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Eddie inforcò gli occhiali da sole del poliziotto e si mise in testa il suo cappello a tesa larga con il distintivo, aprì la porta dell’aula e sbirciò fuori. C’erano altri agenti appostati lungo il corridoio.

Nessun problema: c’era sempre la finestra. Chiuse di nuovo la porta, corse alla finestra e guardò fuori. Fortunatamente per lui, la polizia ormai aveva respinto la folla sull’altro lato del palazzo di Giustizia. Eddie guardò in basso. Non sarebbe stato facile, ma l’alternativa era molto più sgradevole. E poi aveva un lavoro da portare a termine. Aprì la finestra, scavalcò il davanzale, si calò adagio fino a sentire il cornicione sotto i piedi e vi si appoggiò. Accovacciato, si aggrappò con le dita forti al bordo di mattoni del cornicione, vi appoggiò le ginocchia e si calò di colpo, dondolando un po’. Guardò a destra e a sinistra. Si dondolò di lato, lo rifece, spingendosi di più stavolta, e poi ancora un’altra volta, più forte, finché il suo corpo non fu quasi parallelo al cornicione. Al quarto ondeggiamento si lasciò andare, come un acrobata da circo sul trapezio. Atterrò sulla sporgenza del tetto del primo piano del palazzo, mantenne l’equilibrio e poi si calò a terra dalla grondaia.

Invece di fuggire, si diresse verso l’altro lato del palazzo di Giustizia ed entrò nel bel mezzo della folla, facendosi largo tra la gente e fingendo nello stesso tempo di dare una mano a riportare l’ordine. Raggiunse alcune auto della polizia vuote, controllò nell’interno l’una dopo l’altra finché non scoprì le chiavi di accensione che penzolavano dal cruscotto di una voluminosa Ford Mercury. Si mise al volante, innestò la retromarcia e partì. I tumulti non erano ancora cessati; le troupe televisive riprendevano allegramente tutto quanto in ogni minimo dettaglio a beneficio dell’audience nazionale. Tuttavia si erano appena persi il più grande scoop della giornata: la fuga riuscita di Eddie Lee Battle.

Nel portacenere della volante trovò un pacchetto di chewing gum, si infilò in bocca un Juicy Fruit e accese la ricetrasmittente, alzando il volume in modo da sentire subito quando avrebbero scoperto che non era più in stato di arresto. Respirò l’aria fresca e salutò con la mano un bambino in bici che pedalava nella sua stessa direzione. Rallentò la volante e abbassò il finestrino dalla parte del marciapiede.

«Ehi, hai intenzione di diventare una brava persona rispettosa della legge, figliolo?»

«Sì, signor agente» gridò in risposta il bambino. «Voglio diventare come lei.»

Eddie lanciò al bambino una barretta di chewing gum. «No, non farlo, figliolo.» Non desiderare di essere come me. Io sono un malato terminale. Mi restano da vivere solo pochi giorni.

Ma accelerando considerò il lato positivo. Era libero e di nuovo in attività. E gliene restava solo uno. Soltanto uno!

Questo lo fece sentire maledettamente bene.

90

«Allora, chi ha ucciso Bobby Battle e Kyle Montgomery?» domandò Michelle.

Erano seduti sul pontile d’attracco di King a prendersi un po’ di sole dopo essere tornati da una corsa mattutina con i loro Sea-Doo.

«Non mi è ancora scattato niente nella mente. Forse ho usato tutte le mie cellule grigie per catturare Eddie.»

«Be’, Dorothea aveva il movente migliore per uccidere Kyle.»

«E ha anche avuto l’opportunità di uccidere Bobby Battle. E forse anche il movente per farlo. Se Bobby non avesse mantenuto fede alla promessa e non le avesse dato una maggiore fetta della proprietà.»

