«Be’, sei in ritardo, fratello mio,» continuò Raistlin, protendendo le mani per riscaldarle al fuoco, flettendo più volte le dita sottili. «Fistandantilus è morto. Per mano mia.»
Caramon si girò di scatto fissando suo fratello, colpito dallo strano tono della voce di Raistlin. Ma suo fratello rimase accanto al fuoco, a fissare le fiamme.
«Tu pensavi di entrare e di pugnalarlo mentre dormiva,» mormorò Raistlin, con un sorriso severo sulle labbra sottili. «Il più grande mago che sia vissuto... fino ad ora.»
Caramon vide suo fratello appoggiarsi al caminetto come in preda a un’improvvisa debolezza.
«È rimasto sorpreso di vedermi,» proseguì Raistlin con voce sommessa, «e mi ha dileggiato, come mi aveva dileggiato nella Torre. Ma aveva paura. Potevo vederlo nei suoi occhi.
«“Così, piccolo mago,” mi ha schernito Fistandantilus, “come hai fatto ad arrivare qui? È stato il grande Par-Salian a mandarti?”
«“Sono venuto da solo,” gli ho risposto. “Adesso sono io il padrone della Torre.”
«Questo non se l’era aspettato. “Impossibile,” mi ha risposto, ridendo. “Io sono colui la cui venuta è stata predetta dalla profezia. Sono io il maestro del passato e del presente. Quando sarò pronto tornerò alla mia proprietà.”
«Ma già mentre parlava la paura è cresciuta nei suoi occhi, poiché leggeva i miei pensieri. “Sì,” ho risposto alla sua tacita domanda, “la profezia non ha funzionato come speravi. Tu intendevi viaggiare dal passato al presente utilizzando la forza vitale che mi hai strappato per rimanere in vita. Ma hai dimenticato, o forse non ci hai badato, che io potevo attingere alla tua forza spirituale! Dovevi tenermi vivo per potermi succhiare la linfa vivente. E, a questo fine, mi hai dato parole e mi hai insegnato a usare il Globo dei Draghi. Quando sono giaciuto morto ai piedi di Astinus, hai alitato aria in questo sventurato corpo che avevi torturato. Mi hai portato dalla Regina delle Tenebre implorandola di darmi la Chiave per disserrare i misteri degli antichi testi magici che non potevo leggere. E, quando alla fine sono stato pronto, avevi intenzione di entrare nel guscio spezzato del mio corpo per rivendicarlo come tuo.»
Raistlin si voltò verso suo fratello, e Caramon arretrò di un passo, spaventato dall’odio e dal furore che vide bruciare dentro quegli occhi più luminosi delle fiamme che danzavano nel fuoco.
«Così, aveva pensato di mantenermi debole e fragile. Ma io l’ho combattuto» ripetè Raistlin con voce sommessa e fremente, lo sguardo fisso lontano. «L’ho usato! Ho usato il suo spirito, sono vissuto con il dolore e l’ho vinto! “Tu sei il maestro del passato,” gli ho detto, “ma ti manca la forza per accedere al presente. Io sono il maestro del presente, e sto per diventare il maestro del passato!”»
Raistlin sospirò, lasciò ricadere la mano, la luce tremolò nei suoi occhi e si spense, lasciandoli bui e tormentati. «L’ho ucciso,» mormorò, «ma è stata una battaglia amara.»
«L’hai ucciso? Ma di... dicevano che eri tornato per imparare da lui,» balbettò Caramon. La confusione gli distorceva il viso.
«L’ho fatto,» disse Raistlin con voce sommessa. «Ho passato con lui lunghi mesi sotto altra guisa, rivelandogli la mia vera identità soltanto quando sono stato pronto. E questa volta io l’ho prosciugato!»
Caramon scosse la testa. «È impossibile. Quella notte sei partito alla stessa ora in cui siamo partiti noi... Per lo meno è quello che ha detto l’elfo scuro.»
Raistlin scosse la testa, irritato. «Fratello mio, per te il tempo è un viaggio dall’alba al tramonto. Per quelli di noi, invece, che hanno padroneggiato i segreti, è un viaggio al di là dei soli. I minuti diventano anni, le ore millenni. Sono mesi ormai che percorro questi corridoi come Fistandantilus. Durante queste ultime settimane ho visitato tutte le Torri della Grande Stregoneria, quelle ancora in piedi s’intende, per studiare e imparare. Sono stato con Lorac, nel regno degli elfi, e gli ho insegnato a usare il Globo dei Draghi, un dono micidiale per qualcuno così debole e vano come lui. Più tardi lo intrappolerò. Ho passato lunghe ore insieme ad Astinus nella Grande Biblioteca. E prima ancora ho studiato con il grande Fistandantilus. Ho visitato altri luoghi ancora, vedendo orrori e meraviglie al di là di ogni tua immaginazione. Ma per Dalamar, ad esempio, sono rimasto via soltanto un giorno e una notte. Come per te.»
