Выбрать главу
* * *

Nel corso di cinque anni di viaggio, l’appartamento di Scobie era diventato idiosincraticamente suo… forse in misura maggiore di quanto fosse normale, perché lui era rimasto uno scapolo che raramente godeva della compagnia di una donna per più di pochi turni di guardia per volta. Buona parte del mobilio l’aveva costruita lo stesso Scobie, dato che la sezione agricola della Chronos produceva anche legno, oltre che cibo ed aria fresca. Il mobilio da lui fabbricato tendeva ad essere massiccio, e le decorazioni intagliate in esso arcaiche. Scobie attingeva dalla banca dei dati la maggior parte di ciò che desiderava leggere, naturalmente, ma su uno scaffale conservava qualche vecchio libro… le ballate di frontiera di Childe, una Bibbia di famiglia del diciottesimo secolo (nonostante fosse un agnostico), una copia del Macchinario della Libertà, che era ormai quasi disintegrato ma in cui si distinguevano ancora la firma dell’autore e svariati altri elementi di valore. Al di sopra di essi, c’era il modellino di una barca a vela con cui Scobie aveva navigato nelle acque dell’Europa Settentrionale ed un trofeo che aveva vinto giocando a palla a mano a bordo dell’astronave. Alle paratie erano appese alcune sciabole da scherma e parecchie fotografie… dei genitori e dei fratelli, di zone selvagge della Terra che aveva visitato, di castelli, montagne e brughiere della Scozia che aveva anche visitato spesso, del suo gruppo geologico sulla Luna, di Thomas Jefferson e, perfino, di Robert the Bruce.

Una sera in particolare, tuttavia, Scobie era seduto davanti al suo televisore, con le luci abbassate in modo da assaporare appieno le immagini. I moduli ausiliari erano fuori per un’esercitazione congiunta, ed un paio dei membri del loro personale stavano sfruttando l’opportunità per trasmettere le immagini di quello che vedevano.

Era una cosa splendida. Lo spazio stellato formava un calice per la Chronos. I due enormi cilindri che ruotavano maestosamente in senso contrario, l’intero complesso di collegamenti, oblò, portelli, schermi, collettori, trasmittenti ed hangar, tutto diveniva squisitamente artistico visto alla distanza di parecchie centinaia di chilometri. La vela solare era ciò che occupava la maggior parte dello schermo, simile ad una ruota dorata che girasse su se stessa; eppure, la visione a distanza permetteva anche di apprezzare la sua trama intricata come una ragnatela, le curve enormi e sottili, perfino l’incredibile sottigliezza. Era un’opera più possente delle piramidi, più perfetta di un cromosomo ristrutturato, quella nave che avanzava verso Saturno che era ormai divenuto il secondo faro più brillante del firmamento.

Il campanello della porta trasse Scobie dal suo stato di esaltazione; si mosse per attraversare la stanza ed inciampò con un piede in una gamba del tavolo, per colpa della forza di Coriolis. Quel fenomeno era tenue quando uno scafo di quelle dimensioni ruotava su se stesso per garantire la forza di gravità, ed era una cosa cui Scobie si era da tempo abituato; ma, di tanto in tanto, quando qualcosa lo assorbiva molto, le abitudini acquisite sulla Terra tornavano a farsi sentire. Scobie imprecò contro la propria disattenzione ma con allegria, dato che prevedeva di trascorrere dei momenti piacevoli.

Quando aprì la porta, Delia Ames entrò con un solo, lungo passo, e si richiuse immediatamente il battente alle spalle, appoggiandosi ad esso; era una donna alta e bionda, che si occupava della manutenzione elettronica e svolgeva tutta una serie di altre attività collaterali.

— Ehi! — disse Scobie. — Cosa c’è che non va? Hai l’aria… — tentò di scherzare — … di qualcosa cui il mio gatto abbia dato la caccia, se a bordo avessimo topi o pesci fuor d’acqua.

Delia trasse un respiro rauco e parlò con accento australiano talmente pronunciato per l’agitazione da rendere le sue parole quasi incomprensibili per Scobie.