Michelle parve turbata. «So che hai architettato tutto quel discorso sulla complicità di Remmy e Harry ma non penserai davvero…»

«Harry ha un alibi di ferro. Nel momento della morte di Bobby Battle stava facendo un discorso al Virginia State Bar di Charlottesville.»

Michelle sembrò sollevata. «E Remmy?»

«Non so, Michelle, proprio non lo so. Di sicuro Remmy aveva un’ottima ragione per desiderare di ucciderlo.»

«O forse lo ha fatto qualcuno che voleva diventare il nuovo lord della proprietà terriera.»

King la fissò in modo strano, e stava per risponderle quando il suo telefono cellulare squillò.

Rispose, restò un attimo in ascolto e si fece terreo in volto. Chiuse il cellulare.

«Cattive notizie, vero?» azzardò Michelle timorosamente.

«Eddie è fuggito.»

Ai Battle fu assegnata una squadra di protezione ventiquattrore su ventiquattro.

Harry Carrick, King e Michelle si trasferirono da loro, dato che anch’essi erano probabilmente in pericolo di vita. Una vasta caccia all’uomo su un’area di tre Stati, condotta dall’ira e dalla polizia di Stato, era cominciata, ma due giorni dopo non c’era ancora traccia di Eddie.

King e Michelle erano in sala da pranzo a prendere un caffè con Sylvia, Bailey e Williams, e a discutere del caso.

«Eddie è espertissimo di vita all’aria aperta» fece notare Bailey. «E conosce questa regione come le sue tasche. Ci è andato a caccia e l’ha esplorata da cima a fondo per la maggior parte della sua vita. È in grado di sopravvivere per settimane con poco o niente.»

«Grazie, Chip, è molto incoraggiante» commentò Williams in tono acido. «Troveremo quel figlio di puttana, ma non posso promettervi di catturarlo vivo.»

«Non credo che Eddie si lascerà di nuovo catturare» disse King.

«Non può essere fuggito dalla zona il più rapidamente possibile?» domandò Michelle.

King scosse il capo. «Troppi posti di blocco e troppa polizia in tutte le stazioni ferroviarie, ai terminal dei pullman e all’aeroporto. La volante della polizia che ha rubato è stata ritrovata abbandonata in una strada secondaria. Penso che si sia dato alla macchia sulle colline.»

Williams annuì. «Ha più probabilità di non essere trovato restando nascosto in zona. Cambierà aspetto il più possibile, e quando le acque si calmeranno un poco si darà alla fuga.»

King non sembrava convinto.

Williams lo notò e disse: «Non sei d’accordo?».

«Penso che sia in zona, ma non per quel che credi.»

«Per quale motivo, allora?»

«Qualcuno ha ucciso suo padre.»

«E allora?»

«E allora ritengo che Eddie volesse farlo da sé. Penso che Bobby fosse destinato a essere la vittima finale in tutto questo piano, se l’ictus non lo avesse colpito prima.» King scambiò un’occhiata con Michelle. «Giorni fa era venuto da noi, lamentandosi che sua madre era turbata dalle chiacchiere della gente, che la riteneva l’assassina di Junior e di suo marito. Sapeva che non era stata lei. Voleva che scoprissimo chi era stato. E ricordi quando eravamo a bere insieme a lui al Sage Gentleman? Disse che suo padre doveva restar vivo a tutti i costi.»

«Per poterlo uccidere» concluse Michelle.

«Allora che intenzioni avrà, maledizione?» intervenne Williams. «Dare la caccia all’assassino di suo padre? Non sappiamo nemmeno chi sia, Sean.»

«Ma se scopriamo chi è, abbiamo buone probabilità di catturare Eddie.»

«Gradirei che non organizzaste in casa mia la cattura e l’esecuzione dell’unico figlio che mi resta.»

Tutti si voltarono: Remmy era sulla soglia. Si faceva vedere di rado. Quando lo faceva, non parlava con nessuno, neppure con Harry. Consumava i pasti in camera sua.