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King diede un’occhiata agli strumenti sulla plancia. «La temperatura dell’acqua è di 24 gradi, ancora un po’ troppo fredda per me. Sono un tipo da ventinove o trenta gradi.»

«Sei un pappamolla, vorrai dire.»

«Se la metti così, sì.»

Dopo che ebbero mangiato, King ritirò l’ancora e ripartirono. Michelle indicò un lungo e ampio promontorio di fronte a loro. Era una vista magnifica: un pontile privato a sei coppie di piloni, sormontato sulla terraferma da un gazebo, un angolo bar, una zona di ristoro, cabine e docce, e almeno duemila metri quadrati di terrazza panoramica sul lago, tutta circondata da una balaustra in legno di cedro stagionato e con delle eleganti tettoie di canne. Sembrava la pubblicità di un numero speciale di “Architectural Digest”.

«Davvero impressionante. Chi sono i proprietari?»

«Come, sull’acqua hai perso il senso dell’orientamento? Quella è Casa Battle.»

«Cosa? Non sapevo che avesse uno sbocco sul lago.»

«A Wrightsburg non si edificano palazzi sprovvisti di accesso diretto al lago. Possiedono tutto il promontorio più altri dieci ettari. Il pontile dista parecchio dalla villa principale. Anzi, dal lago non la si può neanche vedere in lontananza. Penso che l’abbiano progettata apposta così per evitare di essere assediati dai curiosi muniti di barca o motoscafo. Per andare e venire usano dei golf cart elettrici.»

«Che vita!» Michelle strizzò gli occhi contro la luce abbagliante del sole. «Chi è quella là sulla barca a vela?»

King prese il binocolo e mise a fuoco lo skipper dell’imbarcazione. «Savannah.» Ponderò un momento, poi accelerò virando contemporaneamente verso la barca a vela.

«Che cosa stai facendo?»

«Vado a pesca.»

Accostarono alla barca a vela: un’imbarcazione poco più grande di una Sunfish. Savannah aveva una mano sul timone e l’altra su una lattina di Coca-Cola. Agitò la mano salutando quando li riconobbe.

«I grandi geni hanno le stesse pensate» gridò King in direzione della barca.

Savannah indossava uno scamiciato lungo sopra un costume da bagno a due pezzi. Aveva i capelli bagnati, raccolti a coda di cavallo, e le spalle e il viso cominciavano già ad arrossarsi per il sole.

«Oggi l’acqua è davvero meravigliosa» disse.

«Sean non ci metterà piede finché non sarà calda come nella sua vasca da bagno» commentò Michelle.

«Non sa cosa si perde, Mr King» ribatté Savannah.

«Be’, porrei essere tentato, se voi due mi fate compagnia.»

Impiegarono entrambi un minuto a calare le ancore, dopo di che prima Savannah e poi Michelle si tuffarono nel lago. Quando riemersero, King era ancora seduto sulla piattaforma del suo motoscafo con i piedi a mollo.

«Che cosa stai facendo, Sean?» disse Michelle.

«Ho solo detto che potevo essere tentato, non che l’avrei fatto veramente.»

Michelle e Savannah si scambiarono un’occhiata di intesa, e un messaggio silenzioso passò fra le due donne. Entrambe presero fiato e si tuffarono sott’acqua. Quando riemersero di nuovo vicino al punto in cui King era seduto, ognuna aveva uno dei suoi piedi in mano.

«Oh, no, voi due…» fece appena in tempo a dire lui. Qualsiasi altra cosa intendesse aggiungere a completamento della frase si perse quando fu trascinato in acqua e affondò immediatamente. Tornò a galla sputacchiando acqua e brontolando ad alta voce.

«Questi non sono calzoncini da bagno!» gridò.

«Adesso sì» ribatté Savannah con aria di sufficienza.

Dopo una mezz’ora in acqua diressero le due imbarcazioni all’attracco sul pontile e si sedettero nel gazebo a bere tre lattine di birra che Savannah aveva preso nel frigorifero del bar.

Michelle si guardò intorno ammirando il lago e i promontori circostanti. «Un panorama stupendo.»

«Di tutta la tenuta questo è il posto che preferisco in assoluto» disse Savannah.

