Bennett sporse la testa nel mio ufficio. — Ha un minuto? Devo farle una domanda. — Entrò. Al posto della camicia a quadretti ne indossava una a grandi quadri, sbiadita, che non era né madras né Ivy League. Teneva in mano una copia del modulo semplificato per il finanziamento.
— Parola di due lettere per il dio egiziano del sole? — dissi. — Ra.
Bennett sorrise. — No, mi chiedevo solo se Flip le aveva portato una copia del memo che Grancapo avrebbe dovuto far distribuire. Per spiegare il modulo semplificato.
— Sì e no. Me ne sono fatta dare una copia da Gina. — La estrassi da una pila di libri sugli anni Venti.
— Magnifico. Vado a fotocopiarla e gliela riporto.
— Oh, può tenersela.
— Ha terminato di compilare il modulo?
— No. Legga il memo.
Bennett guardò il foglio e lesse: — Pagina 19, domanda 44 C. Per trovare la formula primaria allargata per il finanziamento, moltiplicare l’analisi necessità dipartimentali per il quoziente base fiscale, a meno che il progetto non comprenda strutturazione calibrata, nel qual caso il quoziente va calcolato secondo la sezione W-A delle istruzioni allegate. — Rigirò il foglio. — Dove sono le istruzioni allegate?
— Nessuno lo sa.
Mi restituì il memo. — Forse non devo andare in Francia per studiare il caos. Forse potrei studiarlo proprio qui. — Scosse la testa. — Grazie — e fece per uscire.
— A proposito di caos — dissi — come va il suo progetto di diffusione informazioni?
— Il laboratorio è pronto. Potrò avere i macachi appena terminato questo stupido modulo, ossia fra circa… — Prese una calcolatrice dalla tasca dei calzoni logori e batté qualche numero — …seimila anni da ora.
Entrò Flip e ci consegnò un fascicolo di fogli graffettati.
— Cosa sono? — disse Bennett. — Le istruzioni allegate?
— No-o-o — rispose Flip, agitando la testa. — Il rapporto della Sanità sui pericoli del fumo per la salute.
MARATONA DI BALLO (1923 – 33)
Moda di resistenza che consisteva nel ballare il più a lungo possibile per guadagnare soldi. I ballerini si davano pizzicotti e calci per tenersi svegli e, se non serviva, dormivano a turno sulla spalla del partner, in qualche caso fino a 150 giorni. Le maratone divennero uno sport raccapricciante che attirava il pubblico, che voleva vedere chi avrebbe avuto allucinazioni prodotte dalla mancanza di sonno, chi sarebbe crollato o, come nel caso di Homer Moorhouse, caduto morto; e nel New Jersey, la Società per la Prevenzione delle Crudeltà verso gli Animali (umani) citò in giudizio le maratone. La moda perdurò nei primi anni della Depressione semplicemente perché la gente aveva bisogno dei soldi del premio, che ammontava a poco più di un centesimo all’ora. Per chi vinceva.
Martedì incontrai la nuova assistente del collegamento comunicazioni interdipartimentali. Avevo deciso di non aspettare oltre le istruzioni allegate e stavo compilando con fatica il modulo per il finanziamento, quando notai che l’ultima riga di pagina 28 finiva con: “Elencare tutti”, e che la pagina seguente iniziava con: “Per il quoziente di diversificazione”. Guardai il numero della pagina: 42.
Andai a vedere se Gina aveva le pagine mancanti. La trovai in mezzo a una confusione di sacchetti, carta da regalo e nastri.
— Vieni anche tu alla festa per Brittany, vero? — mi chiese. — Devi venire! Ci saranno sei bambine di cinque anni e sei madri, e non so cosa sia peggio.
— Ci sarò — promisi. Le chiesi delle pagine mancanti.
— Mancano delle pagine? Il modulo ce l’ho a casa. Quando mai riuscirò a compilare pagine mancanti? Devo ancora comprare piattini, bicchieri e decorazioni e preparare i rinfreschi!
