Dama Crysania scrollò le spalle. «Oh, non ci sono dubbi che si debba provare molta pietà per questo pover’uomo.» Alzandosi in piedi si avvicinò al suo cavallo impastoiato e cominciò a sciogliere le cinghie del sacco a pelo che teneva dietro la sella. «Lo ricorderò nelle mie preghiere a Paladine.»
«Sono sicuro che le preghiere non gli faranno male,» disse Tas, dubbioso. «Ma credo che in questo momento un po’ di tè speziato sarebbe preferibile.»
Dama Crysania si voltò e lanciò al kender un’occhiata di rimprovero.
«Sono certa che non intendevi nulla di blasfemo. Perciò accetterò la tua dichiarazione nel suo senso letterale. Comunque, sforzati di guardare alle cose con un atteggiamento più serio.»
«Ero serio,» protestò Tas. «A Caramon serve soltanto qualche tazza di buono e sciropposo tè speziato...»
Le scure sopracciglia di Dama Crysania si sollevarono con tale repentinità che Tas si azzittì, anche se non aveva la più pallida idea di cosa avesse detto per scombussolarla a tal punto. Cominciò a preparare il proprio giaciglio, con il morale tanto basso quanto non ricordava di averlo mai avuto prima. Si sentiva proprio come quando aveva cavalcato a dorso di drago con Flint durante la Battaglia delle Pianure di Estwilde. Il drago si era innalzato dentro le nuvole, poi si era tuffato fuori roteando su se stesso. Per lunghi istanti l’alto era stato il basso, il cielo era stato sotto, il suolo sopra, e poi... wuuush!, dentro un’altra nuvola e ogni cosa si era confusa nella nebbia.
La sua mente si sentiva proprio come allora. Dama Crysania ammirava Raistlin e provava pietà per Caramon. Tas non ne era sicuro, ma gli pareva che tutto procedesse alla rovescia. Poi c’era Caramon, che era Caramon e poi non era Caramon. Locande che si trovavano là un minuto prima e non c’erano più in quello successivo. Una parola magica segreta che avrebbe dovuto ascoltare così da sapere quando non ascoltare. Poi aveva dato un suggerimento perfettamente logico circa il tè speziato ed era stato rimproverato per aver detto qualcosa di blasfemo!
«Dopotutto...» borbottò fra sé, lisciando le coperte, «Paladine ed io siamo amici intimi. Lui sapeva quello che volevo dire.»
Sospirando, il kender appoggiò la testa sopra un mantello arrotolato. Bupu, adesso del tutto convinta che Caramon fosse Raistlin, dormiva della grossa, arrotolata su se stessa e con la testa appoggiata in adorazione sul piede dell’omone. Adesso lo stesso Caramon sedeva in silenzio e con gli occhi chiusi, canticchiando una canzone. Di tanto in tanto tossiva, e a un certo punto chiese ad alta voce che Tas gli portasse il suo libro degli incantesimi così da poter studiare la sua magia. Ma pareva abbastanza pacifico. Tas sperò che facesse presto ad addormentarsi ed esaurisse l’effetto dello spirito dei nani.
Il fuoco ardeva basso. Dama Crysania distese le coperte su un letto di aghi di pino che aveva ammucchiato per tener lontana l’umidità. Tas sbadigliò. Non c’era dubbio che se la stesse cavando meglio di quanto lui si era aspettato. Aveva scelto un posto buono e sensato per accamparsi, vicino al sentiero, con un ruscello di acqua limpida che scorreva lì vicino. Era un bene non essere stati costretti ad addentrarsi troppo in quei boschi bui e spettrali...
Boschi spettrali... che cosa gli ricordava questo? Tas si riprese mentre stava per piombare nel sonno. Qualcosa d’importante. Boschi spettrali. Spettri... parla di spettri...
«Il Bosco Cupo!» esclamò allarmato, rizzandosi a sedere di scatto.
«Che cosa?» chiese Dama Crysania, avvolgendosi nel proprio mantello e preparandosi a distendersi.
«Il Bosco Cupo!» ripetè Tas, allarmato. Adesso era completamente sveglio. «Siamo vicini al Bosco Cupo. Siamo venuti per avvertirti! È un luogo orribile. Avresti potuto finirci dentro senza accorgertene. Forse ci siamo già in mezzo...»
«Il Bosco Cupo?» Caramon spalancò di colpo gli occhi. Si guardò intorno, confuso.