— Io… oggi… mi sono trovata a sedere allo stesso tavolino di George Harding, al caffè…

Un senso di disagio attraversò Scobie. Harding lavorava nello stesso dipartimento della Ames ma aveva molte più cose in comune con lui: nel gruppo di gioco cui appartenevano entrambi, Harding aveva anche lui assunto un ruolo vagamente ancestrale, N’Kuma, l’Uccisore di Leoni.

— Cosa è successo? — chiese Scobie, e ricevette un’occhiata colma di dolore.

— Ha accennato… che tu e lui e gli altri… avreste trascorso insieme le vostre prossime vacanze… per portare avanti la vostra dannata commedia senza interruzioni.

— Come, ma sì. Il lavoro al nuovo parco, su nello Scafo di Prua verrà sospeso fino a quando sarà stato riciclato il metallo necessario per le condutture dell’acqua. La zona rimarrà libera, ed il mio gruppo ha organizzato di trascorrere l’equivalente di una settimana…

— Ma tu ed io dovevamo andare al Lago Armstrong!

— Uh, aspetta, quella era solo un’idea di cui avevamo parlato, non un progetto definito, e questa è un’occasione insolita… un’altra volta, dolcezza, mi dispiace. — Le aveva preso le mani, che erano gelate, ed aveva azzardato un sorriso. — Su, via, avevamo intenzione di consumare insieme una cenetta festiva e di trascorrere, diciamo così, una tranquilla serata in casa. Ma per cominciare, queste splendide immagini sullo schermo…

Delia si liberò con uno strattone, e quel gesto parve calmarla.

— No, grazie — replicò, con voce piatta. — Non quando tu preferisci la compagnia di quella Broberg. Sono venuta solo a dirti di persona che intendo togliermi di mezzo fra voi due.

— Eh? — Scobie indietreggiò. — Cosa diavolo intendi dire?

— Lo sai perfettamente!

— Non lo so affatto! Lei… io… lei è felicemente sposata, ha due figli, è più vecchia di me… siamo amici, certo, ma tra noi non c’è mai stata una cosa che non fosse aperta e chiara… — Scobie deglutì. — Tu credi che possa essere innamorato di lei?

— Non ho intenzione di essere una semplice comodità per te, Colin. — La Ames aveva distolto lo sguardo, torcendosi le dita. — Tu hai un sacco di comodità del genere, ed io speravo… Ma mi sbagliavo, ed ho intenzione di troncare le mie perdite prima che peggiorino.

— Ma… Dee… giuro che non mi sono innamorato di nessun’altra e che io… io… giuro che non sei soltanto un corpo per me, sei una persona meravigliosa… — Delia era rimasta muta e chiusa in se stessa. Scobie si morse un labbro prima di riuscire a dire: — Bene, lo ammetto, la ragione principale per cui mi sono offerto volontario per questo viaggio è stata che ero uscito perdente da una faccenda di cuore, sulla Terra. Non che il progetto non m’interessi, ma sono giunto a comprendere quanto esso sia estraneo alla mia vita. Tu, più che qualsiasi altra donna, tu, Dee, mi hai aiutato ad accettare meglio la situazione.

— Ma non quanto ci è riuscito lo psicodramma, vero? — replicò la donna, con una smorfia.

— Ehi, non devi pensare che sia ossessionato da quel gioco; non lo sono. È solo divertimento e… oh, forse «divertimento» è un termine troppo debole… ma comunque si tratta solo di un gruppetto di persone che si riunisce regolarmente per recitare. È come la scherma, il club di scacchi o… o qualsiasi altra cosa.

— Bene, allora — chiese Delia, raddrizzando le spalle, — sei disposto ad annullare quell’impegno ed a trascorrere le tue vacanze con me?

— Io… uh… non posso farlo, non a questo punto. Kendrick non si trova nella corrente periferica degli eventi, è strettamente collegato a tutti i personaggi: se non andassi, rovinerei ogni cosa anche agli altri.

— Molto bene. — Delia lo fissò con fermezza. — Una promessa è una promessa, o almeno credo. Ma in futuro… Non temere, non sto cercando d’intrappolarti, non servirebbe a nulla, vero? Tuttavia, se continuiamo la nostra relazione, ti toglierai da quel gioco?