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— Sta peggiorando in fretta. D’accordo, sentiamo le novità.

— Ho volato malamente in una direzione ignota e per una distanza anch’essa non stimabile. Non posso essere finito molto lontano, dal momento che è passato poco tempo dal decollo all’impatto. Evidentemente, sono andato a finire dentro ad un grosso… um… banco di neve, che ha attutito la violenza dell’urto ma che ha anche bloccato le trasmissioni radio. Adesso la neve è evaporata dall’area circostante la cabina. Vedo masse bianche tutt’intorno ed altre formazioni in distanza… non so quali danni i sostegni ed i motori di prua abbiano riportato. Il modulo è inclinato su un fianco con un’angolazione di circa quarantacinque gradi, presumibilmente su un fondale roccioso. Ma, la parte posteriore è ancora seppellita nella sostanza meno volatile… acqua e ghiacci di CO2, credo… che ha raggiunto una temperatura stabile e che deve aver ingolfato i motori. Se tentassi di accenderli, potrei far saltare tutto.

— Sta certo che succederebbe — annuì Scobie.

— Oh, Dio, Colin, cosa ho fatto? — esclamò Danzig, con voce rotta. — Volevo aiutare Luis, e può darsi che abbia ucciso te e Jean.

— Non cominciamo a piangere prima del tempo — replicò Scobie, serrando le labbra. — È vero, abbiamo avuto un bel po’ di sfortuna, ma né tu né io né nessun altro avremmo potuto immaginare che avresti fatto saltare una bomba sotto di te.

— Cosa è stato? Ne hai un’idea? Nulla del genere è mai accaduto in occasione d’impatti con comete, e tu ritieni che il ghiaccio sia una cometa infranta, vero?

— Uh-huh, salvo per il fatto che le condizioni l’hanno ovviamente modificata. L’impatto ha prodotto calore, shock, turbolenza, le molecole sono state sparpagliate, e ci deve essere stata una momentanea presenza di plasmi. Misture, composti, leghe… si è formata roba che non era mai esistita nello spazio. Possiamo imparare un sacco di nozioni chimiche, qui.

— È per questo che sono venuto… Bene, allora, devo aver sorvolato un deposito di qualche sostanza e sostanze che i motori hanno fatto sublimare con forza tremenda. Un vapore di qualche tipo è tornato a congelarsi quando ha urtato lo scafo, tanto che ho dovuto sbrinare gli oblò dall’interno dopo che la neve che li copriva si era squagliata.

— Dove ti trovi, rispetto a noi?

— Te l’ho detto, non lo so, e non sono neppure certo di poterlo determinare, perché l’impatto ha distrutto l’antenna direzionale. Aspetta che vado fuori per vedere meglio.

— D’accordo — convenne Scobie. — Intanto vedrò di darmi da fare.

E così fece, fino a quando un suono rantolante e spettrale ed il pianto della Broberg lo fecero tornare a tutta velocità sullo spuntone roccioso.

— Questa potrebbe essere la differenza che ci farà sopravvivere — disse Scobie, disinnestando la cellula d’energia di Garcilaso. — Considerandola un regalo. Grazie, Luis.

La Broberg lasciò andare il pilota e si alzò in piedi; raddrizzò gli arti del morto, convulsi per l’agonia, e gli incrociò le braccia sul petto. Non c’era nulla da fare per la mascella rilassata o per gli occhi che fissavano il cielo: toglierlo dalla tuta, là, avrebbe peggiorato il suo aspetto. E non poteva neppure asciugarsi le lacrime che le rigavano la faccia: poteva soltanto cercare di arrestarle.

— Addio, Luis — sussurrò.

— Puoi darmi un nuovo incarico, per favore? — supplicò, rivolta a Scobie.

— Vieni con me. Ti spiegherò quello che ho in mente per riuscire ad aprirci la via fino alla superficie.

Erano a metà strada attraverso la conca quando Danzig chiamò: il chimico non aveva permesso che la morte del compagno rallentasse i suoi sforzi e non aveva detto molto mentre questo si verificava. Soltanto una volta, con voce estremamente sommessa, aveva pronunciato la preghiera ebraica per i defunti.

