Выбрать главу

«Se mi avesse presa, con disinvoltura, come un utensile o un capo di abbigliamento, io mi sarei concessa felicemente, fiera di servire un dio. Ma ha tentato di corteggiarmi come un essere umano al mio stesso livello, e io ne sono stata turbata. L’ho respinto. Ho scoperto una cosa, Jaime. Arman è un debole.»

Gardius bevve il vino, insolitamente a proprio agio. «Ha bisogno di uccidere.»

Più vagamente, Mardien disse: «Il suo corpo esige rispetto. Ed è svelto a usare questo rispetto. È abile con la lingua, ma non ha forza interiore, Jaime. Quando stavate lottando, tu eri battuto. Eri quasi morto. Lo vedevo. Ma rifiutavi di smettere. Arman ne ha avuto paura, e si è arreso. Quando è caduto a terra, è rimasto sdraiato lì passivamente. È una perversità da debole, ch… mi ha disgustato, Jaime.»

«Dov’è adesso?»

Mardien lo guardò seriamente. «Jaime, quando ti ho aiutato non ho posto condizioni. Vorrei porne una adesso.»

«Quale?»

«Che tu non faccia nulla senza prima parlarne con me.»

Si era sporta sul tavolo, di nuovo gli aveva preso una mano tra le sue. Gardius gliele coprì con l’altra mano, strinse. Mardien rispose alla sua stretta, i loro occhi si incontrarono. Gardius sospirò. «Non sono destinato a condurre una vita tranquilla, Mardien.»

«Nemmeno io, Jaime. Saremo felici insieme.»

Gardius disse, con voce sommessa: «Non mi riposerò fino a quando ci saranno schiavi e mercanti di schiavi. Ne ho sofferto troppo.»

«Nemmeno io, Jaime.» Si riappoggiò allo schienale, si lasciò scivolare fino ad avere le spalle e i fianchi sulla stessa diagonale, con le gambe tese in avanti. «Pensavo che Arman promettesse di porre fine alle cattiverie. Ma adesso ne dubito, Jaime. Arman potrebbe essere stato fuorviato.»

Gardius sbuffò. «Fuorviato, è una parola debole per un assassino, uno sfruttatore, un mercante di schiavi, uno stregone.»

Mardien rabbrividì. «Lo so, Jaime. Odio persino pensarci. Perché adesso seicento Otro sono stati tolti alle loro case e condotti in schiavitù.»

«Ma perché?» esclamò Gardius. «Perché? Non vedo nessuna logica. Voi Otro siete davvero pazzi?»

Mardien scosse la testa. «Ovviamente no. La gente dice che siamo pazzi perché siamo individualisti.»

«Siete uno strano popolo, sono d’accordo.»

«Sì, lo siamo, ma non nel modo che credi tu. La nostra stravaganza superficiale, i nostri vestiti, le case, le affettazioni, sono soltanto un riflesso della nostra diversità interiore, e questo è il segreto della nostra razza.»

Gardius, senza parole, bevve ancora un po’ di vino.

«La nostra vittoria sulla morte.»

Gardius la osservava in silenzio.

«Jaime, io ti amo. Unisco la mia vita alla tua. Già una volta sono stata disposta a fare di te uno di noi. Ti amavo allora, ma non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa. Me ne sono accorta e mi ha sorpreso.»

«Non posso diventare un Otro senza aiuto?»

«Oh no. All’inizio ce n’era solo uno, Sagel Domino. La differenza era nel suo cervello. Era fortemente telepatico, sapeva leggere con facilità nella mente, e pensò: «Perché dovrei morire? Se appena prima di morire posso raggiungere un rapporto, un’identità di coscienza con qualcun altro, questo mio corpo se ne andrà, ma la mia coscienza supererà il divario, sopravviverà, e io vivrò per sempre.»

«Si è messo in contatto con il suo migliore amico, ha stabilito un rapporto. E poi scoprirono che il rapporto aveva stimolato il cervello dell’amico, e che anche lui era un Otro. Non era telepatico quanto lui, ma poteva creare il rapporto. Rese Otro alcuni suoi amici, e le loro mogli, e così fece Sagel Domino.

