«Dirò a Caramon che gli hai mandato i tuoi saluti,» le gridò Tas, ma Crysania non si voltò. Il kender si girò verso Raistlin con un sospiro. «Temo che Caramon non le abbia fatto una grande impressione. Ma d’altronde era sbronzo a causa dello spirito dei nani...»
Raistlin tossì. «Sei venuto qui per discutere di mio fratello?» lo interruppe con freddezza. «Perché, se è così, te ne puoi andare...»
«Oh, no,» si affrettò a replicare Tas. Poi sollevò lo sguardo sul mago con un sorriso. «Sono venuto per impedire il Cataclisma!»
Per la prima volta nella sua vita, il kender ebbe la soddisfazione di vedere che le sue parole avevano lasciato Raistlin assolutamente stupefatto. Ma non fu una soddisfazione che godette a lungo. Il volto del mago impallidì e s’irrigidì, i suoi occhi simili a specchi parvero infrangersi, permettendo a Tas di vedere dentro a quelle profondità buie e ardenti chi” Raistlin teneva nascoste.
Mani forti come gli artigli di un uccello da preda affondarono nelle spalle del kender, facendogli male. Nel giro di pochi istanti Tas si trovò scagliato dentro la stanza di Raistlin. La porta si chiuse di colpo con uno schianto assordante.
«Cosa ti ha dato questa idea?» volle sapere Raistlin.
Sorpreso, Tas arretrò cercando di farsi il più piccolo possibile, e lanciò un’occhiata inquieta intorno a sé. Il suo istinto di kender gli diceva che avrebbe fatto meglio a cercare un posto dove nascondersi.
«Uh... Sei stato tu,» balbettò Tas. «Be’... non proprio. Ma hai detto qualcosa sulla m... mia venuta qui nel passato che avrebbe permesso di cambiare il tempo. E ho pensato che fer... fermare il Cataclisma sarebbe stata una specie di opera di bene...»
«E come avevi in mente di fare?» gli chiese Raistlin, e i suoi occhi ardevano di un fuoco così rovente che Tas si sentì sudare al solo guardarli.
«Oh... avevo in mente di discuterne con te, naturalmente,» disse il kender, sperando che Raistlin fosse ancora sensibile alle lusinghe, «e poi pensavo, se tu avessi detto che andava bene, di andare a parlarne con il Gran Sacerdote, per dirgli che stava facendo davvero un grosso errore, uno dei Più Grossi Errori di Tutti i Tempi, se capisci quello che voglio dire. E, sono sicuro che una volta che gliel’avessi spiegato, mi avrebbe ascoltato...»
«Ne sono sicuro,» replicò Raistlin, con voce più che mai fredda e controllata. Ma, cosa strana, a Tas parve d’individuare una nota di immenso sollievo. «Così,» il mago gli voltò le spalle, «hai intenzione di parlarne al Gran Sacerdote. E se per caso lui si rifiutasse di ascoltare? Allora, cosa succederebbe?»
Tas fece una pausa, rimanendo a bocca aperta. «Immagino di non averci pensato,» disse, un attimo dopo. Sospirò, poi scrollò le spalle. «Ce ne torneremo a casa.»
«C’è un altro modo,» disse Raistlin con voce sommessa, prendendo posto su una sedia e fissando il kender con i suoi occhi simili a specchi. «Un modo sicuro! Un modo che ti permetterebbe di fermare il Cataclisma senza il pericolo di fallire.»
«C’è?» esclamò Tas con foga. «E qual è?»
« congegno magico,» rispose Raistlin, allargando le mani sottili. «I suoi poteri sono immensi, vanno molto al di là di ciò che Par-Salian ha raccontato a quell’idiota di mio fratello. Attivalo il giorno del Cataclisma e la sua magia distruggerà la montagna di fuoco che si trova in alto sopra Il mondo, cosicché non potrà far del male a nessuno.» «Davvero?». Tas era rimasto a bocca aperta.
«È magnifico.» Poi corrugò la fronte. «Ma come posso esserne sicuro? Supponi che non funzioni...»
«Cos’hai da perdere,» gli chiese Raistlin, «se per qualche motivo dovesse fallire, cosa della quale io sinceramente dubito?». Il mago sorrise dell’ingenuità del kender. «Dopotutto, è stato creato dalla cerchia più ; alta dei fruitori di magia...»
«Come i globi dei draghi?» lo interruppe Tas.
«Come i globi dei draghi,» sbottò Raistlin, irritato dall’interruzione. «Ma se dovesse fallire, potresti sempre usarlo per fuggire all’ultimo momento.»