— Non abbiamo fortuna — riferì, in tono impersonale come una macchina. — Ho descritto il cerchio più ampio possibile tenendo sempre d’occhio il modulo, ed ho trovato soltanto strane formazioni ghiacciate. Non posso trovarmi ad un’enorme distanza da voi, altrimenti vedrei un cielo del tutto differente, su questa palla così piccola. Siete probabilmente nel raggio di venti o trenta chilometri rispetto a me, ma questo è un territorio piuttosto esteso.

— Esatto — convenne Scobie. — È probabile che tu non riesca a trovarci, entro il tempo che ci è rimasto. Ritorna alla scialuppa.

— Ehi, aspetta! — protestò Danzig. — Posso procedere a spirale, segnando il mio percorso, e vi potrei anche incrociare.

— Sarà più utile se torni indietro — replicò Scobie. — Presumendo che riusciamo ad uscire di qui, ti potremmo raggiungere a piedi, ma avremo bisogno di una segnalazione per orientarci. Quel che mi viene in mente è il ghiaccio stesso. Una piccola scarica d’energia, se concentrata, dovrebbe liberare una grossa nube di metano o altre sostanze altrettanto volatili. Il gas si raffredderà nell’espandersi, si tornerà a condensare intorno a particelle di polvere che si sarà portato dietro… genererà vapore… e la nube dovrebbe salire tanto in alto, prima di evaporare di nuovo, da essere visibile da qui.

— Ho capito! — Una vena di eccitazione trapelò nel tono di Danzig. — Provvedo immediatamente. Farò dei sondaggi e cercherò il punto in cui si può ottenere il risultato più vistoso e… che ne dici se uso una bomba termica? No, potrebbe essere troppo calda. Bene, costruirò un qualche congegno.

— Tienici al corrente.

— Ma io… non credo che ci andrà di chiacchierare oziosamente — azzardò la Broberg.

— No, tu ed io ci metteremo subito a lavorare a più non posso — convenne Scobie.

— Uh, aspettate — intervenne Danzig. — Che succede se scoprite che non vi è possibile arrivare fino in cima? Avevi lasciato intendere che era solo una possibilità.

— Ebbene, a quel punto ci sarà tempo per procedimenti più radicali, quali che saranno — replicò Scobie. — Francamente, in questo momento ho la testa troppo piena di… di Luis e della necessità di scegliere la via di fuga migliore per poter pensare molto a qualsiasi cosa.

— M-m, sì, suppongo che abbiamo già un’ampia scorta di guai senza bisogno di procurarcene altri. Ti dico cosa farò, però: non appena il mio segnale sarà pronto, preparerò quella corda di cui abbiamo parlato. Potreste scoprire di preferirla ad un mucchio di vestiti e di coperte pulite, quando arriverete — Danzig rimase in silenzio per parecchi secondi prima di concludere: — Arriverete, dannazione!

Scobie scelse un punto sul lato settentrionale della conca per il suo tentativo. Là, due scaffali di roccia sporgevano in fuori, uno vicino al suolo ed un altro parecchi metri più in su. Più oltre ancora, seguendo un disegno incerto, c’erano uguali sporgenze di ghiaccio resistente. Interposto fra questi ed al di là della sporgenza più elevata, che si trovava a meno di metà strada dal bordo della conca, non c’era altro che il liscio pendio di polvere cristallina e senza appigli, la cui angolatura provocava una pendenza che rendeva il cammino doppiamente pericoloso. La domanda, cui solo la prova diretta poteva dare risposta, era quanto tale strato fosse spesso al di sopra delle superfici su cui gli umani potevano camminare, e se tali superfici si stendevano per tutta la distanza fino alla cima.

Giunti al punto prefissato, Scobie segnalò l’alt.

— Prenditela calma, Jean. Io andrò avanti e comincerò a scavare.

— Perché non procediamo insieme? Ho anch’io il mio attrezzo.

— Perché non so prevedere come si comporterà una fascia tanto grande di quella specie di sabbie mobili: potrebbe reagire allo scavo provocando una frana gigantesca.

La Broberg si stizzì, e sul suo volto sparuto apparve un’espressione di ammutinamento.

Allora, perché non mandi me per prima? Supponi che voglia sempre aspettare passivamente che Kendrick si salvi?