«E adesso siamo in diversi milioni, qualcuno telepatico, qualcuno no. Ma nessuno di noi teme la morte. Quando siamo in pericolo costruiamo un rapporto con qualcuno che ci ama, e la nostra coscienza supera il divario, come un uomo che passa da una nave che affonda a una integra.»

Gardius fece una smorfia. «Sembra che ci sia poca privacy tra di voi.»

Mardien scosse la testa con foga. I setosi capelli biondi si aprirono a ventaglio. «Sì, invece! La nuova anima non avanza pretese. Non c’è conflitto di volontà. La vecchia coscienza ottiene una continua consapevolezza senza interruzione. I vecchi ricordi, poiché non sono saldamente incanalati nei gangli, in breve tempo vanno perduti, ed esiste solo la sensazione di continuità.

«Per la persona che sta per morire è come posare un libro interessante e prenderne un altro. E per la persona che continua a vivere — poiché intratteniamo un rapporto solo con chi amiamo — è la felicità di essere d’aiuto, felicità di sostenere la vecchia personalità.»

Gardius la guardò incuriosito. «E quante persone ci sono dentro di te?»

Mardien trasalì. «Jaime… tu non capisci! Io sono io. Io sono me stessa! Anche se quaranta persone avessero superato la morte in me io sarei sempre me stessa. Infatti, come puoi renderti conto, noi compensiamo con atteggiamenti eccessivamente singolari. Siamo consapevoli del bisogno di individualismo, e della necessità di rassicurare costantemente tale idealismo. Forse esageriamo.

«Altre razze raggiungono una pace malinconica rendendosi simili per quanto possibile, identificandosi esteriormente con la razza. La nostra identificazione è interiore. I simboli esteriori di perseveranza sono superflui. Non ci sono tombe sulle Terre Alte di Alam, non c’è accumulo di ricchezza.

«Mia madre amava il suo giardino. Aveva molti fiori. È morta e tuttavia è vissuta in me. Io non ho alcuna passione per fiori o piante. Mi preoccupo della gente e del futuro e delle piaghe sociali. Così vedi che il legame è solo di consapevolezza. È come se tu volassi sulla regione, e raccogliessi un passeggero; il passeggero si gode il viaggio con te, ma a poco a poco diventa parte del velivolo.»

«Che cosa hai provato quando tua madre è entrata in te?»

«Solo una grande gioia per poterle essere d’aiuto,» disse Mardien seriamente. «Come se l’avessi salvata dall’annegamento. Ho sentito la sua presenza per alcune settimane, come se fosse nella stanza con me, era molto piacevole. Poi gradatamente si è confusa completamente in me.»

«E Arman,» chiese Gardius, «anche lui è un Otro? Vivrà dopo la sua morte?»

Mardien arrossì, annuì con espressione vergognosa. «Sua madre era una Otro. Una dei pochi Otro che i Sommi abbiano mai reso schiavi. Di solito noi Otro ci uccidiamo e sfuggiamo così alla schiavitù.»

«Ma con chi è in rapporto Arman? Con te?»

Mardien si fece ancora più rossa. «Gliel’ho impedito una settimana fa. Non so in che altro modo sia protetto.»

«Spiegami.» disse Gardius. «Perché seicento Otro sono venuti su Maxus come schiavi?»

Mardien rimase un momento in silenzio. Poi disse: «Se non altro, Arman ha risvegliato in noi un senso di responsabilità. Per centinaia di anni siamo stati egoisti, isolati, gelosi del nostro segreto.» Incontrò gli occhi di Gardius. «Quei seicento, Jaime, sono i nostri telepati più sviluppati. Sono le nostre spie. Si inseriranno nelle industrie critiche, e attraverso la telepatia comunicheranno a Fell le tecnologie più segrete.»

«E poi?»

Mardien annuì con un sorriso triste. «E poi… avremmo due stati schiavisti. Lo capisco ora. E lo capiranno anche altri. Ma… possiamo fermarci adesso? La crociata è partita. Seicento di noi sono qui su Maxus. Come possiamo sacrificarli… per niente?»

«La tua enfasi è fuori posto,» disse duramente Gardius.

«Cosa vuoi dire?» gli chiese Mardien sbigottita.

«Ti preoccupi per seicento Otro. Pensa alle centinaia e centinaia di milioni di schiavi che sono già su Maxus.»