Agitò la mano e Tika e Caramon si girarono e videro l’informe fagotto di cenci in piedi sulla soglia della loro camera da letto. Soltanto che adesso al fagotto erano spuntati due occhi neri e sospettosi.
«Me affamata,» disse il fagotto rivolto a Tas, in tono di accusa. «Quando mangiamo?»
«Sono andato a cercare Bupu,» spiegò con orgoglio Tasslehoff Burrfoot.
«Ma in nome dell’abisso, cosa può volere Dama Crysania da una nana dei burroni?» esclamo Tika, completamente sconcertata. Condotta Bupu in cucina, le aveva dato un po’ di pane raffermo e mezzo formaggio, poi l’aveva mandata fuori: l’odore di una nana dei burroni non contribuiva per nulla a rendere una casa più confortevole. Bupu era tornata felice nel rigagnolo, dove aveva arricchito il suo pasto bevendo l’acqua d’una pozzanghera in mezzo alla strada.
«Oh, ho promesso che non l’avrei rivelato,» dichiarò Tas con aria d’importanza. Il kender stava aiutando Caramon ad affibbiarsi l’armatura: un compito piuttosto impegnativo, dal momento che l’omone era considerevolmente più grasso dell’ultima volta che l’aveva indossata. Sia Tika sia Tas finirono col trovarsi inzuppati di sudore, tirando cinghie, spingendo e pungolando i cuscinetti di grasso per convincerli a starsene al loro posto sotto il metallo.
Caramon grugnì e gemette, quasi il ritratto d’un uomo che venisse stirato sulla ruota della tortura.
L’omone si leccò le labbra e rivolse più d’una volta lo sguardo colmo di desiderio verso la camera da letto e la fiaschetta che con tanta indifferenza Tika aveva buttato in un angolo.
«Oh, suvvia, adesso, Tas,» lo blandì Tika, ben sapendo che il kender non sarebbe riuscito a mantenere un segreto neppure per salvarsi la vita. «Sono sicura che Dama Crysania non avrebbe niente da ridire...»
Il volto di Tas si contorse per l’angoscia. «Mi... mi ha fatto promettere e giurare su Paladine, Tika!». La faccia del kender divenne solenne. «E tu sai che Fizban, voglio dire Paladine, ed io siamo amici intimi.» Il kender fece una pausa. «Succhiati dentro la pancia, Caramon.» ordinò, irritato. «Ma come hai fatto a ridurti in queste condizioni?»
Appoggiando un piede sulla coscia dell’omone, Tas tirò. Caramon uggiolò per il dolore.
«Sono in forma,» borbottò rabbioso l’omone. «È l’armatura. Si è ristretta o qualcosa del genere.»
«Non sapevo che questo tipo di metallo si restringesse,» dichiarò Tas, con interesse. «Scommetto che bisogna scaldarlo! Come ci sei riuscito? Oppure da queste parti ha fatto caldo, ma caldo davvero?»
«Oh, chiudi il becco!» ringhiò Caramon.
«Cercavo soltanto di esserti di aiuto» disse Tas offeso. «Comunque... oh, a proposito di Dama Crysania.» Il suo volto assunse un’espressione altera. «Ho fatto il mio giuramento più sacro. Tutto quello che posso dire è che ha voluto che le raccontassi tutto quello che riuscivo a raccontare su Raistlin. E l’ho fatto. E ciò ha a che fare con questo. Dama Crysania è davvero una persona meravigliosa, Tika,» continuò Tas, con voce solenne. «Potresti non averlo notato, ma io non sono molto religioso. Di regola i kender non lo sono. Ma non c’è bisogno di essere religiosi per sapere che c’è qualcosa di davvero buono in Dama Crysania. Ed è anche sveglia. Forse anche più sveglia di Tanis.»
Gli occhi di Tas erano pieni d’importanza e di mistero. «Credo di potervi dire questo,» disse in un sussurro. «Ha un piano! Un piano per riuscire a salvare Raistlin! Bupu fa parte del piano. La sto portando da Par-Salian!»
Nell’udire questo, perfino Caramon parve dubbioso, e Tika cominciava a pensare fra sé e sé che forse Riverwind e Tanis avevano ragione. Forse Dama Crysania era pazza. Comunque, qualunque cosa potesse aiutare Caramon, che potesse servire a dargli una speranza...