«Sciocchezze,» disse Dama Crysania a proprio agio, aggiustandosi sotto la testa un piccolo cuscino da viaggio che aveva portato con sé. «Non siamo nel Bosco Cupo, non ancora. Dista all’incirca cinque miglia. Domani arriveremo a un sentiero che ci condurrà fin là.»
«Tu vuoi... vuoi andarci!» rantolò Tas.
«Certo,» annuì gelida Dama Crysania. «Vado là per cercare l’aiuto del Maestro della Foresta. Impiegherei molti mesi per viaggiare da qui alla Foresta di Wayreth, anche a cavallo. I draghi d’argento abitano nel Bosco Cupo insieme al Maestro della Foresta. Mi porteranno in volo fino alla mia destinazione.»
«Ma gli spettri, l’antico re morto e i suoi seguaci...»
«... sono stati liberati da questo terribile vincolo quando hanno risposto all’appello per combattere contro i Signori dei Draghi,» disse Dama Crysania, con voce un po’ stridula. «Dovresti studiare più seriamente la storia della guerra, Tasslehoff. Soprattutto perché vi hai partecipato. Quando le forze umane e quelle degli elfi si unirono per riconquistare Qualinesti, gli spettri del Bosco Cupo combatterono con loro, spezzando così il tenebroso incanto che li vincolava ad una vita terribile. Hanno lasciato questo mondo e da allora non sono più stati visti.»
«Oh,» disse Tas, stupidamente. Dopo essersi guardato intorno per un momento, tornò a sedersi sul suo sacco a pelo. «Ho parlato con loro,» continuò con nostalgia. «Erano molto cortesi. È triste pensare che...»
«Sono molto stanca,» lo interruppe Dama Crysania. «E domani mi aspetta un lungo viaggio. Prenderò con me la nana dei burroni e proseguirò per il Bosco Cupo. Tu potrai riportare il tuo amico inebetito a casa dove troverà, speriamo, l’aiuto che gli serve. Adesso vai a dormire.»
«Uno di noi non dovrebbe... vegliare?» chiese Tas, esitando. «Quei rangers hanno detto...» Quei rangers che si erano trovati nella locanda che non c’era.
«Sciocchezze. Paladine proteggerà il nostro riposo,» dichiarò Dama Crysania in tono perentorio.
Chiuse gli occhi e cominciò a recitare sommesse parole di preghiera.
Tas deglutì. «Mi chiedo se conosciamo lo stesso Paladine?» si chiese, pensando a Fizban e sentendosi molto solo. Ma lo disse fra i denti, non volendo essere accusato un’altra volta di essere blasfemo. Si coricò e si dimenò tra le coperte non riuscendo a mettersi comodo. Alla fine, ancora sveglio, si rizzò a sedere e si appoggiò contro il tronco di un albero. La notte di primavera era fresca ma non sgradevolmente gelida. Il cielo era limpido e non c’era vento. Dagli alberi si levava il frusciare delle loro conversazioni, sentivano la nuova vita scorrere attraverso tronchi e rami, risvegliandosi dopo il lungo sonno dell’inverno.
Passando la mano sopra il terreno, Tas toccò la nuova erba che faceva capolino in mezzo alle foglie putrescenti.
Il kender sospirò. Era una bella notte. Perché mai si sentiva inquieto? Era un suono quello che aveva sentito? Un ramoscello che si spezzava? Tas trasalì e si guardò intorno, trattenendo il respiro per sentire meglio. Niente. Silenzio. Sollevando lo sguardo al cielo vide la costellazione di Paladine, il Drago di Platino, che ruotava intorno alla costellazione di Gilean, i Piatti della Bilancia. Dalla parte opposta della costellazione di Paladine, ognuno sorvegliando attentamente l’altra, c’era la costellazione della Regina delle Tenebre Takhisis, il Drago a Cinque Teste.
«Sei spaventosamente lontano lassù,» disse Tas al Drago di Platino. «E hai un intero mondo da sorvegliare, non soltanto noi. Sono sicuro che non ti dispiacerà se stanotte veglierà sul nostro riposo. Non intendo mancarti di rispetto, naturalmente. È soltanto che ho la sensazione che anche Qualcun Altro lassù ci stia guardando, stanotte, se capisci quello che voglio dire.» Il kender rabbrividì. «Non so perché tutt’a un tratto mi sento così strano. Forse è il fatto che siamo così vicini al Bosco Cupo e, be’, a quanto pare io sono responsabile per tutti!»