«Allora sai chi è il serial killer?»
«Ci sto arrivando. Hai avuto la possibilità di parlare con i Battle?»
«Non certo dopo quello che è successo. Vuoi ancora che lo faccia?»
King ci rifletté un momento, battendo nervosamente il palmo della mano sul tetto del fuoristrada bianco.
«No, salteremo tutto e punteremo direttamente al percorso finale. Non c’è più tempo.»
«Pensi che l’assassino colpirà ancora?»
«Ha fatto apposta in modo che la polizia creda che il serial killer sia dietro le sbarre. È la sua via di scampo. Anche così, però, ci sono buone probabilità che Robinson abbia un alibi di ferro per almeno uno dei delitti. Ma più aspettiamo, meno possibilità abbiamo di inchiodare il vero assassino.»
«Se il serial killer non commetterà altri omicidi, perché tenere Robinson in carcere?»
«Perché se fosse libero sono convinto che lo ritroveremmo in qualche vicolo con il cervello spappolato da un proiettile e un biglietto stretto in pugno, con scritto a mano: “Sono stato io”.»
«Allora adesso che si fa?»
King aprì la portiera del fuoristrada di Michelle. «È arrivato il momento di usare il nostro colpo proibito. E di pregare Dio che sia una mazzata da KO.»
85
Era arrivato quasi a metà dell’elenco compilato nella roulotte di Junior Deaver. Per gli altri ci sarebbe voluto del tempo, ma si era concesso una pausa, per quanto breve. La polizia aveva arrestato Harold Robinson. Tutto sommato era stata una bella fortuna che Tommy si fosse svegliato e avesse visto suo padre in casa, come riferivano i giornali. Inoltre la scoperta degli oggetti appartenenti alle cinque vittime sembrava la conferma che Robinson fosse proprio l’esecutore materiale dei delitti. Il che era stato il suo intento fin dall’inizio. Se reggesse o meno, non avrebbe saputo dire. Se Robinson aveva un alibi almeno per uno dei delitti, questo avrebbe potuto rovinare tutto; però fino ad allora aveva spazio di manovra per lavorare. E la moglie di Robinson, una teste in grado di avvalorare gli alibi del marito, era morta. Questo avrebbe reso più difficoltoso per la polizia verificare dove si trovava Robinson nell’ora in cui era stato commesso ogni singolo omicidio. Restava da commettere un altro assassinio, ma non lo impensieriva il fatto che la polizia lo avrebbe messo in relazione ai delitti precedenti e avrebbe scagionato Robinson. Gli inquirenti non avrebbero mai trovato il corpo della sua prossima vittima. O per meglio dire, non sarebbe rimasto nulla da trovare.
Di recente aveva raccolto una notizia davvero interessante. Quando aveva controllato le registrazioni della microspia installata nel telefono dell’agenzia investigativa King Maxwell, aveva avuto modo di sentire la conversazione avvenuta tra Michelle e Billy Edwards. Poco più di tre anni e mezzo prima il grande Bobby Battle e la sua imperiosa signora avevano discusso animatamente nell’ex fienile riattato a garage. E la Rolls-Royce era stata danneggiata. Poco più di tre anni e mezzo prima. Anzi, per la precisione, il giorno prima che Edwards fosse licenziato senza preavviso.
Restò seduto a rimuginare sulla cosa. C’era un particolare che gli sfuggiva… se solo fosse riuscito a ricordarselo. Alla fine tornò a concentrarsi sulla sua lista, nella quale erano elencate le persone presso cui Junior Deaver aveva eseguito dei lavori di recente. Riteneva che chi aveva incastrato Junior per incolparlo del furto avvenuto a Casa Battle, doveva per forza avere libero accesso alla sua roulotte e ai suoi effetti personali. Aveva poi dedotto che la stessa persona che aveva commesso il furto probabilmente aveva ucciso Bobby Battle. Questo atto non solo lo aveva derubato della gloria, ma aveva rovinato tutto ciò per cui aveva lavorato fino a quel momento. Per un peccato simile c’era solo la condanna a morte.
Michelle e King erano seduti nel loro ufficio.
