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Se in ciò vedi l’opera degli dei, forse allora potresti considerare benedetti i tuoi sforzi. Vorrei farti una sola raccomandazione: gli dei operano in modi che possono apparire strani ai mortali, poiché noi possiamo vedere solamente quella parte dell’immagine che viene dipinta intorno a noi. Avevo sperato di poter discutere di questo con te, di persona, prima della tua partenza, ma questo è risultato impossibile.

Posso soltanto metterti in guardia su un punto: guardati da Raistlin.

Sei virtuosa, risoluta nella tua fede, e orgogliosa sia della tua virtù sia della tua fede. Questa è una micidiale combinazione, mia cara. Lui ne approfitterà in pieno.

Ricordati anche di questo. Tu e Caramon siete tornati indietro a un’epoca pericolosa. I giorni del Gran Sacerdote sono contati. Caramon ha intrapreso una missione che potrebbe dimostrarsi pericolosa per la sua vita. Ma tu, Crysania, rischi sia la tua vita sia la tua anima. Prevedo che sarai costretta a scegliere: per salvare l’una dovrai rinunciare all’altra. Hai molti modi per lasciare questo periodo di tempo, uno dei quali è tramite Caramon. Che Paladine sia con te.

Par-Salian
Ordine delle Vesti Bianche
Torre della Grande Stregoneria
Wayreth

Crysania affondò nel letto, i ginocchi le erano venuti meno. La mano che reggeva la lettera tremava. La fissava stordita, leggendola e rileggendola senza comprendere le parole. Dopo qualche momento, però, si calmò e si costrinse a riesaminare ogni singola parola, leggendola e rileggendola fino a quando non fu certa di averne afferrato il significato.

Per farlo le ci volle circa mezz’ora di lettura e di riflessione. Alla fine credette di aver capito. O per lo meno di aver capito la maggior parte di quanto vi era scritto. Le ritornò alla mente il ricordo del perché aveva viaggiato fino alla Foresta di Wayreth. Così, Par-Salian aveva saputo. Aveva atteso il suo arrivo. Ancora meglio. E aveva ragione: quanto era accaduto dopo l’attacco del cavaliere della morte era un ovvio esempio dell’intervento di Paladine per esser certi che lei ritornasse qui, nel passato. In quanto a quell’osservazione sulla sua fede e sulla sua virtù...!

Crysania si alzò in piedi. Sul suo pallido volto si leggeva ora una precisa determinazione. Su ognuna delle sue guance c’era una macchia di colore appena accennata, e gli occhi le luccicavano per la collera. Le dispiaceva soltanto di non averlo potuto affrontare di persona! Come si permetteva?

Con le labbra tirate in una stretta linea, Crysania ripiegò il messaggio, passandoci sopra rapidamente le dita, come se avesse una gran voglia di lacerarlo. Una piccola scatola d’oro, del tipo usato dalle dame di corte per tenervi i gioielli, si trovava sul tavolo della toeletta accanto allo specchio dalla cornice dorata e alla spazzola. Prendendo la scatola,

Crysania l’aprì, v’infilò dentro il messaggio, chiuse il coperchio e girò la piccola chiave nella serratura, fino a quando sentì il lieve scatto. Poi lasciò cadere la chiave nella tasca dove aveva trovato la lettera, e si guardò ancora una volta nello specchio.

Si lisciò i capelli neri scostandoseli dal viso, tirò su il cappuccio della veste e se lo drappeggiò intorno alla testa. Notando l’arrossamento delle sue guance, Crysania si costrinse a rilassarsi, consentendo alla sua collera di sfumare. Ricordò a se stessa che, dopotutto, le intenzioni del vecchio mago erano state buone. E com’era possibile che qualcuno dedito alla magia comprendesse qualcuno dedito alla fede? Poteva ben elevarsi al di sopra di una collera meschina. Dopotutto, lei si librava sul sommo del suo momento di grandezza. Paladine era con lei. Poteva quasi sentire la sua presenza. E l’uomo che aveva incontrato era davvero il Gran Sacerdote!

