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«Lestat, un evento del genere noi lo chiamiamo possessione. È un incidente telepatico! L’anima di una persona morta assume il controllo di un corpo vivente. E, quando s’impossessa di un essere umano, uno spirito dev’essere persuaso a lasciarlo andare. Le persone non se ne vanno in giro a farlo dopo essersi messe d’accordo. No, non credo che sia possibile. Non penso che ci troviamo di fronte a casi del genere! Io…» S’interruppe, forse colto dal dubbio.

«Tu sai che invece è proprio così», dissi. «Tu devi saperlo.»

«Lestat, questo è molto pericoloso, troppo pericoloso per ogni genere di esperimento.»

«Ascoltami, se può accadere accidentalmente, può succedere anche in questo modo. Se può farlo un’anima morta, perché non un’anima vivente? So che cosa significa viaggiare fuori del mio corpo. Lo sai anche tu: l’hai imparato in Brasile, descrivendolo fin nei minimi dettagli. Moltissimi esseri umani lo sanno. E ciò perché faceva parte delle antiche religioni. Non è inconcepibile che ci si possa immettere in un altro corpo e non lasciarlo, mentre l’altra anima lotta invano per riconquistarlo.»

«Che pensiero terribile.»

Descrissi di nuovo quelle sensazioni e la loro potenza. «David, è possibile che lui abbia rubato quel corpo!»

«Oh, questa è proprio divertente!»

Ancora una volta, richiamai alla memoria il senso di oppressione, la terribile eppure singolarmente piacevole sensazione di essere spinto a forza fuori di me stesso attraverso la sommità della mia testa. Com’era stata forte! Motivo per cui, se lui poteva farmi sentire in quel modo, di certo poteva fare uscire fuori di se stesso un uomo mortale, soprattutto se quest’ultimo non aveva la minima idea di che cosa stava accadendo.

«Calmati, Lestat», disse David con una punta di disgusto. Ripose la pesante forchetta sul piatto mezzo vuoto. «Ora cerca di riflettere. Forse uno scambio del genere può riuscire per alcuni minuti. Ma calarsi nel nuovo corpo e rimanere lì dentro, mantenendosi sempre attivi? No. Ciò significherebbe essere attivi sia quando si dorme sia quando si è svegli. Tu stai parlando di qualcosa di molto diverso e ovviamente pericoloso. Non puoi fare esperimenti. E cosa succede se funziona?»

«II punto è proprio qui. Se funziona, allora posso entrare in quel corpo.» Feci una pausa. Riuscii a stento a dire quello che volevo dire fin dall’inizio: «David, io posso diventare un uomo mortale».

Rimasi senza fiato. Trascorse un momento di silenzio mentre ci guardavamo negli occhi. L’ombra di un vago timore nel suo sguardo non poté smorzare la mia eccitazione.

«Io saprei come usare quel corpo», dissi, quasi in un sussurro. «Saprei come usare i muscoli e le lunghe gambe. Oh, sì, lui ha scelto quel corpo perché sa che io potrei considerarla una possibilità, una reale possibilità.»

«Lestat, tu non puoi volere questo! Lui sta parlando di un baratto, di uno scambio! Tu non puoi permettere che quell’individuo sospetto abbia il tuo corpo in cambio! L’idea è mostruosa. Dentro il tuo corpo stai benissimo!»

Rimasi in silenzio, attonito.

«Ascolta», riprese David, cercando di riconquistare la mia attenzione. «Perdonami se parlo come il Generale Superiore di un ordine religioso, ma il fatto è che tu non lo puoi farei Anzitutto dove ha preso, lui, quel corpo? E se effettivamente l’ha rubato? Puoi star sicuro che nessun giovane prestante gliel’ha consegnato senza almeno un’ombra di rimorso! Quello è un individuo sinistro e va riconosciuto come tale. Tu non puoi consegnargli un corpo potente come il tuo.»

Rimasi ad ascoltarlo, compresi le sue parole, ma non riuscii ad assimilarle. «Pensaci, David…» replicai, sapendo di apparire quantomeno poco coerente. «David, io potrei diventare un uomo mortale.»

«Per favore, vuoi riprenderti e prestarmi attenzione? Per favore! Non stiamo parlando di una commedia o di un romanzo gotico.» Si pulì la bocca col tovagliolo e buttò giù un sorso di vino, poi allungò la mano sul tavolo e mi afferrò il polso.