«Con Caramon e Crysania,» aggiunse Tas.
Raistlin non gli rispose, ma nella sua eccitazione il kender non se ne accorse. Poi gli venne in mente qualcosa.
«E se Caramon dovesse decidere di andarsene prima?» chiese intimorito.
«Non lo farà,» rispose Raistlin con voce sommessa. «Fidati di me,» aggiunse vedendo che Tas stava per ribattere.
Il kender rifletté di nuovo, poi sospirò. «Mi è appena venuto in mente una cosa. Non credo che Caramon mi permetterà di prendere quell’ogetto. Par-Salian gli ha ingiunto di difenderlo con la propria vita. Non lo perde mai di vista e lo chiude a chiave in una cassapanca quando deve andar via. E sono sicuro che non mi crederebbe se cercassi di spiegargli perché Io voglio.»
«Non dirglielo. Il giorno del Cataclisma è il giorno della Sbronza Finale,» disse Raistlin scrollando le spalle. «Se il congegno scomparirà per un breve periodo, lui non se ne accorgerà mai.»
«Ma vorrebbe dire rubare,» disse Tas sconvolto.
Le labbra di Raistlin si contrassero. «Diciamo prendere a prestito,» lo corresse con voce suadente.
«E per una causa tanto nobile! Caramon non si arrabbierà. Conosco mio fratello. Pensa a quanto sarà orgoglioso di te!»
«Hai ragione,» disse Tas con gli occhi che gli sfavillavano. «Sarò un vero eroe, ancora più grande dello stesso Kronin Thistleknot in persona! Come si fa a farlo funzionare?»
«Ti darò le istruzioni,» disse Raistlin, alzandosi in piedi. Ricominciò a tossire. «Torna da me... fra tre giorni. E adesso... devo riposare.»
«Sicuro» disse Tas in tono allegro, alzandosi in piedi. «Spero che tu ti senta meglio.» Andò verso la porta. Una volta là, però, esitò. «Oh, scusa, non ho un regalo per te, mi spiace...»
«Mi hai fatto un dono,» disse Raistlin, «un dono d’inestimabile valore. Grazie.»
«Davvero?» fece Tas, stupefatto. «Oh, vuoi dire fermare il Cataclisma. Be’, lascia perdere. Io...»
D’un tratto Tas si trovò in mezzo al giardino, intento a fissare i cespugli di rose e un chierico estremamente sorpreso che, a quanto pareva, aveva visto il kender materializzarsi dal nulla proprio in mezzo al sentiero.
«Per la barba del grande Reorx! Vorrei proprio sapere come si fa,» disse Tas, pieno di desiderio.
Capitolo tredicesimo.
Con l’inizio della Festa dei Reciproci Doni giunse la prima di quelle che più tardi sarebbero divenute note come le Tredici Calamità. (Astinus, notate, le registra nelle Cronache come i Tredici Ammonimenti.)
Il giorno spuntò caldo e soffocante. Era il più caldo giorno inaugurale della Festa che chiunque, perfino gli elfi, riuscisse a ricordare. Nel Tempio le rose della Festa si afflosciarono e appassirono, le corone di «sempre-in-boccio» presero a puzzare talmente che parevano essere state cotte nel forno, la neve che raffreddava il vino nelle coppe d’argento fondeva così in fretta che i servi non fecero nient’altro, tutto il giorno, se non correre avanti e indietro dalle profondità delle cantine scavate nella roccia alle sale in cui avevano luogo i festeggiamenti, portando secchi di neve semi fusa.
Raistlin si svegliò quella mattina, nell’ora buia prima dell’alba, così malato da non riuscire ad alzarsi dal letto. Giaceva nudo, coperto di sudore, in preda ad allucinazioni febbrili che l’avevano spinto a strapparsi di dosso gli indumenti e le coperte. Gli dei erano davvero vicini, ma era la vicinanza di una divinità in particolare, la sua dea, la Regina delle Tenebre, che aveva effetto su di lui. Poteva sentire la sua collera, come poteva sentire la collera di tutti gli dei a causa del tentativo del Gran Sacerdote di distruggere l’equilibrio che cercavano di stabilire nel mondo. Così, Raistlin aveva sognato la sua Regina, ma lei aveva scelto di non apparirgli nella sua collera, come ci si sarebbe potuti aspettare. Raistlin non aveva sognato il terribile drago a cinque teste, il Drago di Tutti i Colori e di Nessuno, che avrebbe cercato di fare schiavo il mondo nella Guerra delle Lance.