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Azzardo cercò di farlo entrare nella casa di pietra e di zolle, ma lo strutturatore insisté che doveva rimanere accanto alla principessa, per farle da interprete. E vicino a Tenar, pensò, senza dirlo, per proteggerla. Per lasciare che si rattristasse. Ma Alder aveva finito di affliggersi. Aveva passato a lei la propria afflizione. A tutti loro. La sua gioia…

L’erborista arrivò dalla scuola e colmò di premure Azver, gli mise sulle spalle un mantello invernale. Quello rimase seduto a dormicchiare, stremato e febbricitante, senza badare agli altri, vagamente irritato dalla presenza di tante persone nel dolce silenzio della sua radura, osservando la luce del sole che calava lentamente tra le foglie. La sua veglia fu ricompensata quando la principessa andò da lui, gli si inginocchiò di fronte, guardandolo in viso con sollecitudine e rispetto, e gli disse: — Signore, il re desidera parlarti.

Lo aiutò ad alzarsi, come se fosse un vecchio. Lui non se ne curò. — Grazie, gainha - disse.

— Non sono regina — replicò la giovane, con una risata.

— Lo sarai — disse lo strutturatore.

C’era l’alta marea del plenilunio, e la Delfino dovette attendere la stanca per superare le scogliere di Armed Cliff. Tenar non sbarcò nel porto di Gont fino a metà mattina, e poi dovette percorrere il lungo tragitto in salita. Era quasi il tramonto quando attraversò Re Albi e imboccò il sentiero sulla scogliera che conduceva a casa.

Ged stava innaffiando i cavoli, ben cresciuti ormai.

Si drizzò e guardò la moglie che si avvicinava, con occhi di sparviero, corrugando la fronte. — Ah — disse.

— Oh, mio caro — disse lei. E affrettò il passo, mentre il marito le andava incontro.

Era stanca. Era contentissima di sedere con lui con un bicchiere di buon vino rosso di Scintilla e osservare la sera dell’inizio dell’autunno accendersi d’oro su tutto il mare occidentale.

— Come faccio a raccontarti tutto? — disse.

— Raccontalo al contrario — rispose Ged.

— D’accordo. Lo farò. Volevano che restassi, ma io ho detto che volevo tornare a casa. Ma c’è stata una riunione del consiglio, sai, una riunione del Consiglio reale, per il fidanzamento. Ci sarà un matrimonio sontuoso e via dicendo, naturalmente, ma non penso di dover andare. Perché loro in realtà si sono sposati allora. Con l’Anello di Elfarran. Il nostro anello.

Ged la guardò e sorrise, l’ampio sorriso dolce che soltanto lei aveva visto sul suo viso… almeno, così pensava lei, forse a torto, forse a ragione.

— Sì? — fece il marito.

— Lebannen è entrato e si è fermato alla mia sinistra, e poi Seserakh è entrata e si è fermata alla mia destra. Davanti al trono di Morred. E io ho alzato l’anello. Come ho fatto quando lo abbiamo portato a Havnor, ricordi? Sulla nave, facendolo brillare al sole? Il re lo ha preso, lo ha baciato, e me lo ha restituito. E io l’ho messo al braccio di Seserakh… non le è arrivato che al polso… Non è una donna piccola. Oh, dovresti vederla, Ged! Che splendida creatura è, che leonessa! Lebannen ha trovato pane per i suoi denti… E tutti hanno acclamato. E ci sono stati festeggiamenti, e via dicendo. E così io sono potuta partire.

— Continua.

— Al contrario?

— Al contrario.

— Bene. Prima di quell’evento ci sono stati gli avvenimenti di Roke.

— Roke non è mai semplice.

— No.

Bevvero il vino rosso in silenzio.

— Parlami dello strutturatore.

Tenar sorrise. — Seserakh lo chiama il guerriero. Dice che solo un guerriero può innamorarsi di un drago.

— Chi lo ha seguito nella terra desolata, quella notte?

— Lui ha seguito Alder.

— Ah! — esclamò Ged, sorpreso, e con una certa soddisfazione.

— E lo hanno seguito anche altri maestri. E Lebannen, e Irian…

— E Tehanu.

Silenzio.

— È uscita dalla casa. Quando sono andata fuori, lei era scomparsa. — Un lungo silenzio. — Azver l’ha vista. Nella luce dell’alba. Sull’altro vento…

Silenzio.

— Sono scomparsi tutti. Non ci sono più draghi a Havnor o nelle isole occidentali. Onice ha detto: come quel luogo d’ombra e tutte le ombre che lo popolavano si sono ricongiunti al mondo della luce, così i draghi hanno riacquistato il loro vero regno.

— Abbiamo rotto il mondo per renderlo integro — fece Ged.

Dopo una lunga pausa, Tenar mormorò: — Lo strutturatore pensa che Irian tornerà nel Bosco immanente, se lui la chiamerà.

Il marito parlò solo dopo un’altra pausa. — Guarda là, Tenar.

Lei guardò nella direzione in cui lui stava guardando, la distesa d’aria ormai buia sopra il mare occidentale.

— Se lei verrà, arriverà da là — disse l’uomo. — E se non verrà, sarà là.

La moglie annuì. — Lo so. — Aveva gli occhi colmi di lacrime. — Lebannen mi ha cantato una canzone, sulla nave, mentre stavamo tornando a Havnor. — Lei non sapeva cantare e ne sussurrò le parole: — Oh, mio gaudio, va’ in libertà…

Ged spostò lo sguardo verso le foreste, la montagna, le alture su cui stava scendendo l’oscurità.

— Raccontami… — disse Tenar. — Raccontami cos’hai fatto mentre io ero via.

— Ho badato alla casa.

— Hai passeggiato nella foresta?

— Non ancora — rispose il marito.

FINE