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«Umpf,» mormorò tra sé il kender con interesse. «Tika aveva ragione.»

Tas sentì Crysania che diceva, dopo un breve silenzio: «Non so perché sono venuta qui.»

Io sì, pensò il kender, tutto giulivo, riaccostando rapidamente l’orecchio al buco della serratura, così da poter sentire meglio.

La voce di Crysania proseguì: «Mi sento talmente colma di speranza quando vengo a trovarti, ma mi congedo sempre depressa e infelice, volendo mostrarti il cammino della giustizia e della verità, convincerti che soltanto seguendo questo cammino possiamo sperare di riportare la pace nel nostro mondo. Ma tu capovolgi sempre le mie parole, le rovesci come un guanto.»

Tas sentì Raistlin che rispondeva: «Gli interrogativi sono tuoi.» E vi fu un altro suono, come se il mago si fosse avvicinato di più alla donna, Io mi limito semplicemente ad aprire il tuo cuore in modo che tu possa ascoltarli. Certamente Elistan ti avrà consigliato di guardarti dalla fede i cieca...»

Tas aveva percepito una nota sarcastica nella voce del mago, ma a quanto pareva Crysania non se n’era accorta, poiché rispose subito, e con sincerità: «Certo. C’incoraggia a porci dei dubbi e spesso ci ricorda l’esempio di Goldmoon, e come i suoi interrogativi condussero al ritorno dei veri dei. Ma gli interrogativi dovrebbero condurci a una miglior comprensione, e i tuoi interrogativi mi rendono soltanto più confusa e infelice!»

«Come conosco bene quella sensazione,» mormorò Raistlin così sommessamente che Tas quasi non lo udì. Il kender sentì Crysania che si muoveva sulla sedia e rischiò una rapida sbirciata. Il mago le era accanto, con una mano appoggiata sul suo braccio. Mentre lui diceva queste parole, Crysania gli si avvicinò, ancora di più, appoggiando una mano sulla sua. Quando parlò, c’erano tanto amore, speranza e gioia nella sua voce che Tas si sentì invadere da un immenso calore.

«Dici davvero?» chiese Crysania al mago. «Le mie povere parole toccano qualche parte in te? No, non guardare altrove! Posso vedere dalla tua espressione che ci hai riflettuto e le hai meditate. Siamo così simili, noi due! L’ho saputo la prima volta che ci siamo incontrati. Ah, sorridi di nuovo, prendendoti gioco di me. Fai pure. Io conosco la verità. Mi hai detto la stessa cosa sulla Torre. Hai detto che ero ambiziosa quanto te. Ci ho riflettuto: hai ragione. Le nostre ambizioni assumono forme diverse, ma forse non sono così dissimili come credevo un tempo. Viviamo entrambi vite solitarie, dedicate ai nostri studi. Non apriamo il nostro cuore a nessuno, neppure a coloro che ci sono più vicini. Tu ti circondi di tenebra ma, Raistlin, io ho visto al di là di quella tenebra. Il calore, la luce...»

Tas riappiccicò prontamente l’occhio alla serratura. Sta per baciarla, pensò, in preda a un’incontenibile eccitazione. E meraviglioso. Aspetta che lo dica a Caramon!

«Su, sciocco!» intimò poi a Raistlin, con impazienza, mentre il mago sedeva là, immobile, con la mano sul braccio di Crysania. «Come puoi resistere?» borbottò, fissando le labbra dischiuse della donna, i suoi occhi sfavillanti.

D’un tratto Raistlin si scostò da Crysania e le voltò le spalle, alzandosi di scatto dalla sedia. «Sarà meglio che tu vada,» disse con voce roca. Tas sospirò e si ritrasse dalla porta disgustato. Si appoggiò alla parete e scosse la testa.

Si udirono dei colpi di tosse, aspri e profondi, e la voce di Crysania, gentile e preoccupata.

«Non è niente,» disse Raistlin, mentre apriva la porta. «Sono parecchi giorni che non mi sento bene. Non riesci a indovinarne la ragione?» chiese, con la porta semichiusa. Tas si appiattì contro la parete perché non lo vedessero, non volendo interrompere (o perdersi) qualcosa. «Non l’hai percepito?»

«Ho percepito qualcosa,» mormorò Crysania col fiato mozzo. «Cosa vuoi dire?»

«La collera degli dei,» rispose Raistlin, e fu chiaro per Tas che non era questa la risposta che Crysania aveva sperato. Parve afflosciarsi. Raistlin non se ne accorse, ma continuò: «Il loro furore mi martella, come se il sole si avvicinasse sempre di più a questo sventurato pianeta. Forse è per questo che ti senti depressa e infelice.»

