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Tas alzò le mani, «ero diventato un topo!»

Il kender fece una pausa in quel momento drammatico, sperando in una reazione adeguatamente stupita da parte del suo pubblico. Ma gli occhi di Raistlin non fecero altro che dilatarsi per l’impazienza e la sua mano torse ancora di più il colletto del kender, così Tas si affrettò a continuare, poiché gli riusciva sempre più difficile respirare.

«E così sono stato in grado di nascondermi,» squittì, non diversamen-B dal topo che era stato, «e mi sono intrufolato nel labra... lavaratorio di Par-Salian, e lui stava facendo delle cose bellissime, e le rocce cantavano I Crysania giaceva là per terra, tutta pallida, e Caramon pareva terrorizzato e io non potevo lasciarlo andare da solo, così... così...». Tas scrollò le spalle e guardò Raistlin con disarmante innocenza, «... eccomi qui.»

Raistlin continuò a stringerlo per un po’ ancora, divorandolo con lo sguardo, come se avesse voluto strappargli via la pelle dalle ossa e vedere dentro la sua anima. Poi, in apparenza soddisfatto, il mago lasciò cadere il kender sul pavimento e si voltò a fissare il fuoco. I suoi pensieri vagarono lontano.

«Che cosa significa questo?» mormorò. «Un kender... tutte le regole della magia lo proibiscono! Significa forse che il corso del tempo può venir alterato? Sta dicendo la verità? Oppure è così che progettano di fermarmi?»

«Che hai detto?» chiese Tas, interessato, sollevando lo sguardo mentre sedeva, sul tappeto cercando di riprender fiato. «Il corso del tempo alterato? Da me? Vuoi dire che io potrei...»

Raistlin si girò di scatto fissando il kender con tanta cattiveria che Tas chiuse la bocca e con un moto quasi impercettibile si spostò verso il punto in cui si trovava Caramon.

«Sono rimasto molto sorpreso di trovare tuo fratello. E tu no?» chiese Tas a Caramon, ignorando lo spasimo di dolore che solcava il volto del grosso guerriero. «Anche Raistlin è rimasto sorpreso di vederci, vero? E strano, perché l’avevo visto al mercato degli schiavi e avevo pensato che anche lui ci avesse visto...»

«Il mercato degli schiavi!» esclamò Caramon all’improvviso.

Basta con quei discorsi sui fiumi del tempo... Questo era qualcosa che poteva capire! «Raist... hai detto che sei qui da mesi, questo significa che sei tu colui che ha fatto creder loro che io abbia aggredito Crysania! Sei tu che mi hai comperato! Sei tu che mi hai spedito ai Giochi!»

Raistlin fece un gesto d’impazienza, irritato che i suoi pensieri fossero stati interrotti.

Ma Caramon insistette. «Perché?» volle sapere, con rabbia. «Perché quel posto?»

«Oh, in nome degli dei, Caramon!» Raistlin si voltò di nuovo, con gli occhi gelidi. «Di che utilità potevi mai essermi nelle condizioni in cui ti trovavi quando sei arrivato qui? Io ho bisogno d’un guerriero forte nel luogo in cui stiamo per andare, non di un grassone ubriaco.»

«E... e hai ordinato la morte del Barbaro?» chiese Caramon con occhi lampeggianti. «Hai mandato un avvertimento a come-si-chiama?... a Quarath?»

«Non essere stupido, fratello mio,» replicò Raistlin con voce arcigna. «Cosa m’importa di questi meschini intrighi di corte? Dei loro giochetti insensati? Se volessi sbarazzarmi di un nemico, la sua vita si spegnerebbe nel giro di pochi istanti. Quarath si compiace di credere che io gli dedichi un simile interesse, ma...»

«Ma il nano ha detto...»

«Il nano sente soltanto il suono del denaro che gli vien fatto cadere nel palmo della mano. Ma... credi pure quello che vuoi.» Raistlin scrollò le spalle. «M’importa assai poco.»

Caramon rimase silenzioso per lunghi momenti, riflettendo. Tas aprì la bocca: c’erano almeno cento domande che moriva dalla voglia di fare a Raistlin, ma Caramon lo guardò furibondo e il kender si affrettò a chiuderla. Caramon, ripassando lentamente nel proprio cervello tutto ciò che suo fratello gli aveva detto, sollevò d’un tratto lo sguardo.