King osservò ammirato la collezione di imbarcazioni della famiglia Battle. «Mi è capitato di fare un giro su quel grande Sea Ray cabinato, ma non mi ricordo quel Formula 353 FasTech. È una bellezza.»

«Papà l’aveva appena comprato l’inverno scorso. I meccanici del porticciolo sono venuti a prepararlo per l’estate. Non abbiamo ancora neppure completato un’ora di navigazione. Il vero marinaio della famiglia è Eddie. A me piace solo stare su quelle barche, farmi portare in giro, prendere il sole e bere birra. Eddie ha detto che presto lo inaugurerà come si deve e ci darà dentro con un bel rodaggio. Dicono che sia molto veloce, con dei motori da far paura.»

King osservò: «Direi proprio. Due Mercruiser EFI accoppiati da cinquecento cavalli l’uno, una velocità massima di oltre settanta nodi e una velocità di crociera di quaranta e passa. Di’ a Eddie che sarei lieto di dargli una mano con il rodaggio».

«Senti, senti» esclamò Savannah con un esagerato accento del Sud «e io che pensavo di deliziarmi a bordo della mia barchetta a vela senza un solo misero cavallo di potenza.»

«È chiaro che si tratta di roba da maschi, Savannah» commentò Michelle, lanciando al suo socio un’occhiata divertita. «Non sapevo che tu fossi un patito di motoscafi da corsa.»

«È facile esserlo quando non te li puoi permettere.»

Seguì una breve pausa di silenzio; poi King posò lentamente la sua birra sul tavolo e osservò la più giovane della famiglia Battle con espressione seria.

«Non sei venuto qui solo per ammirarmi in bikini e sbavare sulle nostre imbarcazioni, giusto?» disse Savannah, sostenendo il suo sguardo con un’espressione speranzosa che lasciava intravedere la possibilità che in realtà quello fosse esattamente tutto ciò che lo interessava.

«Vorremmo farti alcune domande.»

Savannah distolse immediatamente lo sguardo e la sua espressione si tramutò in angoscia. «A proposito di Sally?»

«Tra l’altro.»

«È il motivo per cui ero venuta qui a farmi un giro in barca: per sfuggire a quella scena allucinante.» La ragazza scosse la testa. «Finché sarò al mondo non riuscirò mai a dimenticarla. Mai. È stato talmente orribile, Sean, talmente orribile…»

King le coprì una mano con la sua e la strinse un momento prima di lasciarla andare. «Ma sarà ancora peggio se non arresteremo la persona che lo ha fatto.»

«Ho raccontato a Todd e all’agente Bailey tutto quello che so. Non sapevo neppure che Sally fosse nelle scuderie fino a quando…»

«E poi sei corsa a casa di tuo fratello?» disse Michelle. Savannah annuì. «È venuta ad aprirti Dorothea. Come ti sembrava?»

«Non ricordo tanto bene. Ero isterica. Ricordo che è salita di sopra a chiamare Eddie, ma poi non riusciva a svegliarlo. Dopo si è scatenato un pandemonio. Io sono rimasta per tutto il tempo inchiodata là vicino alla porta. Avevo terrore a muovermi. Quando è arrivata l’ambulanza e hanno portato via Eddie sono tornata di corsa in camera mia e mi sono nascosta sotto le coperte.» Savannah depose la lattina di birra, si allontanò e si sedette sul pontile, lasciando penzolare i piedi in acqua.

King la fissò incuriosito. Che cosa diavolo gli rodeva il cervello, implorandolo di decifrarlo? Alla fine scosse la testa, deluso e infastidito. Non riusciva a venirne a capo.

«Tua madre è in casa?» domandò.

«No, è uscita. Doveva vedere gli avvocati di famiglia per le tasse di successione.»

«Ti dispiacerebbe se dessimo un’altra occhiata ai guardaroba nelle camere da letto dei tuoi genitori?»

Savannah si girò rapidamente sul sedere per guardarlo in faccia. «Pensavo che l’aveste già fatto.»

«Non fa mai male controllare una seconda volta. Potrebbe servire.»

Salirono tutti e tre sul golf cart con cui Savannah era venuta dalla villa e si diressero verso Casa Battle. Savannah li fece entrare dalla porta posteriore e li accompagnò su per le scale fino al secondo piano.