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A queste parole una delle Vesti Nere sbuffò sonoramente. Par-Salian scoccò un’occhiata tagliente in quella direzione, gli stregoni si azzittirono. Ma Tas vide molti di loro, soprattutto le Vesti Nere, incrociare le braccia sul petto in segno di collera. Potè vedere i loro occhi luccicare nelle ombre dei loro cappucci.

«Uh, s... sono sicuro di non aver avuto nessuna intenzione di offendere,» balbettò Tas. «So di aver sempre pensato che Raistlin stava molto meglio in nero, con quella sua pelle dorata e tutto il resto. Certo io non credo che tutti debbano essere buoni, naturalmente. Fizban, che in realtà è Paladine, ed io, siamo amici intimi. Paladine... insomma, Fizban ha detto che doveva esserci un equilibrio nel mondo, che noi lottavamo per ripristinare quell’equilibrio. Questo significa, perciò, che devono esserci Vesti Nere oltre che Bianche, non è vero?»

«Sappiamo quello che vuoi dire, kender,» replicò Par-Salian con gentilezza. «I nostri confratelli non si offendono per le tue parole. La loro rabbia è diretta altrove. Non tutti al mondo sono saggi come Fizban il Favoloso.»

Tas sospirò. «Talvolta sento la sua mancanza. Ma dov’ero arrivato... Ah, sì, Bupu. È quando ho avuto la mia idea. “Forse, se Bupu raccontasse la sua storia, i maghi le crederebbero,” dissi a Dama Crysania. Lei si mostrò d’accordo, ed io mi offrii di andare a cercare Bupu, appunto. Non ero più stato a Xak Tsaroth sin da quando Goldmoon aveva ucciso il drago nero, ed era soltanto un breve salto da dov’eravamo, e Tanis disse che andava bene. In realtà, pareva molto contento di vedermi partire.

«L’Highpulp mi lasciò prendere Bupu dopo, uhm, una piccola discussione, e certi oggetti interessanti che avevo in borsa. Portai Bupu a Solace, ma Tanis era già partito, e anche Dama Crysania. Caramon era...» Tas smise di parlare, sentendo Caramon che si raschiava la gola alle sue spalle. «Caramon non... non si sentiva troppo bene, ma Tika, cioè la moglie di Caramon e mia grande amica... Tika comunque dichiarò che dovevamo raggiungere Dama Crysania perché la Foresta di Wayreth era un luogo terribile e, vi garantisco che non intendo offendere nessuno, ma vi siete mai soffermati a pensare che la vostra Foresta è davvero cattiva? Voglio dire, non è amichevole,» Tas fissò i maghi con severità, «e non so proprio perché la lasciate andare in giro! Credo sia una prova d’irresponsabilità!»

Le spalle di Par-Salian sussultarono.

«Ecco, è tutto quello che so,» disse Tas. «E c’è Bupu, e lei può...» Tas smise di parlare e si guardò intorno. «Dov’è andata?»

«Qui,» rispose Caramon, cupo, trascinando fuori la nana dei burroni da dietro la sua schiena, dove si era rintanata in preda al più abbietto terrore. Vedendo i maghi che la fissavano, la nana dei burroni cacciò uno strillo e crollò sul pavimento, un tremante fagotto di stracci.

«Credo che farai meglio a raccontarci tu la sua storia,» disse Par-Salian a Tas. «Se puoi farlo, s’intende.»

«Sì,» disse Tas, d’un tratto tutto mogio. «So quello che Dama Crysania voleva che raccontassi. È accaduto durante la guerra, quando eravamo a Xak Tsaroth. Gli unici che sapevano qualcosa di quella città erano i nani dei burroni. Ma la maggior parte di loro non voleva aiutarci. Raistlin lanciò un incantesimo su una di loro, Bupu. Incantesimo non è la parola giusta per definire quello che le fece. Bupu s’innamorò di lui.» Tas fece una pausa sospirando, poi continuò con un tono di voce pieno di rimorso. «Credo che qualcuno di noi abbia pensato che fosse divertente. Ma non Raistlin. Fu davvero gentile con lei, e perfino le salvò la vita, un giorno, quando i draconici ci attaccarono. Be’, dopo che lasciammo Xak Tsaroth, Bupu venne con noi. Non poteva sopportare di staccarsi da Raistlin.»

