— Potresti avere difficoltà a localizzarci. Questo non è un vero cratere, è una sorta di pentolaccia, il cui bordo si unisce alla cima del ghiacciaio. Il punto di riferimento che noi usavamo, uno strano costone, adesso è scomparso.
— Non è un grosso problema. Ho la vostra posizione grazie all’antenna direzionale, ricordatelo. Può darsi che una bussola magnetica qui non serva a nulla, ma mi posso orientare con il cielo. Saturno non si muove quasi per nulla, qui, ed il sole e le stelle non si spostano in fretta.
— Dannazione, hai ragione! Non ci pensavo. Avevo in mente Luis e non pensavo ad altro! — Scobie guardò in direzione della Broberg. La donna stava forzatamente prendendo un breve riposo, le spalle chine sullo scavo, e l’aspro suono del suo respiro giungeva fino a lui mediante l’auricolare.
Scobie sapeva di dover conservare le poche forze che gli rimanevano per le necessità future, quindi succhiò un po’ d’acqua dal contenitore apposito ed infilò un boccone di cibo nell’apertura, fingendo di aver appetito.
— Tanto vale che cerchi di ricostruire quello che è successo — disse. — Oh, Mark, avevi ragione, siamo diventati pazzamente imprudenti. Il gioco… otto anni sono un tempo troppo lungo per giocare quel gioco, in un ambiente che ci rammentava troppo poco la realtà. Ma chi avrebbe potuto prevedere una cosa simile? Mio Dio, avverti quelli della Chronos! So per caso che una delle due squadre che è andata su Titano aveva cominciato a giocare fingendo d’intraprendere una spedizione alla ricerca di uomini marini sotto l’Oceano Carminio… a causa delle nebbie rosse… deliberatamente, proprio come noi, prima di partire… — Scobie deglutì, poi proseguì dicendo: — Bene, suppongo che non riusciremo mai a sapere con precisione cosa sia andato storto qui, ma è evidente che la configurazione era soltanto metastabile. Del resto, anche sulla Terra una valanga può avere inizio in modo fatalmente facile. La mia supposizione è che la causa sia lo strato di metano celato sotto la superficie. Era diventato un po’ instabile quando la temperatura era salita, dopo l’alba, ma questo non aveva importanza, data la bassa gravità ed il vuoto… finché non siamo arrivati noi. Il calore, le vibrazioni… Comunque, lo strato è scivolato via sotto di noi, il che ha provocato un crollo generale. Questa supposizione ti sembra ragionevole?
— Sì, per un dilettante come me — replicò Danzig. — Ammiro come riesci a mantenere uno spirito accademico in queste circostanze.
— Sto cercando di essere pratico — replicò Scobie. — Può darsi che Luis abbia bisogno di cure mediche in un lasso di tempo più breve di quello che quelle scialuppe impiegheranno a venire qui. Se fosse cosi, come potremo portarlo sino al nostro modulo?
— Hai qualche suggerimento? — La voce di Danzig si era fatta dura.
— Sto cercando di arrivarci a tentoni. Senti, la conca ha ancora la stessa forma di base, l’intero complesso non è sprofondato, il che implica la presenza di materiali duri, ghiaccio d’acqua e roccia. In effetti, vedo qualcuno dei promontori residui sporgere da quella roba simile a sabbia. Quanto a cosa sia… forse una combinazione di ammonio-carbon-diosside, forse qualcosa di più alieno… questo dovrai scoprirlo tu, più tardi.
«Attualmente… i miei strumenti geologici mi aiuterebbero a scoprire dove la copertura sulle masse solide è meno profonda. Abbiamo gli attrezzi da scavo, quindi potremmo tentare di aprirci un varco, a zigzag per ridurre la fatica al minimo. Questo potrebbe farci cadere altra roba addosso dall’alto, ma anche questo fattore potrebbe a sua volta accelerare la nostra avanzata. Là dove le sporgenze nude sono troppo viscide o ripide per essere scalate potremmo incidere degli scalini. Un lavoro lento e duro, e ci potremmo imbattere in un rilievo troppo alto per saltare giù o roba del genere.
