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Lo sguardo di Mardien vacillò, si abbassò sul tavolo. «Non ho nulla da dire. Arman è il capo. Non appena le stive della nave saranno piene, tornerà indietro per un altro carico.»

Gardius si sporse in avanti. «Ma deve esserci un centro di autorità tra gli Otro.»

«Oh, sì, gli Anziani, i consigli di territorio. Ma non hanno nessuna particolare autorità. Arman ha organizzato una crociata privata. Gli Armaniti sono gli elementi attivi.»

Gardius tamburellò sul tavolo con le dita. «C’è qualcosa che mi sfugge… qualcosa, da qualche parte. Mi domando se il tuo popolo si rende conto di quanto a lungo dovrà rimanere su Maxus, di quanto bene i Sommi custodiscano i loro segreti, di quanti di loro verranno uccisi.»

«Questo non ha importanza,» gli ricordò Mardien.

«Se tutti gli schiavi fossero Otro,» disse Gardius, «se nessuno degli schiavi temesse la morte, non ci sarebbe più uno stato di schiavi.» Guardò Mardien. «Mi hai sentito? Se i tuoi seicento Otro indottrinassero gli altri schiavi non ci sarebbe più disciplina E di conseguenza il sistema crollerebbe.»

«Se solo il venti percento dei nuovi Otro fosse telepatico…»

«Organizzazione,» disse Gardius. «Ci sarebbe l’organizzazione.»

«Dobbiamo ritornare su Fell, dai telepati che possono mettersi in comunicazione con i seicento.»

«Due cose,» disse Gardius. «Prima Arman. È un ostacolo. Deve essere rimosso. E poi… mio fratello e mia sorella.»

La nave nera ingombrava silenziosa il campo, circondata da un’attività intensa. Uomini ripulivano i tubi, strisciavano sulla superficie per pulire la polvere di meteora dai finestrini. Dal lungo magazzino nero su un lato del campo un argano sosteneva una cinghia interminabile che trasportava una lenta fila di scatole fino a un portello sul fianco della nave. Carri carichi delle casse più pesanti si fermavano su una piattaforma di gravitone sotto il portello di carico e le casse venivano lanciate all’interno e stivate.

Nuvole frastagliate incombevano su Alambar e un vento freddo sospingeva rifiuti lungo il campo. Arman si stava avvicinando alla nave, e il mantello gli batteva contro le gambe. All’interno faceva più caldo. Percorse il corridoio, salì la scaletta fino alla cupola di comando, guardò il campo, verso il tetto verde oliva del palazzo del Patriarca, che si levava enorme in lontananza.

Sollevò le mani, sentì gonfiarsi i muscoli del torace, respirò a fondo. Pace, rilassamento, nessuna preoccupazione, nessuna decisione da prendere. Gli schiavi erano al sicuro fuori dalla sua responsabilità, il carico stava per essere ultimato. Gli si prospettavano tre settimane di dolce far niente.

Pensò a Mardien. Poiché non aveva in mente niente di serio, era tempo di considerare i suoi piaceri. L’aveva respinto. Ma no, non poteva essere. Lui era Arman. Avrebbe dovuto essere fiera di riceverlo. Se l’aveva respinto, l’aveva respinto per troppo tempo.

Guardò la porta della sua cabina. Dall’interno giungevano rumori di qualcuno che si muoveva. Col sangue che gli pulsava nelle orecchie, si diresse alla porta, bussò.

«Sì?» ci fu la risposta. La sua voce era ansiosa, nervosa. Ah, conosceva il suo desiderio. Provò ad aprire la porta. Era chiusa a chiave.

«Mardien,» disse Arman con voce rauca. «Apri la porta.»

«No, Arman.»

«Apri! Io ti voglio, Mardien. Ti prenderò come dovrebbe fare un dio.» La sentì alzarsi in piedi. Scosse rumorosamente la maniglia della porta. «Fammi entrare, o aprirò la porta col fuoco.»

«Benissimo,» disse Mardien con una voce strana.

La porta si aprì. Arman entrò nella stanza. C’era un uomo, con la schiena rivolta alla luce.

Furioso Arman si girò verso Mardien. «Donnaccia… sgualdrina…» Guardò l’uomo che era avanzato di un passo. Arman sbatté le palpebre, curvò le spalle. La mano cadde sulla borsa che portava alla cintura. Gardius sparò per primo.