Tas abbassò la voce. «Una notte mi svegliai. Sentì Bupu che piangeva. Feci per andare da lei, ma vidi che anche Raistlin aveva sentito. Bupu aveva nostalgia di casa, voleva tornare dalla sua gente ma non poteva lasciarlo. Non so che cosa lui le disse, ma vidi che le appoggiava le mani sulla testa. E mi parve di distinguere una luce che risplendeva tutt’intorno a Bupu. E poi, Raistlin la mandò a casa. Dovette viaggiare attraverso una terra brulicante di terribili creature ma, chissà per quale motivo, sapevo che sarebbe stata al sicuro. E fu proprio così,» terminò Tas, con solennità.

Vi fu qualche istante di silenzio, poi parve che tutti i maghi si mettessero a parlare nello stesso tempo. Quelli dalle Vesti Nere scuotevano la testa. Dalamar sogghignò.

«Il kender sognava,» disse con disprezzo.

«Comunque, chi mai crede ai kender?» qualcuno gli fece eco.

I maghi dalle Vesti Rosse e dalle Vesti Bianche apparivano pensierosi e perplessi.

«Se questo è vero,» disse uno di loro, «forse l’abbiamo giudicato male. Forse dovremmo cogliere questa occasione, per quanto labile.»

Alla fine Par-Salian sollevò una mano per ottenere silenzio.

«Ammetto che trovo difficile crederlo,» dichiarò, infine. «Non intendo svalutare ciò che hai detto, Tasslehoff Burrfoot,» aggiunse con gentilezza, sorridendo all’indignato kender. «Ma tutti sanno che la tua razza ha la deprecabilissima tendenza a... uh... esagerare. Per me è ovvio che Raistlin ha semplicemente incantato questa... questa creatura,» Par-Salian parlò con disgusto, «per usarla e...»

«Me no creatura!»

Bupu sollevò dal pavimento il volto rigato di lacrime, striato di fango, i capelli arruffati come quelli di un gatto rabbioso. Fissando Par-Salian con occhi furenti, si alzò in piedi e fece per avanzare, inciampò sulla borsa che portava, e finì lunga distesa sul pavimento. Per nulla scoraggiata, la nana dei burroni si tirò su e fronteggiò Par-Salian.

«Me non sa niente di grandi, potenti stregoni.» Bupu agitò una mano tozza. «Me non sa niente di nessun incantesimo. Me sa che magia in questo.» Cercò a tastoni nella borsa, poi tirò fuori il ratto morto e lo agitò in direzione di Par-Salian. «E me sa che uomo di cui tu parli qui è buono uomo. Lui gentile con me.» Stringendo al petto il ratto morto, Bupu fissò Par-Salian con gli occhi colmi di lacrime. «Altri, uomo grosso, kender, ridono di Bupu. Guardano me come specie di insetto.»

Bupu si sfregò gli occhi. Tas sentì un nodo alla gola e gli parve d’essere lui stesso inferiore a un insetto.

Bupu continuò, parlando con voce sommessa: «Me so come sono.» Cercò invano con le mani sporche di lisciarsi il vestito, lasciando su di esso altre strisce di sporco. «Me so che me non bella, come signora distesa qui.» La nana dei burroni tirò su con il naso, poi se lo pulì con la mano e, sollevando la testa, tornò a fissare Par-Salian con aria di sfida. «Ma lui non chiama me “creatura”! Lui chiama me “piccolina”. Piccolina,» ripetè.

Per un momento rimase silenziosa, ricordando. Poi cacciò fuori un burrascoso respiro. «Io... io volevo stare con lui. Ma lui dice me, vuole me essere al sicuro. Lui mette mano su mia testa,» Bupu chinò la testa come in omaggio alla memoria, «e io sento caldo dentro. Poi lui dice me: “Arrivederci, Bupu”. Lui chiama me “piccolina”.» Sollevando lo sguardo, Bupu lanciò un’occhiata al semicerchio. «Lui mai riso di me,» disse, soffocando. «Mai!» Cominciò a piangere.

Per un attimo, gli unici suoni nella stanza furono i singhiozzi della nana dei burroni. Caramon si coprì il volto con le mani, sopraffatto. Tas esalò un tremulo sospiro e frugò nelle sue borse alla ricerca di un fazzoletto. Dopo qualche istante, Par-Salian si alzò dal suo seggio di pietra e si fermò davanti alla nana dei burroni, che lo stava guardando con sospetto, scossa allo stesso tempo dai singhiozzi.

Il Grande Mago tese la mano. «Perdonami, Bupu,» disse con voce grave, «se ti ho offeso. Devo confessare di aver detto quelle parole crudeli di proposito, sperando di farti arrabbiare abbastanza da indurti a raccontare la tua storia, poiché soltanto allora avremmo potuto esser certi della verità.»

Par-Salian appoggiò la mano sulla testa di Bupu, il suo volto era stanco e tirato, ma pareva esultante.