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Il suo respiro le scaldava la guancia. «È lui?» chiese Jane. «È lui davvero?»

Douglas la fissò. Lei poté vederlo in volto, più chiaramente. Dietro di loro, l’alba stava spuntando nel cielo.

«Mio Dio, non ne sono sicuro,» disse Douglas. «Dobbiamo cercare di andarcene?»

«Vai tu. Io sono troppo stanca.»

Lui la prese tra le braccia. «Allora resto.»

Le due figure vennero verso di loro, sulla neve, e Jane riconobbe Selby accanto a George. Solo loro due. Allora era tutto a posto. A meno che fosse un’altra trappola, per costringerli a mostrarsi, per evitare che si nascondessero. Ma a lei non importava più, se non per Douglas. Pensò confusamente che, se si fosse avviata verso di loro e l’avessero aggredita, lui avrebbe avuto la possibilità di mettersi in salvo. Avanzò barcollando, cercando di correre, ma lui la seguì. E la figura che poteva essere Selby, a pochi passi di distanza, si era fermata e stava facendo qualcosa. Jane si fermò, e sentì che Douglas la raggiungeva.

Selby si tolse il pesante cappotto, glielo porse.

«Prenda,» disse. «Sarà meglio che adesso lo porti un po’ lei.»

Jane cominciò a ridere e a piangere per il sollievo. «Allora non è…»

«Cosa?» Poi Selby comprese. «Posseduto? Pensava che avessero preso anche noi? No. Avete visto l’incendio?»

Douglas disse: «Sì, l’abbiamo visto. Ma non potevamo essere sicuri.»

George si era tolto il cappotto e lo stava mettendo sulle spalle di Douglas. Disse:

«Non offro i miei stivali, a meno che uno di voi porti il quarantacinque.»

«È finita davvero?» chiese Douglas. «È tutto finito?»

Selby disse: «Sì.» Poi esitò. «Abbiamo pensato che fosse meglio venirvi a cercare, prima che arrivino i soccorsi. Sarebbe difficile spiegare perché vi eravate allontanati, con una notte simile.»

«Spiegare?» chiese Douglas. «Vuol dire…»

George intervenne. «Ne abbiamo discusso. Noi quattro stavamo giocando ai dadi, dopo che gli altri erano andati a letto. Eravamo in sala da pranzo. L’incendio è scoppiato dall’altra parte della casa… forse un mozzicone di sigaretta nel bar, ed è arrivato alle scale prima che noi potessimo fare qualcosa.»

«Pensate che non crederebbero la verità?» chiese Jane.

«E lei, lo pensa?»

Jane scosse il capo. «No, immagino.»

«Una tragedia in montagna,» disse Selby, con voce asciutta, sfinita. «Noi crediamo sempre quello che siamo condizionati a credere. E adesso è meglio che torniamo indietro. In generale, i superstiti non si allontanano molto dalle ceneri.»

Attendevano un po’ più in basso delle rovine della casa quando udirono il suono dell’elicottero. Il sole lì non era ancora sorto, ma a oriente il cielo era luminoso. Il rumore crebbe all’improvviso, quando l’elicottero superò lo sperone. Agitarono le braccia, e lo videro scendere verso di loro.

FINE