Sapeva di non possedere ancora la chiave che apriva la porta. E non poteva accadere qui, l’ira degli dei era troppo grande perché lei potesse penetrarla. Ma dove trovare la Chiave, o perfino la porta?
Quella danza di colori la stordiva, non riusciva a vedere e neppure a pensare. E poi sentì una voce, una piccola voce, e delle mani la tirarono per le vesti. «Raistlin...» sentì che la voce diceva, il resto delle parole andò smarrito. Ma d’un tratto la sua mente si schiarì. I colori sparirono, così come la luce, lasciandola sola in quella tranquilla oscurità che leniva la sua anima.
«Raistlin,» mormorò. «Lui ha cercato di dirmelo...»
Ma quelle mani la stringevano ancora. Con fare assente se le staccò di dosso e le spinse via.
Raistlin l’avrebbe condotta fino al Portale, l’avrebbe aiutata a trovare la Chiave. Il male si rivolge contro se stesso, aveva detto Elistan. Così Raistlin l’avrebbe aiutata senza volerlo. L’anima di Crysania cantava un inno di gioia a Paladine. Quando tornerò nella mia gloria, con la bontà in mano, quando tutto il male del mondo sarà stato vinto, allora lo stesso Raistlin vedrà la mia potenza, e finirà per capire e credere.
«Crysania!»
Il suolo tremò sotto i piedi di Crysania, ma lei non si accorse del tremito. Sentì una voce che chiamava il suo nome, una voce sommessa, rotta da colpi di tosse.
«Crysania,» disse ancora la voce. «Non c’è molto tempo. Fai presto!»
La voce di Raistlin! Guardandosi intorno con occhi spiritati, Crysania lo cercò, ma non vide nessuno. E poi si rese conto che stava parlando alla sua mente, che la stava guidando. «Raistlin,» mormorò, «ti sento. Sto arrivando.»
Voltandosi, corse lungo la corsia e uscì dal Tempio. Il grido del kender alle sue spalle cadde su orecchie sorde.
«Raistlin?» si chiese Tas, perplesso, guardandosi intorno. Poi capì. Crysania stava andando da Raistlin! In qualche modo, magicamente, lui la stava chiamando e lei lo avrebbe trovato! Tasslehoff si precipitò a sua volta fuori nel corridoio del Tempio, inseguendo Crysania. Certo, avrebbe indotto Raistlin a riparare il congegno...
Una volta fuori, Tas guardò nelle due direzioni, e vide subito Crysania. Ma il cuore quasi gli balzò dal petto: correva così rapidamente che aveva raggiunto l’estremità del corridoio.
Accertandosi che i frammenti del congegno frantumato fossero al sicuro nella sua borsa, Tas, con espressione risoluta, si lanciò all’inseguimento di Crysania, tenendo d’occhio le bianche vesti svolazzanti.
Sfortunatamente la cosa non durò molto a lungo. Crysania scomparve ben presto dietro un angolo.
Il kender corse come non aveva mai corso prima, neppure quando gli immaginari terrori del Bosco di Shoikan l’avevano perseguitato. Il ciuffo dei capelli sbatteva al vento dietro di lui, le sue borse gli rimbalzavano intorno all’impazzata, spargendo fuori il loro contenuto, lasciandosi dietro una scia luccicante di anelli, braccialetti e altri ninnoli.
Stringendo saldamente la borsa che conteneva il congegno magico, Tas raggiunse l’estremità del corridoio e slittò intorno ad essa, andando a sbattere, nella fretta, contro la parete opposta. Oh, no! Il cuore, dopo avergli sobbalzato in petto, gli cadde ai calcagni con un tonfo. Cominciò a desiderare, con uno scatto irritato, che il suo cuore se ne stesse tranquillo. Le sue acrobazie cominciavano a dargli la nausea.
Il corridoio era gremito di chierici, tutti vestiti di bianco! Come avrebbe mai potuto rintracciare Crysania? Poi la intravide a metà strada verso il fondo del corridoio, i suoi capelli neri che luccicavano alla luce delle torce. Vide anche che i chierici si giravano di scatto sulla sua scia, urlando o fissandola furiosamente.
Tas si lanciò al suo inseguimento, mentre la speranza rinasceva in lui: nella sua fuga precipitosa Crysania era adesso ostacolata dalla folla nel Tempio. Il kender sfrecciò in mezzo a loro ignorando le grida d’indignazione, sottraendosi alle mani che cercavano di afferrarlo.
«Crysania!» urlò disperato.
