«Ma... i draghi? E il ritorno degli dei?» mormorò Elsa.
«In quanto ai draghi,» disse il Gran Sacerdote con una voce che irradiava calore e divertimento, «si tratta probabilmente di qualche storia della sua giovinezza che l’ha ossessionata durante la sua malattia, o forse ha qualcosa a che fare con l’incantesimo che è stato lanciato su di lei dal fruitore di magia.» La sua voce divenne severa. «Si dice, sapete, che gli stregoni abbiamo il potere di far vedere alla gente ciò che non esiste. In quanto ai suoi discorsi sul “ritorno degli dei”...»
Una luce riempì la stanza. Elsa bisbigliò una preghiera, e perfino Quarath abbassò gli occhi.
«Lasciatela dormire,» disse il Gran Sacerdote. «Domattina starà già meglio. La nominerò nelle mie preghiere a Paladine.»
Lasciò la stanza, che divenne più buia alla sua partenza. Elsa lo seguì con lo sguardo, in silenzio.
Poi, quando la porta della camera di Crysania si fu chiusa, la donna elfo si voltò verso Quarath.
«Ha il potere?» chiese Elsa al suo omologo maschile, mentre Quarath fissava pensoso Crysania.
«Davvero intende fare... quello che ha detto di voler fare?»
«Cosa?» I pensieri di Quarath tornarono da lontano. Lanciò un’occhiata verso la porta da cui era appena uscito il Gran Sacerdote. «Oh, quello? Certo che ne ha il potere. Hai visto come ha guarito questa giovane donna. E gli dei parlano attraverso l’augurio, o per lo meno è ciò che lui sostiene. Quando è stata l’ultima volta che hai guarito qualcuno, Reverenda Figlia?»
«Allora tu credi a tutta quella storia di Paladine che avrebbe preso la sua anima permettendole di vedere il futuro?». Elsa appariva stupefatta. «Credi che l’abbia davvero guarita?»
«Credo ci sia qualcosa di molto strano in questa giovane donna e in coloro che sono arrivati con lei,» dichiarò Quarath con voce grave. «Mi occuperò di loro. Tu tieni d’occhio lei. In quanto al Gran Sacerdote,» Quarath scrollò le spalle, «lascia che faccia appello al potere degli dei. Se scenderanno e combatteranno per lui, bene. In caso contrario, per noi non avrà importanza. Sappiamo chi fa il lavoro degli dei su Krynn.»
«Mi chiedo,» osservò Elsa, lisciando i capelli scuri di Crysania e scostandoli dal suo volto addormentato, «... c’era una giovane nel nostro Ordine che aveva davvero il potere di guarire. Quella giovane fu sedotta da un cavaliere di Solamnia... qual era il suo nome?»
«Soth,» rispose Quarath. «Lord Soth, della Rocca di Dargaard. Oh, non ne dubito. Di tanto in tanto trovi qualcuno, in particolare fra i molto giovani o i molto vecchi, che ha il potere. O pensa di averlo. Ad esser franco sono convinto che nella maggior parte dei casi ciò è dovuto soltanto alla gente che vuole talmente credere in qualcosa da finire per convincersi che è vero. Il che non danneggia nessuno di noi. Sorveglia con molta attenzione questa giovane donna, Elsa. Se dovesse continuare a parlare di simili cose, domattina, una volta che si sarà ripresa, potremmo trovarci costretti a prendere misure drastiche. Ma, per ora...»
Tacque. Elsa annuì. Sapendo che la giovane donna avrebbe dormito profondamente sotto l’influenza della pozione, i due lasciarono sola Crysania, addormentata in una stanza del grande Tempio di Istar.
Crysania si svegliò il mattino seguente con la sensazione che la sua testa fosse imbottita di cotone.
Aveva un sapore amaro in bocca e una sete terribile. Stordita, si rizzò a sedere cercando di rimettere insieme in qualche modo i cocci dei suoi pensieri. Niente aveva senso. Lei aveva un vago, orrendo ricordo d’una spettrale creatura dell’oltretomba che le si avvicinava. Poi si era trovata con Raistlin nella Torre della Grande Stregoneria, quindi un vago ricordo di essere circondata da maghi vestiti di bianco, rosso e nero, un’impressione di pietre che cantavano, e la sensazione di aver intrapreso un lungo viaggio.
