Lo raggiunsi sul marciapiede, facendolo trasalire. Anzi si spaventò, perdendo quasi il controllo della sua mente vigorosa e dotata di poteri telepatici. Ci ritrovammo a faccia a faccia.
«Che cosa vuoi fare col mio corpo, a parte fuggire dal sole ogni mattina come se fossi un insetto notturno?»
«Tu che ne pensi?» replicò, interpretando ancora una volta il ruolo dell’affascinante gentiluomo inglese con assoluta autenticità. «Voglio bere il sangue.» Spalancò gli occhi e mi venne più vicino. «Voglio uccidere mentre lo faccio. È questo il punto, no? Non è soltanto il sangue, ciò che tu prendi da loro, è anche la vita. Io non ho mai rubato nulla di così prezioso a nessuno.» Mi rivolse un sorriso d’intesa. «Il corpo, sì, ma non il sangue e la vita.»
Mi scostai da lui nello stesso modo brusco in cui lui si era accomiatato da me solo pochi istanti prima. Il cuore mi batteva forte e, quando fissavo lo sguardo su di lui e sul suo bel volto apparentemente innocente, un tremito mi percorreva tutto.
Continuò a sorridere. «Tu sei un ladro di eccellenza pari alla mia», sibilò. «Ogni respiro che prendi è rubato! Oh, sì, io devo avere il tuo corpo, lo devo provare. Impadronirmi degli archivi sui vampiri del Talamasca è stato un trionfo, ma possedere il tuo corpo e rubare il sangue mentre mi trovo lì dentro… Ah, questo andrebbe oltre tutti i miei più grandi successi. Tu sei il principe dei ladri.»
«Vattene», bisbigliai.
«Oh, suvvia! Non essere così schizzinoso! Tu odi questo trattamento quando gli altri lo riservano a te. Sei davvero un privilegiato, Lestat de Lioncourt. Tu hai trovato quello che Diogene andava cercando: un uomo onesto!» Mi rivolse un altro ampio sorriso, quindi si abbandonò a una risata fremente, come se non potesse contenerla più a lungo. «Ci vedremo mercoledì. Vieni presto. Voglio avere tutta la notte a mia completa disposizione.» Si voltò, correndo verso la strada alla ricerca di un taxi, poi si lanciò in senso contrario al traffico per salire su uno che si era appena fermato, ovviamente per fare salire qualcun altro. Ne nacque una piccola discussione, ma lui ebbe subito la meglio e sbatté la portiera in faccia all’altro uomo. Poi l’auto schizzò via. Lo vidi ammiccare nella mia direzione attraverso il finestrino sporco e fare un cenno di saluto. Quindi lui e il suo taxi svanirono.
Mi sentivo confuso, a disagio. Rimasi lì, incapace di muovermi. La notte era gelida, il traffico intenso e la città vibrava delle voci confuse dei turisti di passaggio e delle auto che rallentavano nell’attraversare la piazza. Senza uno scopo preciso, senza parole, tentai di figurarmi quello spettacolo alla luce del sole e d’immaginare il ciclo azzurro al di sopra di quel luogo. Poi, lentamente, rialzai il bavero del cappotto. Camminai per ore. Continuavo a sentire nelle orecchie il suono di quella magnifica voce. «Non è soltanto il sangue, ciò che tu prendi da loro, è anche la vita. Io non ho mai rubato nulla di così prezioso a nessuno… Il corpo, sì, ma non il sangue e la vita.»
Non sarei riuscito ad affrontare Louis, né potevo sopportare il pensiero di parlare con David. E se Marius fosse venuto a saperlo, avrei finito ancor prima di cominciare. Chissà cosa mi avrebbe fatto Marius anche solo per aver concepito un’idea del genere? E tuttavia Marius, con tutta la sua vasta esperienza, avrebbe saputo se si trattava di verità o fantasia! Buon Dio, Marius non aveva mai desiderato farlo lui stesso?
Infine, tornai nel mio appartamento. Spensi le luci e mi abbandonai sul morbido divano di velluto, davanti alla parete di vetro oscurato, a scrutare la città sotto di me.
«E, per favore, ricorda: se mi farai del male, getterai via questa opportunità per sempre. Io rappresento l’unica chiave di accesso a una simile esperienza. Serviti di me, o non saprai mai che cosa vuoi dire essere di nuovo umano. Tu non saprai mai che cosa vuoi dire camminare alla luce del sole, goderti un intero pasto di vero cibo, fare l’amore con una donna o un uomo…»
Riflette! sulla possibilità di evadere da una forma corporea: non mi era capitata spontaneamente, né mi piaceva quella proiezione astrale (era chiamata così, trattandosi di un viaggio dello spirito). In realtà, avevo fatto ricorso a tale capacità ben poche volte: potevo contarle sulle dita di una mano.