«Assassinio,» disse il poliziotto, sollevando gli occhi dal cadavere verso Gardius.

«Legittima difesa,» disse Mardien. «È stata legittima difesa. Io l’ho visto.»

«Il morto è Arman,» disse Gardius.

«Me ne rendo conto,» disse il poliziotto. «Qual è il tuo stato?»

«Schiavo,» disse Gardius seccamente.

«Perché, no, Gardius…» protestò Mardien.

Il poliziotto balzò in piedi. «Questo è un crimine terribile!»

«Andiamo a trovare l’Alto Ricognitore,» suggerì Gardius, «e vediamo qual è la sua opinione.»

«L’Alto Ricognitore? Non è necessario disturbarlo per cose come questa.»

«Vorrà sapere di Arman. Sarà interessato.»

L’Alto Ricognitore stava misurando a passi nervosi il pavimento della stanza quando finalmente furono ammessi alla sua presenza. Indossava un lungo mantello di seta nera marezzata, che dava riflessi azzurri dov’era colpita dalla luce e frusciava ritmicamente in sintonia coi suoi passi. Il volto era arrossato, eccitato; sembrava assorto in un problema personale, e prestò poca attenzione ai visitatori.

Mardien e Gardius stavano uno accanto all’altra, e il poliziotto era a un passo di distanza in un sottile atteggiamento di accusa.

L’Alto Ricognitore si fermò di colpo di fronte ai tre. Le sopracciglia si alzarono subitaneamente alla vista di Gardius. Mormorò: «Gardius? Sono stupefatto.»

«Ha commesso un assassinio, tua Signoria,» disse il poliziotto.

«Assassinio? È molto grave. Chi? Quando? Dove? Come?»

«Il mercante di schiavi Arman, signore. Circa un’ora fa con una pistola a ioni.»

«Ah!» L’Alto ricognitore schioccò le dita. «Questo è interessante. Assassinio, dici?»

«Sì, signore. Nella cupola di comando della nave dello stesso Arman.»

«È un faccenda sporca!» L’Alto Ricognitore scosse la testa, poi fece un cenno con la mano. «Puoi andare. Disponi pure del corpo.»

Il poliziotto partì; l’Alto Ricognitore si lasciò cadere su una sedia. «Mio caro Gardius, temo che il tuo entusiasmo ti abbia ficcato nei guai.»

«Non ti capisco.»

L’Alto Ricognitore, con le mani espressivamente rivolte in fuori, disse: «È chiarissimo! L’assassinio è un grave crimine qui su Maxus. Specialmente l’assassinio di un Sommo da parte di uno schiavo. Tu sei uno schiavo, vero? Lo eri una settimana fa, se mi hai informato correttamente.»

«A parte le mie condizioni, Arman non era un Sommo.»

«Era in visita a Maxus con un permesso. Perciò gli vengono accordati i privilegi di un Sommo. Così dev’essere, e noi non facciamo eccezioni, altrimenti il nostro commercio con i pianeti stranieri si ridurrebbe a niente.»

«È stata legittima difesa, tua signoria,» disse Mardien.

«Niente scuse,» dichiarò l’Alto Ricognitore. «Non ci sono giustificazioni. Uno schiavo non può valutare così altamente la sua vita. Potete pensare che sia legalista, ma queste sono regole sulle quali basiamo la nostra civiltà.»

«Ma,» sottolineò indignato Gardius, «mi hai assunto tu per uccidere Arman.»

«Le circostanze erano differenti. Un evento che ha luogo sul pianeta Fell io posso approvarlo o disapprovarlo su basi personali. Qui, su Maxus, devo far rispettare la legge.»

Disperatamente, Mardien disse: «Tu non conosci le circostanze, Signore! Io ho comprato Gardius al Distributore. Era nella mia cabina. Arman ha chiesto che lo facessi entrare. Io gli ho detto di andarsene, e lui ha minacciato di bruciare la porta. Lui… lui aveva in mente di usarmi violenza. Ho aperto la porta e quando ha visto Jaime ha subito estratto la pistola per sparargli. Ma Jaime ha sparato per primo, in difesa mia e sua. Ha agito come mia guardia, come mio protettore.»

L’Alto Ricognitore si massaggiò pensieroso il mento. «Vi sottomettereste all’esame ipnotico sulla base di questa testimonianza?»