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Il Patriarca aprì e richiuse la bocca senza emettere alcun suono. L’Alto Ricognitore avanzò lentamente, fino a fissare Gardius negli occhi. Disse: «Non ti presenti certo con una scoperta nuova.»

«Che cosa vuole?» gracchiò il Patriarca. «Se è un assassino…»

Gardius spostò lo sguardo sul Patriarca, sorrise debolmente. «Voi vivete in un’atmosfera di paura. Non preferireste un mondo felice, senza l’abisso tra padrone e schiavo, senza i circuiti penali, senza la sferza, senza la degradazione di entrambe le parti? Non preferireste un mondo di gente che goda di pari condizioni, e che cooperi al beneficio di tutti?»

L’Alto Ricognitore disse: «Non è affatto una questione di preferenza. Questa è la società in cui viviamo. Solo un cataclisma potrebbe cambiarla.»

«Allora ci sarà un cataclisma.»

L’Alto Ricognitore socchiuse gli occhi. «Ci stai minacciando?»

«Sì,» disse Gardius. «Vi sto minacciando.»

Ci fu una pausa.

«E quando avverrebbe questo cataclisma?»

«In questo stesso momento.»

Il Patriarca era scivolato verso l’arazzo color senape, e nascondeva una mano dietro la schiena. «Aspetta!» lo fermò Gardius. «Aspettare vi conviene.»

La guardia, chiamata dal segnale del Patriarca, entrò. «Portalo fuori,» ansimò gutturalmente il Patriarca. «Uccidilo.»

L’Alto Ricognitore alzò una mano. «Aspetta, Magnificat, aspetta. Forse quest’uomo ha qualcosa da dirci.»

Gardius sembrò ascoltare qualcosa nell’aria. Girò improvvisamente la testa, disse: «Sì, infatti. Vi informo che circa un milione di Sommi è morto negli ultimi trenta secondi.»

«Cosa?»

«C’è una finestra vicina che dà sulla via?»

L’Alto Ricognitore si voltò, lanciò un’occhiata calcolatrice al Patriarca, che irrigidito lo fissava con occhi scuri e sbarrati nel volto pallido. Con fare deciso, l’Alto Ricognitore disse: «Da questa parte.»

Attraversò a lunghi passi rapidi la porta che si apriva su un salone buio dal soffitto a botte, scostò i tendaggi di velluto davanti a un’alta finestra, guardò fuori e verso il basso, e vide una brulicante confusione, un intrico di meccanismi rotti, grumi di corpi morti.

Le spalle dell’Alto Ricognitore si curvarono in avanti. Le mani strinsero convulsamente i tendaggi. Con voce rauca, il Patriarca disse: «Che succede? Fammi vedere.» Si avvicinò alla finestra con una spinta, abbassò la testa. «Oh!»

«Avremmo preferito una dimostrazione meno sanguinosa,» disse Gardius, «ma questo è uno spettacolo che i Sommi capiscono. Ad Alambar, a Crevecoar, a Beloat, a Murabas, in ogni città di Maxus, ogni veicolo guidato da schiavi che trasportasse Sommi Signori è un rottame contorto e schiacciato. Le vie sono piene di rottami.»

L’Alto Ricognitore girò la testa, con occhi fiammeggianti. «Ci saranno punizioni terribili per questo delitto. Scorreranno fiumi di sangue, ci saranno distese di bianche ossa di Orth.»

Gardius scosse la testa. «Voi non capite il nostro potere. Vi circondiamo, vi teniamo in pugno come una manciata di acini d’uva. Adesso il pugno ha nerbo, disciplina. Quando viene dato l’ordine di stringere, il pugno si stringe e un altro milione di Sommi muore.»

L’Alto Ricognitore si portò le mani ai capelli. Un riflesso condizionato lo fece fermare di scatto prima di scompigliare i riccioli impastati. Riabbassò le mani.

Gardius disse: «Dobbiamo raggiungere un accordo, adesso, entro un’ora. Altrimenti, quando sarà passata un’ora, non ci saranno più Sommi Signori su questo pianeta. Il cataclisma di cui parlavate è venuto. Ebbene, cosa dite?»

L’Alto Ricognitore guardò il Patriarca. In un sussurro rauco, il Patriarca disse: «È un pazzo.»