Ma a quanto pareva Caramon aveva già elaborato le cose nella propria mente. «Sapete. È tutta colpa di questo Fis-Fistandudle o qualunque fosse il suo nome,» dichiarò, tirando con un certo disagio le cinghie di cuoio là dove mordevano la sua carne flaccida. «Sapete, quello che il mago, Fizban - ehm - Paladine ci ha raccontato. E anche Par-Salian ne sa qualcosa!». La sua faccia s’illuminò. «Sistemeremo tutto. Riporteremo qui Raistlin come abbiamo progettato, Tika! Potrà andare a vivere nella stanza che gli abbiamo preparato. Ci prenderemo cura di lui, tu ed io, nella nostra nuova casa. Starà benissimo, benissimo!». A Caramon luccicavano gli occhi. Tika non ce la faceva a guardarlo. Assomigliava così tanto al vecchio Caramon, il Caramon che lei aveva amato...
Mantenendo severa la propria espressione, Tika si girò di scatto e andò verso la camera da letto.
«Vado a prendere il resto delle tue cose...»
«Aspetta!» Caramon la fermò. «No... uh... grazie, Tika. Posso farcela da solo. Che ne diresti di, uh, di prepararci qualcosa da mangiare, da portar via?»
«Ti aiuto,» si offrì Tas, dirigendosi con slancio verso la cucina.
«Molto bene,» disse Tika. Allungando una mano, afferrò il kender per il ciuffo di capelli che gli ricadevano lungo la schiena. «Soltanto un momento, Tasslehoff Burrfoot. Non andrai da nessuna parte fino a quando non ti metterai seduto e non svuoterai ciascuna delle tue borse!»
Tas gemette una protesta. Approfittando della confusione, Caramon corse in camera da letto e chiuse la porta. Senza fermarsi, andò dritto all’angolo e recuperò la fiaschetta. Scuotendola, vide che era piena per più della metà. Sorridendo fra sé per la soddisfazione, la ficcò in fondo al suo zaino, poi in fretta e furia vi pigiò sopra altri indumenti.
«Adesso sono pronto a partire!» gridò a Tika con allegria.
«Sono pronto,» ripetè Caramon, fermandosi sconsolato sulla veranda.
Era, in verità, uno spettacolo ridicolo. L’armatura rubata che aveva indossato durante gli ultimi mesi della campagna era stata completamente rimessa a nuovo dal grosso guerriero quando aveva fatto ritorno a Solace. Caramon aveva lisciato le ammaccature, martellandole, aveva ripulito la superficie, l’aveva lucidata e rimodellata in modo così completo che non assomigliava più all’originale. Vi aveva profuso la massima cura, poi aveva impacchettato l’armatura e l’aveva messa via con molto amore. Era ancora in condizioni eccellenti. Soltanto che adesso, per sfortuna, c’era un grande spazio vuoto fra la scintillante cotta nera che copriva il petto e la grande cintura che cingeva la sua vita rotonda. Né lui né Tas erano stati capaci di affibbiare le piastre metalliche che proteggevano le sue gambe intorno alle cosce flaccide. Le aveva riposte nello zaino. Gemette quando sollevò il suo scudo e lo guardò insospettito, come se fosse certo che qualcuno l’avesse riempito di piombo durante gli ultimi due anni. La cintura della sua spada non voleva adattarsi al ventre cascante. Arrossendo furioso, si mise a tracolla la spada dentro il fodero logoro.
A questo punto Tas fu costretto a guardare da qualche altra parte. Il kender era convinto che sarebbe scoppiato a ridere, invece si scoprì sul punto di piangere.
«Sembro un imbecille,» borbottò Caramon, vedendo Tas che si affrettava a distogliere lo sguardo.
Bupu lo stava fissando con occhi grandi come tazze da tè e la bocca spalancata.
«Lui sembra come mio Highbulp, Phudge!» Poi sospirò.
Un vivo ricordo del grasso e trasandato re del clan dei nani dei burroni in Xak Tsaroth, si affacciò alla mente di Tas. Agguantando la nana dei burroni, le cacciò un pezzo di pane in bocca per farla stare zitta. Ma ormai il danno era fatto. A quanto pareva, anche Caramon se lo ricordava.
«Questo liquida la faccenda,» ringhiò, imporporandosi e scagliando lo scudo sul legno della veranda, dove sbatté e sferragliò rumorosamente. «Non andrò! Questa era comunque un’idea stupida!». Fissò Tika con sguardo accusatore poi, voltandosi, si diresse verso la porta. Ma Tika si mosse e gli si parò davanti.