Ciò andava al di là della comprensione di Caramon. Disperatamente, cercò di aggrapparsi a qualche brandello della realtà.
«Allora... significa forse che stai... bene, adesso? Voglio dire, nel presente? Nel nostro tempo?».
Fece un gesto. «La tua pelle non è più dorata, hai perso quegli occhi a clessidra. Hai l’aspetto che avevi... quand’eri giovane e abbiamo cavalcato fino alla Torre, sette anni or sono. Sarai ancora così quando ritorneremo?»
«No, fratello mio,» rispose Raistlin, parlando con la pazienza che si usa per spiegare le cose a un bambino. «Par-Salian te l’avrà certamente spiegato... o forse no, non l’ha fatto. Il tempo è un fiume. Io non ho cambiato il suo corso. Mi sono semplicemente arrampicato fuori, rituffandomi in un punto più a monte. Mi trasporta con sé. Io...»
Raistlin smise all’improvviso di parlare, lanciando una rapida occhiata alla porta. Poi, con un rapido movimento della mano, la fece spalancare di colpo e Tasslehoff Burrfoot ruzzolò dentro, cadendo per terra a faccia in giù.
«Oh, ciao,» esclamò Tas con allegria, tirandosi su dal pavimento. «Stavo giusto per bussare.»
Spolverandosi, si rivolse a Caramon con entusiasmo. «Ho capito adesso! Vedi, era Fistandantilus che è diventato Raistlin che è diventato Fistandantilus. Soltanto che adesso è Fistandantilus che diventa Raistlin che diventa Fistandantilus, per poi ridiventare Raistlin. Capito?»
No, Caramon non aveva capito. Tas si rivolse al mago. «È giusto, non è vero, Raist...»
Il mago non rispose. Stava fissando Tas con un’espressione così strana e pericolosa negli occhi che il kender si girò a guardare, inquieto, Caramon. Si avvicinò di un passo o due al guerriero, giusto nel caso in cui Caramon avesse avuto bisogno di aiuto, s’intende.
D’un tratto la mano di Raistlin fece un rapido, lieve movimento evocatore. Tasslehoff non avvertì nessuna sensazione di movimento ma per mezzo battito di cuore la stanza si trasformò in una macchia confusa, poi si trovò trattenuto per il colletto a pochi pollici dal volto sottile di Raistlin.
«Perché mai Par-Salian ha mandato te?» chiese il giovane mago con una voce sommessa che fece “tremare” la pelle del kender, come aveva avuto l’abitudine di dire Flint.
«Oh, ha pensato che Caramon avrebbe avuto bisogno di aiuto, naturalmente, e...» Raistlin accentuò la stretta, i suoi occhi divennero due sottili fessure. Tas balbettò: «Uh, in realtà non credo che avesse davvero l’intenzione di mandarmi.» Tas cercò di torcere la testa per guardare Caramon con espressione implorante ma la stretta di Raistlin era forte e potente, e lo stava quasi soffocando. «È... è stato più o meno un incidente, credo, per lo meno per quello che ri... riguardava lui. E pò... potrei parlare meglio se mi lasciassi respirare... ogni tanto.»
«Continua!» gli ordinò Raistlin, dandogli una leggera scrollata.
«Raist, smettila...» cominciò Caramon, facendo un passo verso di lui, corrugando la fronte.
«Chiudi il becco!» gl’intimo Raistlin, furibondo, senza mai distoglieré gli occhi fiammeggianti dal kender. «Continua.»
«C’era... sì, c’era un anello che qualcuno aveva lasciato cadere... be’, forse non era caduto...» balbettò Tas, abbastanza allarmato dall’espressione negli occhi di Raistlin da essere indotto a dire la verità, o per lo meno quella porzione di verità che un kender era in grado di dire. «Cre... credo di essere, in un certo senso, entrato nella stanza di qualcun altro e de... dev’essermi caduto nella borsa, immagino, perché non so come sia privato fin là, ma quando Fu... uomo vestito di rosso ha mandato a casa Bupu, ho saputo che il prossimo sarei stato io. E non potevo abbandonare Caramon! Così, ho... ho detto una preghiera a F... Fizban, voglio dire paladine, e mi sono infilato l’anello e... puff»