Tas aveva ascoltato con interesse i discorsi dei chierici. La Festa dei Reciproci Doni doveva essere qualcosa di splendido, pensò, e per un istante soppesò la possibilità di parteciparvi. L’inizio era in programma proprio per quella sera: il Benvenuto alla Festa.
Sarebbe terminato presto, poiché tutti volevano dormire parecchio per prepararsi in piena forma per i grandi festeggiamenti successivi, quelli veri, che sarebbero cominciati all’alba di domani, continuando poi per giorni e giorni. L’ultimo giorno delle celebrazioni avrebbe preceduto l’inverno buio e aspro.
«Forse parteciperò a quei festeggiamenti stasera...» pensò Tas. Aveva supposto che il Benvenuto alla Festa, nel Tempio, sarebbe stato una celebrazione solenne e imponente e, perciò, monotona e noiosa, per lo meno dal punto di vista di un kender. Ma da come avevano parlato quei chierici, sembrava che sarebbe stata una cosa parecchio vivace.
L’indomani Caramon avrebbe combattuto: i Giochi erano uno dei punti salienti della stagione della Festa. Il combattimento di domani avrebbe stabilito quali squadre avrebbero avuto il diritto di affrontarsi nello Scontro finale, l’ultimo Gioco dell’anno prima che l’inverno imponesse la chiusura dell’arena. I vincitori dell’ultimo Gioco avrebbero conquistato la propria libertà. Naturalmente, era già stato stabilito in anticipo chi avrebbe vinto domani: la squadra di Caramon. Ma per qualche motivo questa notizia aveva fatto piombare Caramon in un cupo avvilimento.
Tas scosse la testa. Decise che non sarebbe mai riuscito a capire quell’uomo. Tutto quell’imbronciarsi a proposito dell’onore. Dopotutto, era soltanto un gioco. Comunque, semplificava le cose. Sarebbe stato semplice per lui sgattaiolare via furtivo e spassarsela.
Ma, poi, il kender sospirò. No, aveva faccende serie di cui occuparsi. fermare il Cataclisma era più importante di una festa, forse anche di un paio di feste. Avrebbe sacrificato il divertimento per questa grande causa.
Sentendosi molto ipocrita e nobile (e, d’un tratto, molto annoiato) il kender squadrò con viva irritazione i chierici che si stavano allontanando, desiderando che si spicciassero. Infine entrarono nell’edificio, lasciando sgombro il giardino. Con un sospiro di sollievo, Tas si tirò su e si ripulì dal terriccio. Colta una rosa della Festa, se l’infilò nel ciuffo come decorazione in onore della stagione, poi sgusciò dentro il Tempio.
Anche questo era decorato per i giorni della Festa dei Reciproci Doni, tanta bellezza e splendore lasciarono il kender senza fiato. Si guardò Intorno deliziato, meravigliandosi di vedere le migliaia di rose della Festa che erano state coltivate nei giardini un po’ dappertutto sull’intero Krynn e che erano state portate qui per riempire i corridoi del Tempio con la loro dolce fragranza. Corone di «sempre-in-boccio» aggiungevano un profumo speziato, la luce del sole traeva vividi riflessi dalle loro foglie appuntite intrecciate con velluto rosso e piume di cigno. Cesti di frutta rara ed esotica si trovavano disposti su quasi ogni tavolo, doni giunti da ogni parte di Krynn perché fossero goduti da tutti coloro che si trovavano nel tempio. Vassoi di carni delicate e di dolci meravigliosi erano disposti attorno ad essi. Pensando a Caramon, Tas riempì le proprie borse fino al limite, immaginando con gioia la delizia dell’omone. Non aveva mai visto Caramon avvilito davanti a un pasticcino glassato alle mandorle.
Tas vagò per le sale, smarrito nella felicità. Si era quasi dimenticato il motivo per il quale era venuto qui, ed era costretto a rinfrescarsi in continuazione la memoria sulla sua Importante Missione. Nessuno gli prestava attenzione. Tutti quelli a cui passava accanto erano presi dalla festa imminente o impegnati a dirigere il governo o la chiesa o tutte e due le Cose. Pochi rivolgevano a Tas una seconda occhiata. Di tanto in tanto una guardia lo fissava con astio, ma Tas si limitava a rispondere con un sorriso allegro e un agitare di mano a mo’ di saluto, proseguendo per la sua strada. Era un vecchio proverbio kender: Non cambiare di colore per diventare uguale a quello delle pareti. Dai l’impressione di essere a casa tua, e le pareti cambieranno colore per diventare uguali a te.
