«Sembra che sia scomparso.»
Solo dopo qualche istante Jane afferrò i possibili sottintesi di quella frase.
«Non vorrà dire…? Andato con i Deeping?»
«Mandy credeva che fosse sceso a dare un’occhiata alla caldaia. Ma secondo Marie, lui avrebbe detto che usciva a prendere dell’altra legna.»
Jane si alzò. «Vengo anch’io a cercarlo.»
Diana, Elizabeth e Stephen erano di sopra, a quanto pareva. Trovarono gli altri in cantina, vicino alla caldaia. George stava parlando con Marie:
«Ve l’avevo detto a tutti e due di restare in casa. Te lo ricordi, no?»
La ragazza piangeva. «Io non uscirò. Glielo prometto, monsieur. Ma non posso dire a Peter quello che deve fare o non fare.»
«Accidenti, avresti potuto avvertire Madame che lui stava uscendo! Sì o no?»
«Ma era solo per andare a prendere la legna. È a dieci metri soli dalla porta. Io non ci andrei, ma per lui è diverso, lui è un uomo…»
«Da quanto?» Marie lo guardò, stordita, senza capire. «Da quanto tempo è uscito?»
«Io… io non so. Da circa mezz’ora. Io ero andata di sopra.»
George si girò di scatto verso Selby e Douglas. «Dovremo andarlo a cercare. Io, però, prendo il fucile. Aspettatemi qui.»
Mandy disse, mentre attendevano: «Qualche volta se ne va in giro. A modo suo è un po’ strano.»
Aveva il volto arrossato e la sua voce, anche se non era impastata, suonava imprecisa. A Jane passò per la mente che forse aveva bevuto e si rimproverò per quel pensiero impietoso. Dover cucinare e badare alla pensione e agli ospiti, con due soli servitori, era più che sufficiente per sfinire una persona e farla sembrare confusa, anche senza le attuali circostanze concomitanti.
Elizabeth scese insieme a George, e le altre donne, raggruppate insieme sulla porta, seguirono con lo sguardo i tre uomini che si allontanavano nella nebbia. George, prima di uscire, le avvertì di tenere la porta chiusa e sprangata fino al loro ritorno. Mandy tirò il catenaccio: poi andarono insieme nella dispensa, che aveva una finestra, per guardare. Le figure degli uomini stavano svanendo nella nebbia, e in pochi attimi scomparvero. Rimasero a guardare quella pesante curva grigia.
All’improvviso Mandy chiese: «E Steve?»
«C’è Diana, con lui,» disse Elizabeth.
«Si finisce per diventare così nervosi,» disse Mandy. Aveva l’aria turbata. «Devo correre di sopra, per star dietro al pranzo.»
Quando Mandy se ne fu andata, Elizabeth chiese: «Da quanto tempo se ne è andato, Peter?»
«Da circa mezz’ora, secondo Marie,» disse Jane.
«Allora può darsi che non gli sia accaduto nulla.»
«Sì.»
Ma attendere così, fissando la nebbia, le tendeva i nervi. Le sue orecchie, pensò, erano più attente degli occhi: era in attesa di un rumore… di uno sparo, per l’esattezza. Fu una scoperta sconvolgente, avere accettato che là fuori vi fosse un pericolo vero, un nemico. Quel pensiero le diede la nausea. Non solo per la paura, benché in quel momento fosse spaventata. C’era anche un senso di ripugnanza. Vedere negli altri un pericolo significava essere in qualche modo legata a loro.
Elizabeth chiese: «Sa se qualcuno ha sentito le previsioni meteorologiche alla radio?»
«No, che io sappia. George la tiene spenta il più possibile. Le pile si stanno scaricando.»
«Sì, immagino.» Guardò fuori dalla finestra. «Mi sembra che non ci siano cambiamenti, là fuori.»
Tacquero. Sembrò che fosse passato molto tempo, prima che le figure dei tre uomini tornassero a materializzarsi. Ma, guardando l’orologio, Jane si accorse che erano stati assenti non più di dieci minuti. Ed erano tre, non quattro. Dunque non avevano trovato Peter. Insieme a Elizabeth, andò ad aprire la porta per farli entrare.
Douglas e Selby tremavano per il freddo. Selby disse:
«Non vedo l’ora di andare a pranzo. E prima ci vorrebbe qualcosa per scaldarmi.»
George tirò il catenaccio, e girò nella serratura la pesante chiave di ferro. Poi si raddrizzò e guardò gli altri.