«Okay, Sean, basta con le battute disinvolte. E basta con le risposte elusive. Evitiamo le stronzate. Sono stufa di essere tenuta all’oscuro. Hai detto che dobbiamo sfoderare con l’assassino un colpo micidiale e sperare che sia un KO definitivo. Voglio sapere tutto quel che sai. E lo voglio sapere subito.»
«Michelle…»
«Tutto e subito, Sean, o puoi cercarti un’altra socia!»
King si rilassò sulla poltroncina e sospirò pesantemente. «D’accordo, so chi ha ucciso Bobby Battle. Ho parlato con diversi medici, ho comprato una certa cosa da un antiquario, ho fatto alcune altre ricerche e ho rimesso insieme alcune tessere del mosaico, e il quadro regge.»
«Chi è?»
«Prima permettimi solo di avvertirti che non ci crederai mai.»
«Benissimo, non ci crederò.»
King giocherellò sulla scrivania con un fermaglio metallico. «Harry Carrick ha ucciso Bobby Battle.»
«Sei forse impazzito? Quale movente potrebbe mai avere Harry…»
King la interruppe subito. «Il più antico del mondo. È innamorato di Remmy. Lo è da decenni.»
«Ma stai insinuando che è stato lui a commettere anche il furto?»
«Sì. È amico dei Battle da tempo immemore, non lo dimenticare. Sarà stato piuttosto facile per lui procurarsi una chiave della porta della villa e scoprire anche il numero di codice del sistema di allarme. Poi ha semplicemente rotto il vetro della finestra e fatto in modo che sembrasse un’effrazione avvenuta dall’esterno. Harry ha detto che Junior gli aveva fatto dei lavori in casa. Hai visto il camioncino di Junior. Era carico di attrezzi, materiale da costruzione e indumenti da lavoro. Harry avrebbe potuto benissimo aver preso ciò che gli serviva dal camioncino per incriminare Junior. E come ciliegina sulla torta è stato pubblico ministero e giudice penale per anni, perciò non è certo un neofita nel campo delle impronte digitali. Potrebbe benissimo averne rilevata una di Junior e averla piazzata all’uopo all’interno della casa.»
«Ma per quale motivo avrebbe commesso il furto a Casa Battle?»
«Ritengo che Bobby conservasse la prova incriminante della loro tresca nello scomparto segreto del suo guardaroba. In questo caso è probabile che Harry abbia fatto in modo che il vero obiettivo sembrasse il cassetto segreto di Remmy, mentre in realtà ciò che lo interessava era in quello di Bobby.»
«Che genere di prova incriminante potrebbe aver avuto Bobby?»
Per tutta risposta King aprì il primo cassetto della sua scrivania e ne estrasse una fotografia. La capovolse e indicò il retro. «Kc-pa? Ko-pa? Perché non diciamo “Kodak Paper”?» Michelle allungò lentamente la mano e prese la fotografia. Sfiorò la scritta “Kodak Paper” stampata sul lato posteriore. «E l’inchiostro è colato parzialmente sul legno del cassetto.» King annuì. «Sicché aveva una foto compromettente di Remmy e Harry?»
«Dev’essere così. Ecco perché Harry ha tirato fuori l’ipotesi di un testamento olografo rubato dallo scomparto segreto di Bobby, tanto per mandarci fuori pista. Da come la vedo io, Remmy e Harry sono complici in questa storia. Dovevano assolutamente avere quella foto, ma fare in modo che sembrasse un furto in cui gli effetti personali di Remmy erano state le uniche cose che il ladro aveva portato via. In base a questa ipotesi, Remmy avrebbe fornito a Harry la chiave per entrare in casa e il numero di codice per escludere il sistema d’allarme antifurto. Quello che probabilmente ignoravano era che il sistema d’allarme ha una memoria d’archivio. Senza che Remmy lo sapesse, ho controllato l’archivio informatico. All’una e trenta di notte, nella data in cui è avvenuto il furto, qualcuno ha escluso il sistema d’allarme inserendo il numero di codice di disattivazione. Nessuno aveva mai controllato prima, perché tutti presumevano che si trattasse di un furto con scasso.»
«E così si sono impadroniti della foto.»
«Dopo di che restava solo un’ultima cosa da fare.»
«Uccidere Bobby» disse Michelle, e a quel punto le si incrinò la voce. «Non posso crederlo, Sean, non posso. Non Harry.»