Avrei dovuto lasciare che lo sollevasse e lo stringesse. Ma non glielo permisi e lui si rese conto in un lampo che non poteva muovere il mio polso più di quanto avrebbe potuto muovere quello di una statua di granito.

«Ecco il punto!» dichiarò. «Tu non puoi giocare con questa faccenda. Non puoi correre il rischio che non funzioni e che quel demonio, chiunque sia, prenda possesso della tua forza.»

Scossi il capo. «So che cosa stai dicendo, ma pensaci, David. Io devo parlare con lui! Lo devo trovare per capire se si può fare. Lui non è importante per se stesso. È il processo che è importante. Si può fare?»

«Lestat, t’imploro. Non andare oltre. Stai per fare un altro, tremendo errore!»

«Che cosa vuoi dire?» Era così difficile prestare attenzione a quello che diceva. Dov’era quello scaltro demonio, in quel momento? Pensai ai suoi occhi, a come sarebbero stati belli se non li avesse avuti così stralunati. Sì, era un corpo eccellente per un esperimento ! Dove lo era andato a pescare? Dovevo scoprirlo.

«David, sto per lasciarti.»

«No, non lo farai! Sta’ lì, dove sei, o, Dio mi assista, manderò una legione di spiritelli maligni dietro di te, tutti quegli esseri ripugnanti con cui ho avuto a che fare a Rio de Janeiro! Ascoltami.»

Risi. «Abbassa la voce… O saremo cacciati dal Ritz.»

«Molto bene, facciamo un patto. Tornerò a Londra e mi metterò al computer. Scaricherò dai nostri archivi ogni caso di scambio di corpi. Chi può sapere che cosa scopriremo? Lestat, forse lui è in un corpo in fase di deterioramento, e non riesce a uscirne oppure a fermarne il processo degenerativo. Ci hai pensato?»

«Non si sta deteriorando. Avrei captato l’odore. Non c’è niente che non vada in quel corpo.»

«Eccetto forse il fatto che lui l’ha rubato al suo legittimo proprietario e che quella povera anima se ne va in giro a incespicare nel suo. Quale aspetto abbia, poi, non lo sappiamo.»

«Calmati, David, per favore. Torna pure a Londra e consulta i vostri archivi, come hai detto. Io andrò a scovare quel piccolo bastardo. Sentirò che cos’ha da dire. Non ti preoccupare! Non procederò senza consultarti. E se anche decidessi…»

«Tu non deciderai! Almeno finché non avrai parlato con me.»

«Va bene.»

«È una promessa?»

«Sul mio onore di assassino assetato di sangue, sì.»

«Voglio un recapito telefonico a New Orleans.»

Gli lanciai un’occhiata. «Va bene. Non l’ho mai fatto prima. Ma eccolo.» Gli diedi il numero di telefono del mio attico nel Quartiere Francese. «Non lo vuoi annotare?»

«L’ho memorizzato.»

«Allora addio.»

Mi alzai dal tavolo, sforzandomi, nella mia eccitazione, di muovermi come un umano. Ah, muoversi come un umano… Pensate: essere in un corpo umano, vedere il sole, vederlo davvero, una minuscola palla ardente nel ciclo azzurro! «Oh, David, quasi dimenticavo, qui è già stato tutto saldato. Chiama il mio agente, provvederà lui al tuo volo…»

«Non mi preoccupo di questo, Lestat. Ascoltami. Fissiamo un appuntamento per parlare insieme della faccenda, subito! Se osi sparire…»

Me ne stavo immobile, sorridendogli. Esercitavo su di lui un certo fascino. Naturalmente non sarebbe mai ricorso alle minacce per assicurarsi un altro incontro con me. Era ridicolo. «Tremendi errori», dissi, incapace di smettere di sorridere. «Già, ne faccio, non è vero?»

«Che cosa ti faranno gli altri? Che faranno il tuo prezioso Marius, i più anziani, se tu metti in atto una cosa del genere?»

«Ti potrebbero sorprendere, David. Forse tutto quello che vogliono è essere di nuovo umani. Forse è tutto ciò che alcuni di noi vogliono. Un’altra occasione.» Pensai a Louis nella sua casa di New Orleans. Mio Dio, cosa penserebbe Louis se gli raccontassi tutto ciò?