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Non si alzò.

— Così è lei — disse, porgendomi la mano. — Sono felice di conoscerla. Come devo chiamarla?

— John andrà benissimo — dissi.

Fece un piccolo cenno a Larry che uscì dalla stanza.

— Fa freddo là fuori. Si versi da bere, John. È sullo scaffale. — Indicò un punto alla sua sinistra. — E già che c’è mi porti un bicchiere. Due dita di bourbon in un bicchier d’acqua. È tutto.

Annuii e feci come mi aveva detto.

— Si sieda. — Indicò una sedia vicina mentre mi riavvicinavo alla sua. — Ma prima mi faccia vedere l’aggeggio che ha portato.

Disfeci il pacco e gli porsi l’elmetto con entrambe le mani. Lo studiò, aggrottando le sopracciglia, girandolo da tutte le parti. Lo alzò e se lo mise in testa.

— Niente male — disse, e poi sorrise per la prima volta, diventando per un momento il volto che avevo conosciuto dai notiziari in passato.

Si tolse l’elmetto e lo posò sul pavimento.

— Veramente niente male — disse. — Niente a che vedere con gli strumenti dei vecchi tempi. Ma poi David Fentris l’ha costruito. Sì, ce ne ha parlato… — Prese il bicchiere e bevve una sorsata. — Lei è il solo che è riuscito a servirsene, evidentemente. Cosa ne pensa? Servirà a qualcosa?

— Sono rimasto in contatto soltanto per un paio di secondi, così ho ricevuto solo la sensazione di continuare, niente più di una traccia. Ma, sì, ho avuto la sensazione che se avessi avuto più tempo sarei riuscito a modificare i suoi circuiti.

— Dica, perché non è riuscito a salvare Dave.

— Nel messaggio che mi ha lasciato, ha indicato il fatto di essere stato distratto alla sua stazione di accesso al computer. Probabilmente il rumore ha coperto il ronzio.

— Perché questo messaggio non è stato conservato?

— L’ho cancellato per ragioni non connesse al caso.

— Che ragioni?

— Mie personali.

Il suo volto si indurì leggermente.

— Ci si può cacciare in un mucchio di guai sopprimendo le prove, ostacolando la giustizia.

— Allora abbiamo qualcosa in comune, non è vero signore?

I suoi occhi si fissarono nei miei con un’espressione che in precedenza avevo incontrato solo in chi ce l’aveva a morte con me. Mantenne fisso lo sguardo per qualche secondo, poi lo abbassò e sembrò rilassarsi.

— Don ha detto che ci sono molti punti su cui non vuole essere interrogato — disse infine.

— È verissimo.

— Non ha tradito nessuna confidenza, ma ha dovuto dirmi qualcosa su di lei.

— Immagino.

— Sembra che abbia un’enorme stima di lei. Eppure, ho cercato di fare qualche piccola indagine personale sul suo conto.

— E…?

— Non potrei… e le mie fonti sono ottime in quel genere di cose.

— E allora…?

— E allora, ho fatto alcune riflessioni, alcune speculazioni… Il fatto che le mie fonti non abbiano trovato nulla è interessante di per sé. Probabilmente è anche molto rivelatore. Mi trovo in una posizione particolarmente favorevole per prendere coscienza del fatto che non c’è stata un’aderenza perfetta agli statuti delle registrazioni qualche anno fa. Non c’è voluto molto tempo per la maggior parte delle persone implicate (direi, anche meglio, «quasi tutti») per dimostrare che la loro esistenza è stata realmente registrata. E c’erano tre grandi categorie: quelli che ignoravano, quelli che disapprovavano e quelli che si sentivano attratti da una vita illecita. Io non sto tentando di giudicarla o classificarla. Ma so che esiste un certo numero di non individui che passano nella società senza gettare ombre, e mi è venuto in mente che lei potrebbe essere uno di loro.

Assaggiai il mio liquore.

— E se fosse? — chiesi.

Mi sorrise per la seconda volta, senza dire una parola. Mi alzai ed attraversai la stanza diretto verso il punto in cui stimavo dovesse essere stata la sua sedia.