Sorrise, ricordando la sensazione di profonda bontà che le aveva ispirato. Com’era possibile che fosse stato responsabile del Cataclisma? No, la sua anima si rifiutava di crederlo. La storia doveva averlo calunniato. Era vero che era rimasta con lui soltanto per pochi secondi, ma un uomo così bello, così buono e santo... responsabile di tante morti e distruzioni? Era impossibile! Forse sarebbe stata in grado di provare la sua innocenza. Forse quella era un’ altra ragione per cui Paladine l’aveva mandata indietro nel tempo: per scoprire la verità.

Crysania sentì la sua anima riempirsi di gioia. E, all’ultimo momento, sentì che la sua gioia riceveva risposta, per lo meno così le parve, nello scampanio delle Preghiere del Mattino. La bellezza della musica le fece venire le lacrime agli occhi. Con il cuore che le scoppiava per l’eccitazione e la felicità, Crysania lasciò la stanza e corse fuori negli splendidi corridoi, andando quasi a sbattere addosso a Elsa.

«In nome degli dei,» esclamò Elsa, in preda allo stupore, «è possibile? Come ti senti?»

«Mi sento molto meglio, Reverenda Figlia,» disse Crysania, colta da una certa confusione, ricordando che quanto le avevano sentito dire prima dovevano esser parse farneticazioni dissennate e incoerenti. «Co... come se mi fossi svegliata da uno strano e vivido sogno.»

«Paladine sia lodato,» mormorò Elsa, socchiudendo gli occhi e grati ficando Crysania di uno sguardo acuto e penetrante.

«Non ho certo mancato di lodarlo, puoi esserne certa,» replicò Crysania con sincerità. Piena di gioia com’era, non si accorse della strana espressione della donna elfo. «Stavi andando alle Preghiere dal Mattino? Se è così, posso accompagnarti?». Guardò con reverenza lo splendido edifìcio intorno a sé. «Temo che mi ci vorrà un po’ di tempo prima che impari ad aggirarmi qua dentro.»

«Certo,» rispose Elsa, riprendendosi. «Da questa parte.» Ripreselo a camminare lungo il corridoio.

«Ero anche preoccupata per... per il giovane che è stato... che è stato ritrovato insieme a me,» balbettò Crysania, ricordando d’un tratto di sapere assai poco delle circostanze riguardanti la sua comparsa in quel tempo.

Il volto di Elsa diventò freddo e severo. «Si trova dove verrà ben accudito, mia cara, È un tuo amico?»

«No, certo che no,» si affrettò a rispondere Crysania, ricordando il suo ultimo incontro con Caramon ubriaco. «Era... era la mia scorta. La scorta assoldata per me,» balbettò, rendendosi conto all’improvviso di essere assai poco brava a mentire.

«Si trova nella Scuola dei Giachi,» rispose Elsa. «Se sei preoccupata, è possibile inviargli un messaggio.»

Crysania non aveva nessuna idea di cosa fosse quella scuola, e aveva paura di fare troppe domande perciò, ringraziando Elsa, lasciò perdere, sentendosi più tranquilla. Per lo meno adesso sapeva dove si trovava Caramon, e che era al sicuro. Sentendosi rassicurata sapendo di avere un modo per far ritorno al suo tempo, consentì a se stessa di rilassarsi completamente.

«Ah, guarda, mia cara,» disse Elsa. «Ecco che arriva qualcun altro a informarsi della tua salute.»

«Reverendo Figlio.» Crysania s’inchinò reverente quando Quarath si avvicinò alle due donne. Così facendo, non si accorse della rapida occhiata interrogativa rivolta dall’uomo ad Elsa, e del lieve annuire della donna elfo.

«Sono felicissimo di vederti in piedi e già in movimento,» disse Quarath, prendendo la mano di Crysania e parlando con tanto sentimento e calore che la giovane donna arrossì per il piacere.

«Il Gran Sacerdote ha passato la notte a pregare per la tua guarigione. Questa prova della sua fede e del suo potere saranno estremamente gratificanti. Questa sera ti presenteremo ufficialmente a lui. Ma, adesso,» continuò interrompendo Crysania che stava per replicare, «ti sto distogliendo dalle Preghiere. Per favore, non permettere che ti trattenga oltre.»