlo. La Société Royale de Médicine nominò una commissione, formata di uomini prudenti e competenti, e quelli si misero all’opera. Continuarono a riunirsi per sei anni, interrogarono centinaia di persone, e stilarono una relazione.

«Il loro compito principale consisteva nell’indagare sulle possibilità terapeutiche del mesmerismo. E constatarono che esitevano davvero. Ma non si fermarono qui. Dissero che erano dimostrate anche la telepatia e la chiaroveggenza per mezzo del mesmerismo.»

Douglas chiese, incredulo: «Una commissione medica francese affermò tutto questo?»

«Sì, ma poi tutto venne sistemato,» continuò Grainger. «La relazione non venne mai pubblicata. Immagino che stia ancora ammuffendo in qualche archivio parigino. Fu nominata un’altra commissione, presieduta da un tale famoso per aver dichiarato in lungo e in largo che il mesmerismo era una truffa, una ciarlataneria. Esaminarono due soli soggetti, in condizioni piuttosto ostili, e si precipitarono a sfornare una relazione. Quella la Société la stampò. Sentenziava che il mesmerismo era tutto un imbroglio, e che la prima commissione si era lasciata raggirare. E l’indagine scientifica sull’argomento finì lì.»

«Ma c’è l’ipnotismo,» disse Douglas. «È più o meno la stessa cosa, no? Ed è ampiamente accettato.»

«L’ipnotismo,» disse Grainger, «è il mesmerismo, riveduto e corretto. Il fatto è che il mesmerismo comportava ciò che veniva chiamato rapport: la mente dell’operatore e quella del soggetto erano in stretto contatto: il soggetto era immerso in una trance profonda, ma anche l’operatore era immerso in una lieve trance. Alla professione medica moderna piace mantenere una distanza di sicurezza tra dottore e paziente: altrimenti, di quale autorità potrebbe disporre il fratello più debole? Perciò Braid ideò un metodo per ottenere alcuni dei fenomeni mesmerici a mezzo di un controllo a distanza. Scoprì che se si metteva un oggetto luminoso davanti agli occhi di un soggetto e si faceva in modo che questi lo guardasse fissamente, cadeva in qualcosa di simile a un sonno mesmerico. Allora lo si poteva dominare a mezzo della suggestione, indurre l’analgesia, cose del genere, insomma: ma niente che avesse a che fare con la telepatia e la chiaroveggenza… troppo assurde. E soprattutto, escogitò un nome nuovo, derivato da una rassicurante radice greca, come tutti i termini scientifici.»

George fece, irritato: «Non capisco cosa c’entri tutto questo con Ruth e il bambino.»

«Stavo parlando delle mie concezioni personali,» disse Grainger. «Sono convinto che la medicina moderna sia molto efficiente per quanto riguarda la struttura del corpo, ma non altrettanto per quella della mente; ed è decisamente inadeguata circa i rapporti tra l’uno e l’altra. Chiedo scusa se vi ho annoiati, ma cercavo di spiegare perché, pur essendo un medico, in questo caso mi senta frastornato. La mia specializzazione medica è esclusivamente fisica. Non mi sono mai occupato molto della psicologia, perché diffido delle sue premesse.»

«È giusto,» fece Douglas. «Ma è stato lei ad affermare che il bambino era morto, e a dire che dal punto di vista medico era certo che non poteva sopravvivere a lungo là fuori.»

«Non è una cosa straordinaria. Siamo tutti condizionati dalla normalità. Una catalessi di quel tipo è molto rara. Anche sopravvivere per parecchie ore in una gelida notte d’inverno è un caso raro, specie quando il soggetto è un bambino scalzo e in pigiama. Di solito, non si va in cerca dell’eccezionale. Si aspetta di averlo sotto al naso, e poi uno se lo dimentica, o gli trova una spiegazione qualsiasi, al più presto possibile. Ho conosciuto uno psichiatra freudiano che una volta aveva visto uno spettro. Naturalmente lo aveva spiegato: un gioco di luci e di suoni che avevano dato origine a un’allucinazione… Tuttavia aveva l’onestà di ammettere che per alcune ore, fino allo spuntar del giorno, aveva creduto che quanto gli era parso di vedere fosse una realtà. Quando aveva avuto ragione? Quando aveva avuto il tempo di organizzarsi una difesa e di razionalizzare il tutto, oppure subito dopo l’esperienza?»

«Gli spettri,» disse George. Versò ancora da bere, per sé e per gli altri. Douglas coprì con la mano il proprio bicchiere. «Senta, Selby: tutto quel che vogliamo sapere da lei è questo… che cosa diavolo sta succedendo?»

Grainger prese il bicchiere, lo fissò, bevve qualche piccolo sorso e schioccò le labbra.

«Bere nel pomeriggio,» osservò, «dà un frisson tutto suo. Che cosa sta succedendo? Be’, qualcosa di strano.»

«Cristo! Questo lo sappiamo.»

«E se qualcuno ne sa di più, allora riconosco la mia inferiorità.»

Quell’umiltà era esasperante: Douglas si rese conto che lo irritava, e George era un tipo ancora più irascibile. Disse:

«Finora lei ha parlato molto, ma non con un riferimento preciso alla situazione, no? Pensa che non dovremmo far niente… neppure andare a cercarli?»

«No, dobbiamo andare, invece, e prima che venga buio. Anzi, non appena avremo finito di bere, credo che dovremmo muoverci.» Indicò con il capo la finestra. «Il sole è ormai vicino al Grammont. Viene la notte, quando gli uomini non possono lavorare.»

Douglas uscì insieme agli altri. Ripercorsero i lunghi pendii innevati, segnati, come aveva detto George, dalle tracce delle ricerche precedenti. Il panorama aveva una sua strana bellezza. I raggi quasi orizzontali del sole investivano un paesaggio appesantito dalle ombre, ricco di una malinconica grandiosità. I picchi lontani, su cui stava librato il disco solare, erano di un candore dai riflessi d’oro, e un oro più carico tingeva la fitta lanugine del banco di nubi che copriva tutto il fondovalle e il lago. Il senso d’isolamento che si provava stando lassù era più intenso: si vedeva lo splendore lì e sull’orizzonte lontano, e l’aureo tappeto che copriva un mondo più buio situato in mezzo. Più buio, ma più umano.