«Me non piacere più questo,» annunciò Bupu. Fissò Tas con occhi furenti e accusatori. «Tu detto noi andare a trovare bell’uomo in vesti rosse. Tutto quello che trovato è uno ubriaco grasso. Io torno a casa, a Highbulp, Phudge I.»
«No, non andar via! Non ancora!» gridò Tas, disperato. «Troveremo, ehm, l’uomo bello. O per lo meno una bella signora che vuole aiutare l’uomo bello. Forse... forse qui verremo a sapere qualcosa.»
Era ovvio che Bupu non gli credeva. Neanche Tas credeva a se stesso.
«Ascolta,» disse, «aspettami qui. Non ci metterò molto. Lo so... ti porterò qualcosa da mangiare. Prometti che non te ne andrai?»
Bupu si leccò le labbra, squadrando Tas con occhi dubbiosi. «Me aspettare,» disse, lasciandosi cadere con un plop in mezzo al fango della strada. «Per lo meno fin dopo pranzo.»
Tas, protendendo all’infuori con fermezza il mento appuntito, seguì Caramon dentro la taverna.
Avrebbe fatto volentieri una chiacchieratina con l’omone...
Ma risultò che non era necessario.
«Alla vostra salute, signori,» disse Caramon, sollevando un bicchiere per brindare alla folla trasandata raccolta al bancone. Non c’era molta gente là dentro, un paio di nani viaggiatori seduti accanto alla porta, e un gruppo di umani vestiti come rangers, che sollevarono i loro bicchieri in risposta al saluto.
Tas si sedette accanto a Caramon, depresso al punto da restituire una borsa che le sue mani (senza che lui lo sapesse) avevano sfilato dalla cintura di uno dei nani mentre gli passava davanti.
«Credo che ti sia caduta,» mormorò Tas restituendola al nano, che lo fissò stupito.
«Stiamo cercando una giovane donna,» annunciò Caramon, sistemandosi per il pomeriggio. Recitò la sua descrizione come aveva fatto in ogni taverna da Solace in avanti. «Capelli neri, un volto piccolo e delicato, vesti bianche. E un chierico...»
«Sì, l’abbiamo vista,» disse uno dei rangers.
La birra schizzò fuori dalla bocca di Caramon. «L’avete vista?» riuscì a dire con voce soffocata.
Tas drizzò di scatto la testa. «Dove?» chiese frenetico.
«Stava vagando per i boschi a est di qui,» spiegò il ranger.
«Sì?» chiese Caramon, con sospetto. «E voi cosa ci facevate là fuori nei boschi?»
«Davamo la caccia ai goblin. C’è una taglia su di loro ad Haven.»
«Tre pezzi d’oro per gli orecchi d’un goblin,» spiegò il suo amico, con un sorriso sdentato, «... se volete tentare la fortuna.»
«Che mi dite della donna?» incalzò Tas.
«È una matta, credo.» Il ranger scosse la testa. «Le abbiamo detto che il territorio qui intorno pullula di goblin e che non avrebbe dovuto andare in giro là fuori da sola. Ha risposto soltanto che era nelle mani di Paladine, o qualcosa di simile, e che lui si sarebbe occupato di lei.»
Caramon tirò un sospiro e si portò il bicchiere alle labbra. «Pare sia proprio lei...»
Balzando in piedi, Tas strappò il bicchiere dalla mano dell’omone.
«Cosa diavolo...» Caramon lo fissò furente.
«Su, vieni» gli disse Tas, tirandolo. «Dobbiamo andare! Grazie per l’aiuto,» disse ansimando, spingendo Caramon verso la porta. «Dove avete detto di averla vista?»
«Circa dieci miglia a est da qui. Troverete una pista dietro la taverna. Si biforca dalla strada principale. Seguitela e vi porterà attraverso la foresta. Una volta era una scorciatoia per Gateway, prima che diventasse troppo pericolosa per viaggiarci.»
«Grazie di nuovo!». Tas spinse Caramon, che ancora protestava, fuori della porta.
«Maledizione, cos’è tutta questa fretta?» ringhiò Caramon rabbiosamente, sottraendosi con uno scatto alle mani pungolanti di Tas. «Potremmo per lo meno cenare...»
«Caramon!» esclamò Tas, frenetico, ballandogli intorno. «Pensa! Ricorda! Non ti rendi conto di dove si trova Dama Crysania? Dieci miglia a oriente da qui! Guarda...». Spalancando una delle sue borse, Tas tirò fuori un intero fascio di mappe. Le scorse in fretta, buttandole via via per terra nella foga. «Guarda,» ripetè alla fine, dispiegandone una e cacciandola sotto il naso di Caramon, il quale si era imporporato per la collera.
