Era come nel suo sogno. Quasi singhiozzando per il terrore, si strinse alla morbidezza vellutata delle sue vesti nere e si scaldò al calore del suo corpo. Dapprima il corpo accanto al suo era teso, poi sentì che si rilassava. Le sue braccia le si strinsero intorno quasi convulsamente, una mano si levò ad accarezzarle i capelli, calmandola, confortandola.
«Su, su,» bisbigliò lui, quasi che stesse rassicurando una bambina spaventata. «Non temere la tempesta, Reverenda Figlia. Esultane! Assapora la potenza degli dei, Crysania! Così essi spaventano gli sciocchi. Non possono farci del male, no, se hai scelto di fare altrimenti.»
Gradualmente i singhiozzi di Crysania diminuirono. Le parole di Raistlin non erano il dolce mormorio di una madre. Colse in pieno il loro significato. Sollevò la testa e lo guardò.
«Cosa vuoi dire?» chiese con voce esitante, tutt’a un tratto spaventata. Una crepa era comparsa nei suoi occhi simili a specchi, permettendole di vedere l’anima che bruciava dentro.
Involontariamente cominciò a scostarsi da lui, ma Raistlin allungò una mano e, lisciandole la cascata di capelli neri, scostandoli dal suo viso con mani tremanti, bisbigliò: «Vieni con me, Crysania! Vieni con me nell’epoca in cui sarai l’unico chierico al mondo, nell’epoca in cui potremo varcare il portale e sfidare gli dei, Crysania! Pensaci! Governare, mostrare al mondo una potenza come questa!»
Raistlin lasciò la stretta. Sollevando le braccia, con le vesti nere che parevano risplendergli intorno quando i lampi avvampavano e i tuoni scrosciavano, scoppiò a ridere. E allora Crysania colse il luccichio febbrile dei suoi occhi e le chiazze di vivido colore sulle sue guance mortalmente pallide.
Era magro, molto più magro di quando l’aveva visto l’ultima volta.
«Sei malato,» lei disse, arretrando, con le mani dietro la schiena, cercando la maniglia della porta.
«Cercherò aiuto...»
«No!» L’urlo di Raistlin fu più forte del tuono. I suoi occhi riacquistarono la loro superficie a specchio, il suo volto era freddo e composto. Allungando una mano, le afferrò il polso in una stretta dolorosa e tornò a trascinarla, con uno scatto, nella stanza. La porta si chiuse alle spalle di Crysania sbattendo. «Sono malato,» disse Raistlin con maggior calma, «ma non c’è nessun aiuto possibile, nessuna cura per la mia malattia se non quella di fuggire da questa follia. I miei piani sono quasi completi. Domani, il giorno del Cataclisma, l’attenzione degli dei sarà rivolta alla lezione che devono infliggere a questi poveri disgraziati. La Regina delle Tenebre non sarà in grado di fermarmi mentre opererò la mia magia e mi trasporterò verso quell’unico momento della storia quando lei è vulnerabile al potere di un vero chierico!»
«Lasciami andare!» gridò Crysania, il dolore e l’indignazione sommergevano la sua paura.
Rabbiosamente, liberò con uno strattone il proprio braccio dalla stretta di Raistlin. Ma ricordava ancora il suo abbraccio, il tocco delle sue mani... Offesa e vergognosa, Crysania si voltò dall’altra parte. «Devi operare il tuo male senza di me,» disse, con la voce soffocata dalle sue stesse lacrime.
«Non verrò con te.» «Allora morirai,» disse Raistlin con tono sinistro. «Come osi minacciarmi?» gridò Crysania, girandosi di scatto per fronteggiarlo. Lo choc e il furore le avevano inaridito gli occhi.
«Oh, non per mano mia,» precisò Raistlin con uno strano sorriso. «Morirai per mano di coloro che ti hanno mandato qui.»
Crysania sbatté le palpebre, stordita. Poi riacquistò la sua compostezza. «Un altro espediente?» chiese, con freddezza, arretrando da lui, provando un dolore così intenso nel cuore per quel suo tentativo d’ingannarla che era più di quanto lei potesse sopportare. Voleva soltanto andarsene, prima che lui si accorgesse di quanto era riuscito a ferirla...
