Выбрать главу

Gli Sfioratori assistono alla scena uno sotto braccio all’altro, contemplando la prodigalità del Caos. Clay fa parte del gruppo, con Ninameen (femmina) e Hanmer (maschio) ai suoi lati. Nessuno parla. Alta sopra di loro, la ferita nella montagna ribolle di caotica fertilità. Clay ricorda di aver visto una volta fotografie di un ammasso di plancton di recente formazione: un miliardo di minuscoli incubi ingioiellati che sciamavano ovunque, risplendendo come mostri dai molti occhi e molti artigli e rabbiose code sferzanti, illuminati da ogni tonalità immaginabile dello spettro durante quel breve momento ideale di vita attiva, per poi dissolversi, scurirsi, trasformarsi in poltiglia fertile. La stessa cosa accade qui, su scala maggiore. L’oltraggiosa fertilità del Caos lo delizia e lo sconcerta. A quale scopo, tutte queste evanescenti meraviglie? Da quale fonte, questa parata di splendori di effimera durata? E cosa si nasconde, invisibile, dentro la montagna, se questo è solo ciò che affiora?

— Per quanto tempo andrà avanti? — chiede infine.

— Per sempre — dice Hanmer. — A meno che qualcuno non sigilli la montagna.

— E chi potrebbe farlo? — osserva Ninameen, ridendo.

— Da dove viene… tutto quanto?

— Ci sono fiumi, sotto il mondo — dice Hanmer. — Questo è straripato. È la quinta volta che succede una cosa del genere, dall’inizio della nostra vita.

— Solo poche delle altre aperture sono così fertili — sottolinea Ti. — I canali cambiano!

— I canali cambiano — conviene Hanmer.

— Ma se i canali cambiano — dice Clay rassegnato — perché dite che questo flusso continuerà per sempre?

Gli Sfioratori sorridono. Una forma elefantina esce caracollando dal laghetto e scompare. Compaiono sei teschi… Due cose orrende e immense, insanguinate, a forma di cane, emergono ululando e saltano verso l’alto, e si disfano prima ancora di toccare di nuovo il terreno. Adesso affiora un plotone di insetti scintillanti, che si dirige verso l’oblìo in formazione serrata. Un volto sorridente appare in una nube torreggiante di vapore grigio. Non c’è mai fine. Arriva la notte e la pianura è illuminata. E il Caos continua a sgorgare.

26

All’improvviso gli sembra che la sua posizione, in questo mondo, si stia deteriorando. Impercettibilmente gli Sfioratori stanno perdendo interesse in lui. Forse li annoia, forse la loro capacità di attenzione nei suoi confronti ha ormai raggiunto il limite: qualunque sia il motivo, ormai gli sottraggono parte del loro amore nei suoi confronti. A volte Clay sospetta che in realtà lo temano, o lo disprezzino. Ma non riesce a trovare assolutamente spiegazione per questi sentimenti.

È più difficile del solito indurii a partecipare a una conversazione che non sia uno scambio di chiacchiere. Gli argomenti vengono lasciati cadere, le idee si arrestano prima di venir espresse, risate e strette di mano troppo spesso sostituiscono un sincero scambio di informazioni. Lui continua a fare tentativi per sapere ciò che gli preme, ma con meno frequenza.

— Riuscirò a tornare al mio tempo?

— Cos’è successo allo sferoide?

— Come vengono creati i nuovi Sfioratori?

— Dove vive Errore? Chi, o che cos’è?

— Perché sono stato portato qui?

— Quando farete il Rimodellamento del Cielo?

— Quanto è vecchio il vostro mondo?

— Dov’è finita la luna?

— Perché avete permesso che soffrissi, nelle regioni sgradevoli?

— Mi capiterà mai di dormire ancora?

— Vi sto sognando?

— Mi state sognando?

27

Un pomeriggio fanno il Rimodellamento del Cielo, e non glielo dicono fino all’ultimo momento. Siamo arrivati a questo punto, adesso. Non hanno più bisogno della sua partecipazione. Non si preoccupano più di condividere le cose importanti con lui.

Clay sospetta, mentre il rito si prepara, che nell’aria ci sia qualcosa di insolito. Sono accampati lungo la costa di un mare meridionale: qui la spiaggia consiste di minuscoli sassolini grigi, levigati e uniti dai piccoli corpi grigi delle innumerevoli meduse trascinate dalle onde del mare. Lui ha sempre amato il mare. Vedendo gli Sfioratori raccogliersi per qualche misteriosa conversazione inespressa, va a zonzo da solo, cercando di evitare delicatamente i celenterati morti e rinfrescandosi di tanto in tanto i piedi nell’acqua marina. Vegetazione simile ad alghe spunta dal fondale polveroso; pesci splendenti gli passano accanto, guizzando. Apprezza moltissimo il sollievo apportato dal contatto delicato delle onde contro la sua nudità. Nuota. Va sul fondo, e rimane sorpreso nel notare quanto tempo riesce a rimanere immerso. Fluttua sott’acqua, libero, lasciando che il sole gli bruci le guance.