Alla fine, dopo molti giri e molte curve (e parecchie fermate per esaminare oggetti interessanti, ad alcuni dei quali capitò di finire nelle sue tasche), Tas si trovò nell’unico corridoio che non era decorato, che non era pieno di gente allegra intenta a prendere gioiosi accordi per la Festa, in cui non echeggiavano i cori intenti a provare i loro inni. In quel corridoio le tende erano ancora tirate, negando l’ingresso al sole. Era freddo e buio, e lo era ancora di più per contrasto con il resto del mondo.
Tas strisciò lungo il corridoio, avanzava a passi sommessi non per qualche particolare motivo, ma soltanto perché quel corridoio era così tetro, silenzioso e triste che pareva aspettarsi da tutti coloro che vi entravano quell’identico comportamento, offendendosi moltissimo se non vi si fossero conformati. L’ultima cosa che Tas intendeva fare era offendere un corridoio, si disse, per cui camminò in silenzio. La possibilità di riuscire ad arrivare fino a Raistlin con passo furtivo senza che il mago se ne accorgesse e intravedere qualche meraviglioso esperimento di magia non attraversò di certo la mente del kender, mai e poi mai.
Avvicinandosi alla porta, sentì Raistlin che parlava e, dal tono della sua voce, pareva che avesse un visitatore.
«Dannazione,» fu il primo pensiero del kender, «adesso, prima di riuscire a parlargli, dovrò aspettare che questa persona se ne vada. E ho anche una Importante Missione da assolvere... Che sconsiderati! Chissà quanto tempo ci metteranno.»
Accostando l’orecchio al buco della serratura, per riuscire a calcolare quanto tempo ancora quella persona aveva intenzione di restare, Tas rimase sorpreso nell’udire la voce di una donna che rispondeva al mago.
«Questa voce mi sembra familiare,» si disse il kender, schiacciando ancora di più l’orecchio contro la serratura per ascoltare. «Ma certamente! Crysania! Perché mai è qui?»
«Hai ragione, Raistlin,» la sentì dire con un sospiro, «questo è assai più riposante dei corridoi variopinti. Quando sono venuta qui la prima volta avevo paura. Tu sorridi ! Ma è così, lo ammetto. Questo corridoio mi appariva così desolato, squallido e freddo. Ma adesso i corridoi del Tempio sono invasi da un calore oppressivo e soffocante. Perfino le decorazioni ] per la Festa mi opprimono. Vedo così tanti sprechi, tanto denaro buttato al vento che potrebbe essere usato per aiutare i bisognosi.»
Smise di parlare e Tas sentì un fruscio. Dal momento che nessuno più parlava, il kender smise di ascoltare e accostò l’occhio al buco della serratura. Poteva vedere con chiarezza l’interno della stanza. Le pesanti tende erano tirate, ma la stanza era illuminata dalla morbida luce d’una candela. Crysania era seduta proprio davanti a lui. A quanto pareva, il fruscio da lui udito era stato prodotto da lei che si era mossa per l’impazienza o la frustrazione. Crysania aveva appoggiato la testa sulla mano, e l’espressione sulla sua faccia era di confusione e perplessità.
Ma non fu questo che fece sgranare gli occhi al kender. Crysania era cambiata! Erano cambiate le vesti bianche semplici e disadorne, la severa acconciatura dei capelli. Indossava vesti bianche come le altre femmine chierico, ma queste erano decorate con raffinati ricami. Aveva le braccia nude, pur ostentando al polso un sottile bracciale dorato che metteva in risalto il limpido pallore della sua pelle. I capelli le ricadevano da una scriminatura centrale avvolgendole le spalle con la morbidezza di tante piume. Le sue guance erano vivificate da un soffuso rossore, il suo sguardo, animato da intimo calore, si attardava sulla figura abbigliata di nero che le sedeva davanti, volgendo la schiena a Tas.