«Nessun espediente, Reverenda Figlia,» replicò Raistlin, semplicemente. Indicò con un gesto un libro rilegato in rosso che giaceva aperto sulla scrivania. «Guarda tu stessa. Ho studiato a lungo...».
Indicò con un ampio gesto della mano le file e file di libri allineati lungo la parete. Crysania rimase senza fiato. L’ultima volta che aveva visitato quella stanza non c’erano libri. Guardandola, lui annuì. «Sì, li ho portati da luoghi remoti, ho viaggiato lontano per cercarne molti. Questo, sono finalmente riuscito a trovarlo nella Torre della Grande Stregoneria di Wayreth, come ho sempre sospettato che dovesse accadere. Vieni a dare un’occhiata.»
«Cos’è?» Crysania fissò il volume come se fosse un serpente velenoso avvolto in spire.
«Un libro, nulla più.» Raistlin ebbe uno stanco sorriso. «Ti posso assicurare che non si trasformerà in un drago portandoti via ad un mio ordine. Ripeto, è un libro, una enciclopedia, se vuoi. Molto antica, scritta durante l’Era dei Sogni.»
«Perché vuoi che lo veda? Cos’ha a che fare con me?» chiese Crysania insospettita. Ma aveva smesso di avvicinarsi furtivamente alla porta. Il calmo comportamento di Raistlin la rassicurava.
Per il momento aveva perfino smesso di prestare attenzione ai lampi e agli schianti della tempesta che infuriava all’esterno.
«È un’enciclopedia di congegni magici prodotti durante l’Era dei Sogni,» proseguì Raistlin imperturbabile, senza mai distogliere gli occhi da Crysania, dando l’impressione di attirarla sempre più vicino con u suo sguardo mentre rimaneva accanto alla scrivania. «Leggi...»
«Non posso leggere il linguaggio della magia,» disse Crysania accigliandosi, poi la sua fronte si spianò. «Oppure intendi tradurmelo?» chiese con alterigia.
Gli occhi di Raistlin balenarono di rabbia per un istante, ma quasi subito la rabbia venne sostituita da un’espressione di tristezza e fatica che toccarono in pieno il cuore di Crysania. «Non è scritto nel linguaggio della magia,» disse, con voce sommessa. «Altrimenti non ti avrei chiesto di venire qui.»
Abbassando lo sguardo sulle vesti nere che indossava, le esibì quel fin troppo familiare sorriso triste e contorto. «Molto tempo fa ho volontariamente pagato lo scotto. Non so perché avrei dovuto sperare che tu ti fidassi di me.»
Mordendosi il labbro, provando una profonda vergogna anche se non aveva nessuna idea del perché, Crysania passò sull’altro lato della scrivania. Rimase là, esitante. Sedendosi, Raistlin le fece cenno di avvicinarsi, e lei avanzò d’un passo, fermandosi accanto al libro aperto. Il mago pronunciò un ordine, e il bastone che era appoggiato alla parete vicino a Crysania esplose in una marea di luce gialla, facendola sussultare quasi quanto i lampi.
«Leggi,» disse Raistlin, indicandole la pagina. Cercando di ricomporsi, Crysania abbassò lo sguardo, scorrendo la pagina, anche se non aveva nessuna idea di cosa stesse cercando. Poi la sua attenzione venne catturata. Congegno del viaggio nel tempo diceva una delle voci e, accanto ad essa, c’era l’immagine di un congegno simile a quello che il kender aveva descritto.
«È questo?» chiese, levando lo sguardo su Raistlin. «Il congegno che Par-Salian ha consegnato a Caramon per farci tornare?»
Il mago annuì, i suoi occhi rifletterono la luce del bastone.
«Leggi,» lui ripetè con voce sommessa.
Incuriosita, Crysania scorse il testo. C’era poco più d’un paragrafo che descriveva il congegno che il grande mago, adesso dimenticato, aveva concepito e fabbricato e i requisiti per il suo uso. La maggior parte della descrizione andava al di là della sua capacità di comprensione, trattandosi di cose arcane. Ne afferrò il significato a spizzichi...
... trasporterà la persona già sotto l’incantesimo del tempo avanti o indietro... deve venir montato in maniera corretta e le sfaccettature devono venir orientate nell’ordine prescritto... trasporterà soltanto una persona, la persona alla quale è stato dato nel momento in cui l’incantesimo è stato lanciato...