«Forse,» mormorò Crysania.

«Domani s’inizia la grande Festa,» mormorò Raistlin con voce sommessa. «Tredici giorni dopo, il Gran Sacerdote farà la sua richiesta. ( già lui e i suoi ministri la progettano. Gli dei lo sanno. Gli hanno mandato un avvertimento: la scomparsa dei chierici. Ma lui non vi ha badato. Ogni giorno, dall’inizio della Festa in poi, i segni ammonitori si faranno più intensi, più chiari. Hai letto le Cronache degli Ultimi Tredici Giorni di Astinus? Non sono una piacevole lettura, e sarà ancora meno piacevole viverli.»

Crysania lo guardò e il suo volto s’illuminò. «Torna indietro con noi prima di allora!» esclamò, tutta infervorata. «Par-Salian ha dato a Caramon un congegno magico che ci riporterà nel nostro tempo. Il kender mi ha detto...»

«Quale congegno magico?» volle sapere Raistlin all’improvviso, e lo strano tono della sua voce fece provare un brivido al kender, cogliendo di sorpresa Crysania. «A cosa assomiglia? Come funziona?». I suoi occhi ardevano di febbre.

«Non... non lo so,» esclamò Crysania, esitante.

«Te lo dirò io.» Tas si staccò all’improvviso dalla parete, presentandosi ai loro sguardi. «Scusatemi, non volevo spaventarvi. Soltanto... non ho potuto fare a meno di sentire. Felice Festa dei Reciproci Doni a tutti e due, a proposito.» Tas tese la piccola mano, ma nessuno dei due gliela strinse.

Sia Raistlin sia Crysania lo stavano fissando con la stessa espressione ?di chi, d’un tratto, ha scoperto un ragno nella minestra, a cena. Imperturbabile, Tas continuò a cinguettare allegramente, infilandosi una mano in tasca. «Di che stavamo parlando? Oh, il congegno magico. Sì, siii,» si affrettò a proseguire sempre più rapidamente vedendo gli occhi di Raistlin socchiudersi in maniera allarmante, «quando si apre, ha la forma di uno... di uno scettro e ha una... una sfera a un’estremità, tutta scintillante di gioielli. È grande press’a poco così,» il kender allargò le mani, distanziandole di circa un braccio, «quando è aperto del tutto. Poi, Par-Salian ha fatto qualcosa e il congegno si è...»

«... ripiegato su se stesso,» concluse per lui Raistlin, «fino a poterlo infilare in tasca.»

«Sì, è proprio così!» esclamò Tas tutto eccitato. «Esatto! Come facevi a saperlo?»

«L’oggetto mi è familiare,» rispose Raistlin, e Tas colse di nuovo una strana eco nella voce del mago, un tremore, una tensione... Paura? euforia? Il kender non riuscì a capirlo. Anche Crysania se ne accorse.

«Cosa c’è?» volle sapere.

Raistlin non rispose subito, all’improvviso il suo volto era divenuto una maschera indecifrabile, impassibile, fredda. «Esito a dirlo,» rispose. «Devo prima studiare questa faccenda.» Scoccando un’occhiata al kender. «Cos’è che vuoi? Oppure stavi soltanto origliando dal buco della serratura?»

«Certo che no!» ribatté Tas, offeso. «Sono venuto per parlarti... se tu e Dama Crysania avete finito, s’intende,» si affrettò a correggersi, lanciando un’occhiata a Crysania.

Lei lo guardò con espressione assai poco amichevole, pensò il kender, poi tornò a rivolgersi a Raistlin: «Ti vedrò domani?» gli chiese.

«Non credo,» lui rispose. «Naturalmente, io non parteciperò alla Festa dei Reciproci Doni.»

«Oh, ma non intendo andarci neppure io...» cominciò Crysania.

«Si aspetteranno di vederti,» disse Raistlin, d’un tratto. «Inoltre ho trascurato per troppo tempo i miei studi nel piacere della tua compagnia.»

«Capisco,» rispose Crysania. La sua voce era fredda e distante e,,Tasslehoff lo intuì, ferita e delusa.

«Arrivederci, signori,» disse Crysania un attimo dopo, quando fu chiaro che Raistlin non avrebbe aggiunto nient’altro. Con un lieve inchino, si girò e s’inoltrò nel buio corridoio, le sue bianche vesti parvero portarsi via la luce mentre si allontanava.