L’omone la fissò cercando di metterla a fuoco.
«Uh?»
«Oh, per... Guarda, qui ci troviamo noi, con la maggior precisione che riesco a immaginare. Qui c’è Haven, ancora più a sud rispetto a noi. Su questo lato c’è Gateway. Qui c’è la pista di cui parlavano, e qui...» le dita di Tas gliel’indicarono.
Caramon socchiuse gli occhi. «Bos-Bos-Bosco Scuro,» borbottò. «Bosco Scuro. Mi sembra familiare...».
«Certo che ti sembra familiare! Ci abbiamo quasi rimesso le penne in quel posto!» urlò Tas agitando le braccia. «C’è voluto Raistlin per salvarci...»
Vedendo che Caramon si accigliava, Tas si affrettò a proseguire: «Che cosa accadrebbe se lei dovesse addentrarsi là dentro da sola?» chiese con voce supplichevole.
Caramon guardò in mezzo alla foresta, i suoi occhi annebbiati scrutarono lo stretto sentiero coperto di vegetazione. Il suo cipiglio s’incupì. «Suppongo che tu ti aspetti che io la fermi,» brontolò.
«Be’, è naturale che dobbiamo fermarla!» cominciò a dire Tas, poi si arrestò di botto. «Non ne hai mai avuto l’intenzione,» disse il kender con voce sommessa, fissando Caramon. «Per tutto il tempo non hai mai avuto l’intenzione di andare a cercarla. Volevi soltanto girovagare qui intorno, farti un po’ di bevute, qualche risata, e poi tornare da Tika per dirle che sei un miserando fallimento, calcolando che ti avrebbe ripreso, come sempre...»
«E cosa ti aspettavi che facessi?» ringhiò Caramon, distogliendo gli occhi dallo sguardo di rimprovero di Tas. «Come posso aiutare questa donna a trovare la Torre della Grande Stregoneria, Tas?». Caramon cominciò a piagnucolare. «Non voglio trovare la Torre! Ho giurato che io non mi sarei mai più avvicinato a quel luogo immondo! Lì lo hanno distrutto, Tas. Quando ne uscì, la sua pelle aveva quello strano colore dorato. Gli hanno dato quegli occhi maledetti, cosicché tutto ciò che vede è morte. Gli hanno infranto il corpo. Non poteva più tirare un respiro senza tossire. E lo hanno indotto... lo hanno indotto a uccidermi!» Caramon si sentì soffocare e affondò il volto tra le mani, singhiozzando per il dolore, tremando per il terrore.
«Ma... ma non ti ha ucciso, Caramon,» disse Tas, provando una sensazione d’impotenza. «Me l’ha detto Tanis. Era soltanto una tua immagine. E lui soffriva ed era spaventato e, dentro, gli faceva davvero male. Non sapeva quello che stava facendo...»
Ma Caramon si limitò soltanto a scuotere la testa. E il kender, che era tenero di cuore, non poteva biasimarlo. Non c’è da stupirsi che non voglia tornare laggiù, pensò Tas in preda al rimorso. Forse dovrei ricondurlo a casa. Certamente non può essere utile a nessuno in questo stato. Ma poi Tas si ricordò di Dama Crysania, là fuori, tutta sola, che vagava alla cieca nel Bosco Scuro...
«Là in mezzo una volta ho parlato con uno spirito,» mormorò Tas, «ma non sono sicuro che si ricordino di me. E ci sono i goblin là fuori. E, anche se non ho paura di loro, non credo che riuscirei mai a combatterne più di tre o quattro per volta.»
Tasslehoff non sapeva cosa fare. Se soltanto Tanis fosse stato lì con lui! Il mezzelfo sapeva sempre cosa dire, cosa fare. Avrebbe indotto Caramon ad ascoltare la voce della ragione. Ma Tanis non è qui, disse una voce severa dall’intimo del kender che talvolta assomigliava in modo sospetto a quella di Flint. Tocca a te, testone!
Non voglio che tocchi a me! Tas gemette, poi aspettò un momento per vedere se la voce rispondeva. Non rispose. Era solo.
«Caramon,» disse allora, cercando d’incupire quanto più possibile la propria voce e cercando con tutte le forze di farla apparire come quella di Tanis, «ascolta, vieni con noi soltanto fino ai bordi della Foresta di Wayreth. Poi potrai tornartene a casa. Dopo quel punto è probabile che saremo al sicuro...».