La folla di chierici nel corridoio diventava più fitta, tutti si affrettavano verso le uscite interrogandosi sugli strani tremiti del suolo e cercando d’indovinare quello che preannunciavano.
Tas vide Crysania fermarsi più di una volta, facendosi largo a spintoni in mezzo alla gente. Si era appena liberata quando Quarath sbucò da dietro l’angolo, chiamando il Gran Sacerdote. Senza guardare dove stava andando, Crysania gli finì addosso, e lui l’afferrò.
«Fermati, mia cara!» gridò Quarath, scuotendola, convinto che fosse in preda a un attacco d’isterismo. «Calmati!»
«Lasciami andare!» Crysania cercò di divincolarsi dalla sua stretta.
«È impazzita per il terrore! Aiutatemi a tenerla!» gridò Quarath ai numerosi chierici che si trovavano lì accanto.
D’un tratto Tas si rese conto che Crysania appariva impazzita. Adesso che si stava avvicinando a lei, poteva vedere la sua faccia. I suoi capelli neri erano una massa aggrovigliata, i suoi occhi erano infossati, d’un grigio cupo, del colore d’un grappolo di nubi tempestose, e il suo volto era arrossato per lo sforzo. Pareva non sentisse niente, nessuna voce penetrava la sua coscienza, salvo, forse, una.
Altri chierici l’afferrarono, a un ordine di Quarath. Urlando in maniera incoerente, Crysania lottò anche contro di loro. La disperazione le dava forza e più di una volta fu quasi sul punto di sfuggir loro. Le sue vesti bianche si laceravano fra le mani dei chierici mentre cercavano di trattenerla. A Tas parve di vedere del sangue sul volto di più d’un chierico. Arrivando di corsa, Tas stava per saltare sulla schiena del più vicino dei chierici, dandogli una botta in testa, quando venne accecato da una luce sfolgorante che fece immobilizzare tutti, perfino Crysania.
Nessuno si mosse. Tutto ciò che Tas riuscì a sentire per qualche istante furono gli ansiti di Crysania che cercava di respirare, così come l’ansimare affannoso di quelli che avevano cercato di fermarla.
Poi, una voce parlò.
«Gli dei stanno arrivando,» disse la voce musicale dal centro della luce, «per mio ordine...»
Il suolo sotto i piedi di Tasslehoff sobbalzò, sollevandosi in aria, scagliando via il kender come una piuma. Poi, scese rapidamente mentre Tas continuava a salire, per schizzare un’altra volta in alto e andargli incontro mentre scendeva. Il kender andò a sbattere contro il pavimento. L’impatto mozzò il fiato nel suo piccolo corpo.
Nell’aria vi fu un’esplosione di polvere e vetro e schegge, urla e grida e schianti. Tas non potè far niente se non lottare per cercare di respirare. Disteso sul pavimento di pietra, mentre questo sobbalzava e oscillava sotto di lui, guardò con stupore le colonne che si crepavano e si sbriciolavano, le pareti che si spezzavano, i pilastri che cadevano, e la gente che moriva.
Il Tempio di Istar stava crollando.
Strisciando carponi, Tas cercò disperatamente di non perdere d’occhio Crysania, la quale pareva ignara di ciò che stava accadendo intorno a lei. Adesso, in preda al terrore, quelli che l’avevano trattenuta la lasciarono andare e Crysania, sentendo sempre soltanto la voce di Raistlin, tornò a rimettersi in cammino. Tas urlò, Quarath si era lanciato verso di lei, ma proprio mentre il chierico stava per raggiungerla, una gigantesca colonna di marmo accanto a lei traballò e si abbatté al suolo.
Tas trattenne il respiro. Per qualche istante non riuscì a vedere niente, poi la polvere di marmo si depositò. Di Quarath era rimasta soltanto una massa sanguinolenta sul pavimento. Crysania, in apparenza illesa, stava fissando stordita l’elfo, il cui sangue era schizzato dappertutto sulle sue vesti bianche.
«Crysania!» urlò Tasslehoff con voce roca. Ma lei non lo sentì. Invece si voltò e s’inoltrò incespicando in mezzo alle rovine, senza vedere nulla, senza sentire nulla, salvo quella voce che adesso la chiamava più urgentemente che mai.
Alzatosi in piedi barcollando, con il corpo dolorante e pieno di lividi, Tas la rincorse. Quando furono quasi in fondo al corridoio, Tas vide Crysania girare a destra e scendere una rampa di scale.