E quando mi ero trovato nel deserto dei Gobi, in preda alle sofferenze più atroci, non avevo tentato di lasciare la mia forma materiale, non ne ero stato spinto fuori, né avevo neppure pensato a una tale eventualità.
Trovavo invero terrificante l’idea di essere svincolato dal mio corpo, di fluttuare nell’aria rimanendo attaccato alle cose terrene, incapace di trovare un passaggio per il paradiso o l’inferno. E fin dalla prima volta in cui avevo sperimentato quel piccolo escamotage, mi era stato evidente che, con un simile viaggio, l’anima dissociata dal corpo non può passare attraverso i cancelli della morte, se lo desidera. Ma introdursi nel corpo di un mortale! Ancorarsi lì, camminare, sentire, vedere come un mortale. Ah, non riuscivo a contenere la mia eccitazione, e a evitare che si trasformasse in puro tormento.
«Dopo lo scambio, avrai tutta la notte di mercoledì e tutto giovedì, compresa la notte fino a… due ore prima dell’alba di venerdì, diciamo?» Tutto giovedì, il giorno intero…
Infine, prima che facesse mattina, chiamai il mio agente a New York. Lui, che non sapeva neppure dell’esistenza del mio agente di Parigi, mi conosceva solo con due nomi, e io non usavo nessuno dei due da parecchio tempo. Era piuttosto improbabile che Raglan James fosse informato di quelle identità e delle loro varie risorse. Sembrava la strada più semplice da seguire.
«Ho un po’ di lavoro per te, qualcosa di molto complicato. Dev’essere fatto immediatamente.»
«Certo, signore. Come sempre, signore.»
«Va bene, ecco il nome e l’indirizzo di una banca nel distretto di Columbia. Voglio che prendi nota…»
9
La sera seguente completai tutti i documenti necessari per il trasferimento dei dieci milioni in dollari americani e li inviai via corriere alla banca di Washington, insieme con la tessera identificativa di Raglan James. Allegai inoltre un promemoria completo, scritto di mio pugno e recante la firma di Lestan Gregor, che, per varie ragioni, era il nome migliore da usare per l’intera faccenda. Il mio agente di New York mi conosceva anche attraverso un altro pseudonimo, come ho accennato, ed eravamo d’accordo sul fatto che quell’altro nome non sarebbe figurato nell’operazione, ma che sarebbe servito nel caso avessi avuto bisogno di contattarlo. Tale pseudonimo, insieme con un paio di nuove parole in codice, sarebbe stato sufficiente per autorizzarlo a effettuare trasferimenti di denaro anche soltanto mediante istruzioni a voce.
Per quanto riguardava il nome di Lestan Gregor, doveva sparire dalla documentazione non appena i dieci milioni fossero entrati in possesso di Raglan James. A quel punto, l’intero patrimonio rimanente di Lestan Gregor sarebbe stato trasferito all’altro mio pseudonimo, quello di Stanford Wilde.
I miei agenti sono abituati a ricevere istruzioni bizzarre, come spostamenti di denaro, azzeramenti d’identità o autorizzazioni a trasferirmi denaro in qualunque parte del mondo mi trovi e tutto sulla base di una semplice telefonata. In quell’occasione, però, rafforzai il sistema. Diedi parole in codice bizzarre e difficili da pronunciare. Feci tutto quello che potevo, in sostanza, per migliorare i margini di sicurezza intorno alle mie identità e ai termini del trasferimento dei dieci milioni.
A partire da mercoledì, a mezzogiorno, il denaro sarebbe stato depositato in un conto fiduciario alla banca di Washington, dove avrebbe potuto essere riscosso solo dal signor Raglan James, e soltanto tra le dieci e le dodici del venerdì seguente. Prima che il denaro potesse essere depositato nel suo conto, Raglan James avrebbe dovuto dar prova della propria identità tramite un confronto diretto con la propria fotografia, la propria impronta digitale e la propria firma. Un minuto dopo mezzogiorno, l’intera transazione sarebbe stata invalidata, e il denaro rispedito a New York. James sarebbe stato messo al corrente di tutto mercoledì pomeriggio al più tardi, con la garanzia che niente avrebbe potuto impedire il trasferimento se tutte le istruzioni fossero state seguite come da disposizioni.