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«Non avere fretta!» urlò di nuovo, e corse via, mantenendo a stento l’equilibrio. Sembrò contrarsi per riuscire a entrare nella piccola auto, e se ne andò nella neve gelata.

In realtà, stava guidando così veloce quando sparì nel boulevard St. Germain che pensai potesse avere subito un incidente ed essersi ucciso.

Osservai l’involucro. Un altro dannato racconto, non c’erano dubbi. Lo lacerai con rabbia. Non ero sicuro di aver fatto bene a lasciarlo andare, anche se in qualche modo mi stavo godendo quel piccolo gioco, trovando divertente anche la mia indignazione per la sua grande abilità nel seguire le mie tracce.

Guardai: in realtà si trattava della videocassetta di un film recente: Viceversa. Cosa…? La girai e ne scorsi la recensione. Si trattava di una commedia.

Tornai all’albergo. Ma lì trovai ad aspettarmi un altro pacchetto. Era un’altra videocassetta. S’intitolava Tutto di me e, ancora una volta, la descrizione sul retro della custodia di plastica mi diede un’idea del tema.

Andai nel mio appartamento. Nessun videoregistratore! Neppure al Ritz. Telefonai a David, sebbene fosse quasi l’alba.

«Che ne dici di raggiungermi a Parigi? Organizzerò ogni cosa in vista del tuo arrivo. Ci vediamo a cena, domani alle otto, nella sala da pranzo dell’albergo.»

Quindi chiamai il mio agente mortale, tirandolo giù dal letto e dandogli istruzioni perché provvedesse al biglietto di David, a una limousine, a una suite e a qualunque altra cosa gli fosse necessaria. Ad aspettare David ci dovevano essere denaro contante, fiori e champagne in ghiaccio. Uscii poi alla ricerca di un luogo sicuro dove dormire.

Un’ora più tardi, mentre mi trovavo nella cantina umida e oscura di una vecchia casa abbandonata, mi chiedevo tuttavia se il piccolo bastardo mortale non fosse in grado di vedermi anche in quel momento, se sapesse dove dormivo durante il giorno e potesse seguirmi, esponendomi al sole, come un cacciatore di vampiri in un film di serie Z.

Scavai una buca profonda nel pavimento della cantina. Non c’era mortale che potesse scovarmi lì. E, se lo avesse fatto, avrei potuto strangolarlo anche nel sonno, senza neppure rendermene conto.

«Dunque, cosa pensi che significhi tutto ciò?» chiesi a David. La sala da pranzo era squisitamente arredata e mezza vuota. In smoking e camicia inamidata, io sedevo lì, a braccia conserte alla luce delle candele, compiacendomi del fatto di aver bisogno soltanto di un paio di occhiali dalle lenti viola chiaro per nascondere i miei occhi. Come potevo vedere bene le portières ornate di arazzi e il giardino dietro le finestre!

David stava mangiando di gusto. Era molto contento di essere venuto a Parigi, gli piaceva la sua suite su place Vendòme, coi tappeti di velluto e gli arredi dorati, e aveva trascorso tutto il pomeriggio al Louvre.

«Tu riesci a vedere il filo conduttore, non è vero?» chiese.

«Non ne sono sicuro», risposi. «Vedo elementi comuni, certo, ma i racconti sono tutti diversi.»

«Che vuoi dire?»

«Ebbene, nella storia di Lovecraft, Asenath, donna diabolica, scambia il proprio corpo con quello del marito. La moglie scorrazza per la città, servendosi del corpo maschile, mentre lui, infelice e confuso, rimane bloccato a casa nel corpo di lei. Be’, suona davvero spassoso e anche piuttosto sagace. Va da sé che Asenath non è Asenath, se ricordo bene, ma suo padre, che ha scambiato il corpo con lei. E poi tutto diventa molto lovecraftiano, con ripugnanti demoni semiumani e cose del genere.»

«Quella parte potrebbe essere irrilevante. E la storia egizia?»

«È assai differente. Sai, la morte che si decompone, che ancora ha vita…»

«Sì, ma la trama?»

«Ebbene, l’anima della mummia riesce a prendere possesso del corpo dell’archeologo, e lui, il povero diavolo, viene messo nel corpo imputridito della mummia.»