«Cosa vuoi dire con “dove stiamo per andare”?»

«Questo è un mio segreto,» rispose Raistlin. «Lo saprai quando verrà il momento, per così dire. Qui il mio lavoro progredisce, ma non è ancora del tutto finito. C’è qualcun altro, qui, che deve venir ammorbidito e riplasmato.»

«Crysania,» mormorò Caramon. «Questo ha qualcosa a che fare con la sfida alla Regina delle Tenebre, vero? Come hanno detto? Ti serve un chierico...»

«Sono molto stanco, fratello mio,» lo interruppe Raistlin. A un suo gesto le fiamme del caminetto scomparvero. A una sua parola, la luce che s’irradiava dal Bastone si spense. L’oscurità scese gelida e desolante sui tre che si trovavano là. Perfino la luce di Solinari era scomparsa, dopo che la luna era affondata dietro gli edifici. Raistlin attraversò la stanza diretto verso il suo letto. Le sue vesti nere frusciarono sommesse. «Lasciatemi al mio riposo. In ogni caso non dovreste rimanere qui troppo a lungo, senza alcun dubbio delle spie avranno già riferito la vostra presenza, e Quarath può essere un nemico mortale. Cercate di evitare di farvi ammazzare. Mi darebbe terribilmente fastidio dover addestrare un’altra guardia del corpo. Addio, fratello mio. Sii pronto. La mia convocazione arriverà presto. Ricorda la data.»

Caramon aprì la bocca, ma si trovò a parlare a una porta. Lui e Tas si trovavano all’esterno del corridoio, adesso immerso nel buio.

«È davvero incredibile!» esclamò il kender, esalando un sospiro deliziato. «Non ho provato la minima sensazione di movimento... e tu? Un istante prima eravamo là, e quello successivo qui. Con un semplice gesto della mano. Dev’essere meraviglioso essere un mago,» concluse Tas con desiderio, fissando la porta chiusa. «Sfrecciare attraverso il tempo e lo spazio e le porte chiuse.»

«Su, vieni,» lo sollecitò Caramon d’un tratto, voltandosi e incamminandosi a grandi passi lungo il corridoio.

«Senti, Caramon,» disse Tas con voce sommessa, correndogli dietro, «Cosa voleva dire Raistlin con “Ricorda la data”? Forse siamo vicini al suo Giorno del Dono della Vita o qualcosa del genere? Gli devi fare un regalo?»

«No,» borbottò Caramon. «Non essere sciocco.» «Non sono sciocco,» protestò Tas, offeso.

«Dopotutto, mancano poche settimane alla Festa dei Reciproci Doni ed è probabile che si aspetti un regalo per allora. Per lo meno, suppongo che la Festa qui a Istar cada negli stessi giorni in cui la celebriamo noi, nel nostro tempo. Tu pensi che...».

Caramon si fermò di colpo.

«Cosa c’è?» chiese Tas, allarmato dall’espressione inorridita sulla faccia dell’omone. Il kender si guardò rapidamente intorno, serrando la mano sull’elsa del piccolo pugnale che portava infilato alla cintura. «Cosa hai visto? Io non...»

«La data!» gridò Caramon. «La data, Tas! La Festa ! A Istar!». giirandosi di scatto, afferrò lo stupefatto kender per il bavero. «Che anno è? Che anno?»

«Diamine... » Tas deglutì a fatica, sforzandosi di pensare. «Credo... sì, qualcuno mi ha detto che era il...»

Caramon gemette, allargò le dita lasciando cadere Tas, e si prese la testa fra le mani.

«Cosa c’è?» chiese Tas.

«Pensa, Tas, pensa!» disse Caramon, con voce soffocata. Poi, stringendosi la testa, infelice, il grosso guerriero avanzò lungo il corridoio alla cieca, nel buio, con passo barcollante. «Che cosa vogliono che faccia? Cosa posso fare?»

Tas lo seguì più lentamente. «Vediamo,» rimuginò tra sé, «siamo ormai alla Festa dei Reciproci Doni dell’anno 962. Un numero così ridicolmente alto. Per qualche motivo mi sembra familiare. La Festa dei: Reciproci Doni, l’anno 962... Oh, sì, adesso ricordo!» esclamò con voce trionfante. «È stata l’ultima Festa dei Reciproci Doni subito prima... subito prima...»