— Non penso che potrebbe reggere ad un’inchiesta — disse.

Non risposi.

— Non dice nulla?

— Che cosa vuole che dica?

— Potrebbe chiedermi che cosa ho intenzione di fare. Non tema, non voglio fare proprio niente. Così torni indietro e si sieda.

Annuii e mi sedetti.

— Sono qui per aiutarla, signore. Nessuna domanda. Questo era il contratto, se ho capito. Se ci fosse qualche cambiamento, mi piacerebbe saperlo subito.

Tamburellò sul bracciolo con le dita.

— Non ho intenzione di crearle delle difficoltà — disse. — Il fatto concreto è che ho bisogno di un uomo come lei, ed ero abbastanza sicuro che Don riuscisse a trovarlo. La sua insolita manovrabilità e la dichiarata conoscenza dei computer, insieme alla sua destrezza in certi campi, la rende l’uomo giusto. Ci sono molte domande che vorrei farle.

— Prosegua — dissi.

— Non ancora. In seguito, se ne avremo il tempo. Tutto questo sarà materiale prezioso per un rapporto che sto stendendo. Molto più materiale (per me, personalmente)… ci sono cose che io voglio dirle.

Mi accigliai.

— Nel corso degli anni — continuò — ho imparato che l’uomo migliore per mantenere un segreto è un individuo di cui si conoscono i segreti.

— Ha intenzione di confessare qualcosa? — chiesi.

— Non so se «intenzione» sia il termine esatto. Forse sì, forse no. In ogni modo, però, qualcuno tra coloro che lavorano per difendermi deve conoscere tutta la storia. Qualcun altro da qualche parte può aver bisogno di aiuto… e lei è l’individuo ideale per sentirmi.

— Posso assicurare — dissi — che è al sicuro con me come io lo sono con lei.

— Ha qualche idea sul motivo per cui questa faccenda mi preoccupa tanto?

— Sì — dissi.

— Sentiamo.

— Lei si è servito del Boia per eseguire qualche azione o serie di azioni… illegali, immorali, quello che preferisce. Non si tratta evidentemente di una faccenda di registrazioni. Solo lei ed il Boia ne sapete qualcosa. Sente che è stato sufficientemente vergognoso che quando quello strumento è riuscito ad apprezzare completamente la portata della cosa, ha avuto una crisi che può averlo portato alla decisione finale di punirla per il modo in cui se n’è servito.

Abbassò gli occhi, fissando il bicchiere.

— Centrato — disse.

— Eravate tutti coinvolti?

— Sì, ma io sono stato l’operatore quando la cosa è successa. Capite… noi… io… ho ucciso un uomo. In effetti, è cominciato tutto come una celebrazione. Quel pomeriggio abbiamo ricevuto la notizia che il progetto si era chiarito. Tutto era in ordine e l’approvazione finale era pervenuta regolarmente. Il via era fissato per quel venerdì. Leila, Dave, Manny ed io… cenammo insieme. Eravamo di ottimo umore. Dopo cena, continuammo a festeggiare ed in qualche modo la festa si trasferì alle installazioni.

Con il passar delle ore, un numero sempre crescente di assurdità ci sembrarono sempre più normali, come capita talvolta. Decidemmo… non ricordo da chi partì l’idea… che anche il Boia avrebbe dovuto partecipare ai festeggiamenti. Dopo tutto, in realtà, la festa era dedicata a lui. Non passò molto tempo che l’idea ci sembrò splendida e stavamo discutendo come realizzarla… capisce, eravamo nel Texas ed il Boia era al Centro Spaziale in California. Riunirci a lui era fuori discussione. D’altra parte, la stazione di teleoperazioni era di fronte a noi. La decisone fu di attivarlo e fare i turni lavorando come operatori. C’era già una coscienza rudimentale allora, e sentimmo che era giusto entrare in contatto con lui per comunicargli la bella notizia. E lo facemmo.

Sospirò, bevve un’altra sorsata, mi fissò.