«Un po’ di esercizio è quello che ci vuole,» disse.
«Che progetti ha?» chiese Selby.
«Inchiodare delle assi alle finestre, qui sotto.»
«Lo ritiene necessario?» chiese Douglas.
Selby disse, lentamente: «Sì, credo che George abbia ragione. È meglio cominciare subito, no?»
«Non sarebbe male.»
Di nuovo la paura, la ripugnanza. Jane disse:
«Sta diventando un assedio, no?»
Elizabeth chiese: «Non avete visto Peter? E gli altri?»
Selby scosse il capo. «Non si riesce a vedere a più di dodici passi di distanza. Ma Peter non era vicino alle cataste di legna; e non credo che sia vicino alla casa. Abbiamo fatto il giro.»
«Allora lo hanno preso,» disse Elizabeth.
L’osservazione cadde nel silenzio. Poi George disse, in tono vivace:
«Per fortuna abbiamo tutto quel legname che avevamo intenzione di adoperare per un capanno nuovo. I pezzi più corti andranno bene come sono. Li metteremo in diagonale… non ne occorrono molti.»
Selby disse: «Però gli spazi che restano debbono essere così piccoli da non lasciar passare un bambino. Altrimenti, sarà tutto tempo perso.»
George lo guardò, incupito. «Sì. Le mostrerò dove sono il martello e i chiodi, e lei e Douglas potrete cominciare subito, mentre io sego le assi più lunghe.»
Jane tornò di sopra, ma i rumori della sega e del martello la seguirono. La carta da lettere era dove l’aveva lasciata, sul tavolo accanto alla finestra. Sedette e la guardò. «Il vecchio Peter, l’uomo di fatica, è scomparso poco fa. A quanto pare è impazzito anche lui, e adesso sono in quattro a vagare nella nebbia. Gli uomini stanno barricando la cantina, per timore che quelli cerchino di entrare…» No, non c’era nulla da dire, nulla da comunicare. Solo… comincio ad avere paura. E a sentirmi sola. Pensò a Mandy, occupata a preparare il pranzo, e pensò di andarle a chiedere se avesse bisogno d’aiuto.
Mandy era sola in cucina. Quando Jane entrò, era in piedi sulla scaletta, e metteva in ordine qualcosa, su uno degli scaffali. Si girò in fretta, posandosi una mano sul petto, e per un momento rischiò di perdere l’equilibrio.
«Oh…» Sorrise, nervosamente. «Mi aveva fatto paura.»
Sul ripiano c’erano dei barattoli, alcuni di conserva, altri di zucchero. Jane disse:
«Mi dispiace, Mandy. Volevo chiederle se posso darle una mano.»
«Oh, grazie, Jane. Ma penso che possiamo arrangiarci da sole.»
Prese la scaletta e, senza un motivo apparente, la mise sotto la finestra. Jane chiese:
«Sbarreranno anche questa finestra?»
«Lei crede di sì?»
«Se hanno paura che qualcuno cerchi di entrare in casa. Da questa parte è al livello del pavimento.»
«Qui c’è sempre qualcuno.»
«Durante il giorno, sì. Ma di notte…»
«Santo Dio!» esclamò Mandy. «Sbarrare le finestre per… I Deeping… il bambino… e il vecchio Peter…»
«Sì,» fece avvilita Jane. «Ma suppongo che niente impedisca loro di presentarsi alla porta, se vogliono tornare.»
«E Andy,» disse l’altra. «Magari vorrebbe rientrare… Non posso credere che sarebbe capace di fare qualcosa di male, così piccolo. E pensare che è là fuori… al freddo, affamato… È terribile.»
George, che stava arrivando in quel momento dal corridoio, domandò: «Cosa c’è di terribile?»
«Andy, là fuori.»
In cantina stavano ancora smartellando. George disse:
«Sì. Selby e Douglas hanno quasi finito. Ho detto loro di venire in salotto, dopo.» Guardò Jane. «Può chiamare gli altri? Tanto, è quasi ora di pranzo.»
Quando furono tutti riuniti, George disse: «Non mi piace ripetermi cento volte, quando non è necessario, ma ci sono due o tre cose che dobbiamo chiarire. Innanzi tutto, non credo che abbiamo seri motivi di preoccuparci, purché facciamo appello al buon senso. Se Peter è… passato dall’altra parte, adesso sono in tre, là fuori. E noi siamo otto.»