La lasciai e tornai al laboratorio. Una donna dai capelli grigi sedeva al mio computer e batteva rapidamente dei numeri.
— Mi scusi — disse, appena entrai. — Flip ha detto che potevo usare il suo computer, ma non voglio darle fastidio. — Mosse le dita sui tasti per salvare il file.
— La nuova assistente di Flip? — domandai, guardandola con curiosità. Era snella, aveva la pelle abbronzata, come l’avrebbe avuta Billy Ray dopo altri trent’anni di corse nelle praterie.
— Shirl Creets — si presentò, stringendomi la mano. Aveva una stretta come Billy Ray e macchie giallomarroni sulle dita, cosa che spiegava come mai Sarah e Elaine avessero capito “solo guardandola” che era una fumatrice.
— Flip stava usando il computer della dottoressa Turnbull — disse Shirl (aveva anche la voce rauca dei fumatori) — così mi ha detto di venire qui e usare il suo, tanto lei non ci avrebbe badato. Lo lascio libero appena salvato il file. Non ho fumato — soggiunse.
— Fumi pure, se vuole. E continui il lavoro al computer. Devo andare al Personale a prendere un altro modulo per il finanziamento. A questo mancano delle pagine.
— Vado io — disse Shirl, alzandosi subito e prendendo il modulo. — Quali pagine mancano?
— Da 29 a 41 e forse anche altre in fondo, non so. La mia copia arriva a pagina 68. Ma non deve…
— A cosa servono le assistenti? Vuole che le faccia una fotocopia per la brutta?
— Molto gentile, grazie — dissi attonita, e mi sedetti al computer.
Ero stata gentile con Flip e guarda che cosa avevo ottenuto. Mi ero sbagliata, pensando che Browning non sapesse niente sulle mode, Pifferaio magico o no.
I dati che Shirl aveva battuto erano ancora sullo schermo. Formavano una sorta di tabella. “Carbanks-48, Twofeathers-34, Holyrood-61, Chin-39.” Chissà a quale progetto Alicia lavorava adesso.
Shirl tornò in cinque minuti esatti, con una pila di fogli ordinati e pinzati. — Ho inserito nell’originale le pagine mancanti e ho fatto altre due copie del modulo completo, per ogni evenienza. — Posò con delicatezza i fascicoli sul banco del laboratorio e mi porse un altro plico piuttosto voluminoso. — Nella stanza delle copiatrici ho trovato questi ritagli. Flip non sapeva a chi appartenevano. Ho pensato che fossero suoi.
Mi diede una pila di ritagli sulle maratone di ballo, allegati ordinatamente a una serie di fotocopie.
— Ho immaginato che ne volesse una fotocopia — soggiunse.
— Grazie — dissi sbalordita. — Non potrebbe convincere Flip ad assegnarla a me?
— Ne dubito. Pare che lei sia simpatica a Flip. — Posò sul banco i ritagli e cominciò a mettere in ordine. Da tutta quella confusione pescò il libro sulla teoria del caos.
— Diagrammi di Mandelbrot — disse interessata. — Fa ricerche su quei diagrammi?
— No, sulle origini delle mode. Quel libro lo leggevo per curiosità. Ma c’è un collegamento. Le mode sono un aspetto del sistema caotico della società, al quale contribuisce un certo numero di variabili.
Shirl formò una pila ordinata, mettendo il libro sulla teoria del caos sopra Il mondo nuovo e Tutto è bene ciò che finisce bene, senza fare commenti; poi prese Ragazze spregiudicate, macinini e flagpole-sitters. — Cosa l’ha spinta a scegliere le mode? — domandò, come se disapprovasse.
— Non le piacciono le mode?
— Penso solo che esistano sistemi più diretti per influenzare la società, oltre che dare origine a una moda. Un mio professore di fisica diceva sempre: “Non badate a ciò che fanno gli altri; fate ciò che volete fare voi e così potrete cambiare il mondo”.