«Vedo, vedo…»

«E poi il film Viceversa: un ragazzo e un uomo si scambiano i corpi e si scatena l’inferno finché non riescono a fare un nuovo scambio. E anche il film Tutto di me parla di uno scambio di corpi. Hai ragione: le quattro storie trattano lo stesso argomento!»

«Già.»

«Cristo, David, sta diventando tutto chiaro. Non so come ho fatto a non capirlo. Ma…»

«Quell’uomo sta tentando di farti credere che lui conosce qualcosa riguardo allo scambio di corpi. Sta cercando di allettarti, suggerendoti che una cosa del genere è possibile.»

«Ma certo! Ciò spiega il modo in cui si muove, cammina, corre…»

«Cosa?»

Con un senso di stordimento, me ne stavo lì seduto, tentando di visualizzare quell’individuo, richiamando alla mente ogni dettaglio che ero in grado di ricordare. Sì, anche a Venezia avevo scorto quell’evidente goffaggine in lui. «David, lo può fare.»

«Lestat, non saltare a conclusioni così insensate! Lui può pensare di essere in grado di farlo, può voler compiere un tentativo, può essere prigioniero di un mondo d’illusioni…»

«No. Quella è la sua proposta, David, la proposta che, secondo lui, io vorrò ascoltare! Lui può scambiare i corpi con le persone!»

«Lestat, non puoi credere…»

«David, è proprio questo ciò che non andava in lui! Sto cercando di spiegarmelo da quando l’ho visto sulla spiaggia, a Miami. Quello non è il suo corpo! Ecco perché non riesce a usare la sua muscolatura o la sua… altezza. Ecco perché, quando corre, rischia di cadere: non riesce a controllare le sue gambe lunghe e potenti. Buon Dio, quell’uomo è nel corpo di qualcun altro. E la voce, David, ti ho parlato della sua voce, no? Non è la voce di un giovane. Oh, questo spiega tutto! E sai cosa penso? Penso che lui abbia scelto quel corpo particolare perché io lo notassi. E ti dirò di più: lui ha già tentato con me questo stratagemma dello scambio senza riuscirvi.»

Non potei continuare. Ero troppo abbagliato da quella possibilità.

«Che cosa vuoi dire quando affermi che ci ha già provato?» chiese David.

Descrissi le vibrazioni e l’effetto di costrizione nonché la sensazione di essere spinto a forza fuori del mio essere fisico.

Non replicò alle mie parole, ma potei notare l’effetto che esse ebbero su di lui. Sedeva immobile, con gli occhi stretti e la destra, stretta a pugno, posata accanto al piatto.

«Si è trattato di un attacco contro di me, vero?» chiesi. «Ha tentato di trascinarmi fuori del mio corpo, forse per potervi entrare. E naturalmente non è riuscito nel suo intento. Ma perché avrebbe rischiato di offendermi a morte con un tale attentato?»

«Ti ha offeso a morte?» chiese David.

«No, mi ha solo reso ancora più curioso… Curioso davvero!»

«Ecco la risposta. Penso che lui ti conosca molto bene.»

«Cosa?» Sentivo quello che diceva, ma non potevo rispondere subito. Mi ero lasciato prendere dal ricordo. «Quella sensazione era così forte. Oh, non capisci cosa sta facendo? Sta suggerendo che lui può fare uno scambio con me. Mi sta offrendo il suo avvenente e giovane corpo mortale.»

«Sì», ammise David, gelido. «Penso che tu abbia ragione.»

«Per quale altra ragione rimarrebbe in quel corpo?» chiesi. «È probabile che lo trovi poco confortevole. Vuole scambiarlo. Mi sta dicendo che lui può farlo! Ecco perché si è assunto questo rischio. Lui sa che sarebbe facile per me ucciderlo, schiacciarlo come una cimice. Lui non mi piace nemmeno un po’… Non mi piacciono le sue maniere, intendo. Il corpo è eccellente. No, è proprio così. Quell’uomo può farlo, David, lui conosce il modo.»

«Torna in te! Non puoi provarlo!»

«Cosa? Perché no? Mi stai dicendo che è impossibile? In tutti quegli archivi non hai nessuna testimonianza che…? David, io so che lui l’ha fatto. È solo che non può costringermi. Ma lui ha scambiato il corpo con un altro mortale, questo lo so.»