— Io vi posso aiutare — propose Danzig. — Mentre aspettavo di sentirvi, ho fatto un inventario del cavo di scorta, delle corde, degli equipaggiamenti da cui prelevare cavi, abiti e coperte che posso tagliare a strisce… qualsiasi cosa possa essere legata insieme a formare una corda. Non avremo bisogno di molta forza tensile, e, in base ai miei calcoli, dovrei arrivare ad una lunghezza di una quarantina di metri. Stando alla tua descrizione, questa è all’incirca la metà della profondità della trappola in cui siete finiti. Se poteste arrampicarvi fino a metà strada mentre arrivo fin là, io vi potrei poi tirare per il resto del pendio.
— Grazie, Mark — replicò Scobie, — anche se però…
— Luis! — strillò la voce di Jean nel suo elmetto. — Colin, vieni, presto, aiutami, questo è terribile!
Noncurante del dolore che avvertiva, a parte un paio d’imprecazioni, Scobie corse in aiuto della Broberg.
Garcilaso non era completamente privo di sensi, ed in questo stava la maggior parte dell’orrore. Lo sentirono mormorare:
— L’Inferno, il Re ha gettato la mia anima nell’Inferno. Non riesco a trovare la strada per uscirne, sono perduto. Se soltanto l’Inferno non fosse tanto freddo…
Non potevano vederlo in volto perché l’interno del suo elmetto era incrostato di brina. Essendo rimasto sepolto più a lungo e più in profondità degli altri, ed essendo per di più seriamente ferito, Luis sarebbe morto in breve tempo una volta che la sua cellula d’energia si fosse esaurita. La Broberg lo aveva tirato fuori appena in tempo, se non altro.
Accoccolata all’interno dello scavo, la donna lo fece rotolare sul ventre, e mentre i suoi arti si agitavano, Luis farfugliò:
— Un demone mi attacca. Sono come cieco, qui, ma sento il vento delle sue ali. — Quelle parole erano pronunciate con voce monotona e strascicata. La donna estrasse la cellula d’energia e la lanciò in alto dicendo:
— Dovremmo riportare questa sulla nave, se possiamo.
In alto, Scobie rimase a fissare morbosamente l’oggetto: esso non conservava più neppure il calore necessario a generare un po’ di vapore, come la sua cellula e quella della Broberg, ma era del tutto inerte. Il suo contenitore era un involucro di metallo che misurava trenta centimetri per quindici per sei, e la sua superficie era assolutamente priva di caratteristiche, salvo per due prese dentellate situate sulla parte larga. Una serie di controlli inseriti nei circuiti della tuta spaziale permetteva di avviare e regolare manualmente le funzioni chimiche interne, come anche di arrestarle; ma di solito si lasciava quel compito al termostato ed al reostato. Adesso quelle reazioni avevano seguito il loro corso e, fino a che non fosse stata ricaricata, la cellula era un semplice oggetto inerte.
Scobie si chinò per osservare la Broberg, una decina di metri più sotto: la donna aveva tirato fuori l’unità di riserva di Garcilaso, l’aveva inserita al suo posto, al fondo della schiena, e l’aveva assicurata con i fermi alla base dell’equipaggiamento.
— Adesso ci serve il tuo contributo, Colin — disse la donna.
Scobie calò il tratto di pesante cavo isolato che faceva parte dell’equipaggiamento standard per missioni senza veicoli, nel caso fosse necessario effettuare riparazioni o connessioni; la Broberg lo collegò con giunti a ganasce ad altri due pezzi di cavo che già aveva, quindi fece un cappio ad un’estremità ed assicurò l’altra estremità al proprio equipaggiamento, stendendo goffamente una mano sopra la spalla. Il triplo pezzo di cavo dondolava sopra di lei come un’antenna.
Chinatasi, Jean raccolse Garcilaso fra le braccia. Su Iapetus, il peso dell’uomo e del suo equipaggiamento ammontava ad una decina di chili, come anche quello della donna e del suo equipaggiamento. In teoria, la Broberg avrebbe dovuto essere in grado di uscire dalla buca con un salto insieme al suo carico, ma in pratica la tuta spaziale era troppo ingombrante per quella manovra; le giunture a volume costante davano una notevole libertà di movimento, ma non altrettanta quanta la pelle nuda, specialmente quando le temperature circum-Saturniane richiedevano un isolamento speciale. Inoltre, se anche fosse riuscita a raggiungere la cima, non sarebbe potuta rimanere in equilibrio, perché il ghiaccio morbido si sarebbe sgretolato sotto le sue dita e lei sarebbe ricaduta giù.