Gardius rise. «Fate gli indifferenti. Allora ascoltate… ma no, non potete udire.» Inclinò la testa come se stesse udendo un suono molto debole ma molto significativo. Sollevò lo sguardo.

«Nella Diga di Glauris è stata aperta una falla. Sul Fondo di Glauris è notte. I Sommi Signori dormono nelle capanne di piacere, nelle grandi locande, sulle chiatte lungo il Petalo Giallo. È la notte del solstizio d’estate, la notte della Convocazione dei Sommi.» Fece una pausa.

«Il Mare Pheresan adesso scorre sul Fondo di Glauris, a una profondità di cento piedi, e un altro milione di Sommi è morto, inclusi ventimila dei Lord.»

«L’Alto Ricognitore andò alla parete, parlò in un telefono. «Dammi il Rolite Nauton Hotel… svelto… Non risponde? La Stazione di Manutenzione di Glauris… svelto… Sì, sì, adesso ascolta, guarda verso il Fondo. Cosa vedi?… Non strillare!» La voce stessa dell’Alto Ricognitore era uno strillo. «Acqua?»

Alla cieca riattaccò il telefono alla parete, si rivolse al Patriarca. «Ci stanno dissanguando a morte, Magnificat… dissanguando completamente… i primi uomini della galassia!»

«Bene, qual è la vostra parola?» disse Gardius.

«Non abbiamo parole.»

«Allora ci saranno altri morti.»

Lo fissarono. Sembrava più alto, incombente, il suo volto era autoritario. Essi erano rimpiccioliti, rinsecchiti, deboli come mummie nelle loro vesti scarlatte.

«Cos’altro potete fare?»

«Possiamo ridurre in macerie questo palazzo e tutta Alambar per un raggio di miglia. E ogni vita sarà distrutta. Tu morirai, Ricognitore, e tu morirai, Patriarca.»

«E tu morirai,» osservò l’Alto Ricognitore. Nella sua voce non c’era più rabbia, né arroganza. Adesso stava mercanteggiando, cercando di ottenere un vantaggio, cedevole come un’anguilla.

Gardius sorrise. «Morire? Io non ho paura di morire. Migliaia e migliaia di schiavi sono appena morti uccidendo i Sommi. Morire non è nulla, è immateriale. Adesso siamo tutto Otro.»

«Vedi, vedi,» piagnucolò il Patriarca. «Sapevo che avremmo dovuto fermarli.»

«Cosa vuoi che facciamo?» chiese l’Alto Patriarca.

«Il Patriarca deve andare al telefono e ordinare a tutte le guardie in uniforme, alla milizia e ai poliziotti di ritirarsi nelle loro baracche. Devono lasciare tutte le armi alla porta. Il pannello centrale del Controllo Penale deve essere abbandonato. Poi deve richiedere il collegamento per una comunicazione planetaria, e annunciare che su Maxus non ci sono più schiavi né Sommi, che tutti sono uomini liberi, e che verrà formato un governo rappresentativo.»

«No!» gemette il Patriarca.

Gardius attese in silenzio. L’Alto Ricognitore disse: «Come distruggerete il palazzo?»

«Faremo esplodere le centrali elettriche — tutte e tre, Ricognitore — che supportano la stazione fortificata. Viene a mancare la corrente nei gravitoni, la stazione cade: un quarto di milione di tonnellate dall’altezza di dieci miglia. Cadrà come il giorno del giudizio. Alambar sarà un vaso rotto. Il palazzo sarà una scheggia.»

Il Patriarca barcollò, si sostenne afferrandosi ai tendaggi di velluto. L’Alto Ricognitore si girò verso di lui, pieno di autorità. «Ha vinto. Il nostro giorno si è concluso. Obbediscigli.»

L’ombra di vecchie abitudini lottò sul volto del Patriarca. Si artigliò ai tendaggi di velluto e tentò di mantenere il lungo corpo eretto e minaccioso. «Obbediscigli!» disse aspramente l’Alto Ricognitore.

«No,» gridò il Patriarca. «Non posso. Non voglio. È impensabile.»

L’Alto Ricognitore estrasse una piccola pistola, bruciò il Patriarca dalla testa ai piedi. L’alto corpo crepitò come uno spaventapasseri in fiamme.

«Farò io l’annuncio,» disse l’Alto Ricognitore. Andò al telefono sulla parete.

«Non ci sono più schiavi su Maxus…»

FINE