Aveva anche il ricordo di essersi svegliata e di essersi trovata alla presenza di un uomo dalla bellezza sopraffacente, la cui voce aveva riempito la sua mente e la sua anima di pace. Lui le aveva detto di essere il Gran Sacerdote: lei si trovava nel Tempio degli Dei di Istar. Questo non aveva alcun senso. Ricordava di aver invocato Elistan, ma pareva che nessuno l’avesse mai sentito nominare. Aveva parlato loro di lui, di come fosse stata guarita da Goldmoon, chierico di Mishakal, della lotta contro i draghi del Male, e di come venisse diffuso tra la gente l’annuncio del ritorno degli dei. Ma le sue parole erano servite soltanto a indurre i chierici a guardarla con pietà e allarme.
Alla fine le avevano dato da bere una pozione dallo strano sapore, e lei si era addormentata.
Adesso era ancora confusa ma decisa a scoprire dov’era e cosa stava succedendo. Uscita dal letto, si costrinse a lavarsi come faceva ogni mattina, poi si sedette davanti allo strano tavolino da toeletta e si spazzolò e intrecciò con calma i lunghi capelli scuri. Quella familiare routine la fece sentire più rilassata.
Si prese perfino un po’ di tempo per dare un’occhiata alla camera da letto, e non potè fare a meno di ammirarne la bellezza e lo splendore. Ma giudicò che apparisse fuori luogo in un Tempio dedicato agli dei, se davvero era là che si trovava. La sua camera da letto nella casa dei suoi genitori a Palanthas non aveva raggiunto neppure la metà di quello splendore.
La sua mente andò subito a ciò che Raistlin le aveva fatto vedere, la povertà e l’indigenza così vicine al Tempio, e arrossì in preda al disagio.
«Forse questa è una camera per gli ospiti,» si disse Crysania, parlando ad alta voce ricavando conforto da quel suono familiare. «Dopotutto, le camere per gli ospiti nel nostro nuovo Tempio sono state certamente attrezzate per far sentire a proprio agio i nostri visitatori. Tuttavia,» corrugò la fronte, il suo sguardo andò alla costosa statua d’oro d’una driade che reggeva una candela nelle mani dorate, «quella è una stravaganza. Il suo prezzo basterebbe a nutrire un’intera famiglia per molti mesi.»
Com’era contenta che lui non potesse vederla! Avrebbe parlato al Capo di quest’Ordine, chiunque fosse. (Di certo doveva essersi sbagliata pensando che avesse detto di essere il Gran Sacerdote).
Avendo deciso di agire e sentendo che la sua mente si era schiarita, Crysania si tolse di dosso gli indumenti notturni e s’infilò le vesti bianche che trovò disposte ordinatamente ai piedi del letto.
Che vesti bizzarre, d’altri tempi, osservò, facendosele scivolare addosso da sopra la testa. Niente affatto simili alle vesti bianche, semplici e austere, indossate da quelli del suo Ordine a Palanthas.
Queste erano pesantemente decorate. Fili d’oro luccicavano sulle maniche e sugli orli, nastri rossi e purpurei ornavano il davanti, e una pesante cintura d’oro raccoglieva le pieghe intorno alla sua vita sottile. Ancora una stravaganza. Crysania si morse il labbro, disapprovando, ma si diede ancora una sbirciata nello specchio incorniciato d’oro. Senza dubbio le si confaceva, doveva ammetterlo, lisciando le pieghe del vestito. Fu allora che sentì il foglio che aveva in tasca. V’infilò subito la mano e tirò fuori un pezzo di carta di riso che era stato piegato in quattro. Lo fissò incuriosita, chiedendosi oziosamente se il proprietario della veste l’avesse lasciato lì per caso... Ma con viva sorpresa si accorse che era indirizzato a lei. Perplessa, lo lesse:
Dama Crysania, sapevo che avresti cercato il mio aiuto per tornare al passato nel tentativo d’impedire che il giovane mago, Raistlin, attuasse il male che sta complottando. Però, mentre eri in viaggio per raggiungerci, sei stata attaccata da un cavaliere della morte. Per salvarti Paladine ha portato la tua anima nella sua celeste dimora. Non c’è nessuno fra noi adesso, neppure lo stesso Elistan, che possa portarti indietro. Soltanto quei chierici che vivono all’epoca del Gran Sacerdote hanno questo potere. Perciò ti abbiamo mandato indietro nel tempo fino a Istar, subito prima del Cataclisma, in compagnia del fratello di Raistlin, Caramon. l’i abbiamo mandato perché tu adempia a un duplice scopo. Primo, guarirti della tua grave ferita e, secondo, permetterti di avere successo nei tuoi sforzi di salvare il giovane mago da se stesso.