Dovrebbe esserci una sirena.

Gli sembra di vederla avvicinarsi. Donna fino alla cintola, pesce sotto. Lunghi capelli dorati, che incoronano le spalle pallide. Seni bianchi, sodi, pieni, dalla punta rossa. Lucenti scaglie verdi. Una coda estremamente sinuosa, forte, agile, che termina con una pinna in perenne movimento. Gli si avvicina in un ribollire di spuma e nuota accanto a lui. — Sì — le dice lui. — Un risultato inevitabile del frazionamento delle forme umane. La natura segue l’arte. Che cosa splendida, sei!

Lei sorride. Lo accarezza. Lo bacia. Mette una mano di Clay sul suo seno. Donna sopra, pesce sotto.

— Amami — gli dice, con una voce che ricorda il suono delle conchiglie.

— Ma come? Dov’è il nido? — Le esplora le scaglie. Lei ride. Anche un pesce possiede organi sessuali. Lei non lo aiuta minimamente e la sua ricerca non approda a nulla. Se volesse far l’amore con lei, decide, si scorticherebbe. Non è una grande consolazione, così la lascia, ma lei gli rimane accanto.

— Ci sono molti, come te? — le domanda. — Un popolo del mare? Siete una forma antica? Vi siete evoluti naturalmente, o per mezzo di manipolazioni genetiche?

— Non sono come gli altri che conosci — dice la sirena.

— In che senso?

— Non sono reale.

Lui non accetta queste parole: le prende in mano i seni, ma prima che riesca a stringerli la sirena è scomparsa. Clay si tuffa, con gli occhi spalancati che fissano la verde acqua scintillante, e non riesce a trovarla.

Quando ritorna alla superficie si rende conto che è in atto uno sconvolgimento. La scomparsa della sirena, la perdita di quella grazia, di quell’innocenza, oscura ancora la sua anima di triste meraviglia; ma quando infine si rassegna alla fine della visione riesce a vedere con maggior chiarezza quello che sta accadendo intorno a lui. Molto al largo, sul mare, un ammasso di spruzzi si leva all’orizzonte, penetrando l’aria limpida. L’acqua si agita, cresce, si avvicina, si separa e poi si ricongiunge, le onde gettano una manciata di pesci e alghe verso la riva. Voltandosi, guardando verso la spiaggia, Clay vede che la volta celeste è in preda a rapide, ampie ondulazioni, come se stesse per piombare verso terra, per poi tornare rapidamente in alto. Una musica aspra produce gemiti, lamenti: è lo stridere di enormi strumenti a fiato, il rimbombo di grossi tamburi. Il sole ha subito un cambiamento spettrale, ed emette una netta luce verdastra, e alcune delle stelle più luminose sono di colpo visibili. Da sud proviene una serie di rapide, irragionevoli esplosioni: pop pop pop pop, come in un’improvvisa compressione e decompressione. La terra trema. Poi la musica scompare, gli spruzzi d’acqua ricadono in mare, il sole torna giallo, le stelle scompaiono, il cielo si distende e terminano le esplosioni. Il cataclisma è finito, è durato al massimo tre minuti, e, per quello che Clay può vedere, nulla è stato alterato da quel magico intervallo d’instabilità.

Si affretta sulla spiaggia.

I sei Sfioratori sono sparsi su una duna coperta d’erba, un centinaio di metri verso l’interno. Sembrano esausti, sfiniti, come manichini di cera che si siano avvicinati troppo alla fiamma. Sembrano trovarsi tutti in una forma sessuale intermedia… alcuni hanno seni e scroto, altri corpi maschili pelosi e una fessura pseudovaginale, ma nessuno è definito chiaramente in un sesso o nell’altro. Né lui riesce a distinguerli facilmente l’uno dall’altro: i loro volti sono identici. Clay si rende conto che si può riconoscere Hanmer da Ninameen, Angelon da Ti, Bril da Serifice, più per la qualità dello spirito da essi irradiato che per un qualche lineamento individuale; ma in questo momento non esprimono nulla che possa permettere di identificarli. È possibile che questi non siano neanche i suoi Sfioratori, ma un altro gruppo, completamente diverso. Nell’avvicinarsi loro è molto esitante. Quando la sua ombra cade su due di essi, si tira indietro, depresso, come se si sentisse un intruso. Per un bel po’ rimane immobile, lì accanto. I loro occhi sono aperti, ma lo staranno vedendo?