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«Oh, mio Dio, aiutami», dissi a voce alta. Il catarro mi salì in gola e una serie di colpi di tosse mi trafissero il petto. «Lo sapevo», sussurrai poi. «Lo sapevo.» Che idiota ero stato: un autentico, indiscutibile idiota.

Miserabile, vile, spregevole Ladro di Corpi, pensavo. Non la passerai liscia, maledetto! Come osi fare questo a me, come osi! E questo corpo! Questo corpo, in cui mi hai lasciato, è tutto ciò che ho per darti la caccia. Ed è davvero molto malato.

Quando uscii in strada, barcollando, era mezzogiorno in punto. Ma cosa importava? Non riuscivo a ricordare né il nome né l’indirizzo della banca. Non avrei potuto addurre una buona ragione per andarci, comunque. Perché rivendicare venti milioni che, tra quindici secondi, sarebbero stati trasferiti comunque a me? E allora? Dove dovevo portare quella mia massa tremante di carne?

All’albergo per chiedere la restituzione del mio denaro e dei miei abiti?

All’ospedale per le medicine di cui avevo estremamente bisogno?

Oppure a New Orleans, da Louis? Louis mi doveva aiutare, Louis era forse l’unico che potesse farlo. Come avrei potuto scovare quel miserabile Ladro di Corpi senza l’aiuto di Louis? Oh, ma cos’avrebbe fatto Louis quando l’avessi affrontato? Come mi avrebbe giudicato, una volta compreso quello che avevo fatto?

Stavo cadendo. Avevo perso l’equilibrio. Raggiunsi la ringhiera di ferro del lungofiume troppo tardi. Un uomo si stava precipitando verso di me. Il dolore mi esplose dietro la testa quando colpii il gradino. Chiusi gli occhi, stringendo i denti per non urlare. Poi li aprii di nuovo e vidi sopra di me il cielo azzurro più sereno che avessi mai visto.

«Chiama un’ambulanza», disse l’uomo a un altro vicino a lui. Riuscivo a scorgere solo alcune sagome scure contro il cielo abbagliante. Il cielo luminoso…

«No!» mi sforzai di gridare, ma uscì un sussurro rauco. «Devo andare a New Orleans!» In un tumulto di parole cercai di spiegare la storia dell’albergo, del denaro, dei vestiti. Qualcuno mi poteva aiutare ad alzarmi? Qualcuno poteva chiamare un taxi? Dovevo lasciare Georgetown per andare a New Orleans, immediatamente.

Poi me ne rimasi sdraiato nella neve. E pensai a com’era bello il ciclo lassù, con quelle lievi nuvole bianche che lo attraversavano a tutta velocità, a com’erano belle anche le ombre confuse che mi circondavano, le persone le cui voci erano così sommesse che non riuscivo a sentirle. E intanto Mojo non la voleva smettere di abbaiare. Tentai di parlare, ma non ci riuscii, nemmeno per dirgli che tutto sarebbe andato bene, benissimo.

Spuntò una bambina. Potevo scorgere i lunghi capelli, le piccole maniche a sbuffo e un lembo di nastro che svolazzava al vento. Guardava verso di me, come gli altri. Il suo viso era tutto ombre e il ciclo dietro di lei risplendeva spaventosamente, pericolosamente.

«Buon Dio, Claudia, la luce del sole! Va’ via di lì!» gridai.

«Stia giù, signore, stanno arrivando.»

«Sta’ tranquillo, amico.»

Dov’era? Dov’era andata? Chiusi gli occhi per ascoltare il rumore dei suoi tacchi sul selciato. Era una risata, quella che sentivo?

L’ambulanza. Una maschera d’ossigeno. Un ago. D’un tratto capii.

Stavo per morire in quel corpo, e sarebbe stato così semplice! Come un miliardo di altri mortali, stavo per morire. Ah, era quella la ragione di tutto ciò, il motivo per cui il Ladro di Corpi era venuto da me. L’Angelo della Morte mi era apparso per fornirmi i mezzi che io avevo cercato con la menzogna e la superbia, e persino ingannando me stesso. Stavo morendo.

Non volevo morire!

«Dio, ti prego, non così, non in questo corpo.» Chiusi gli occhi e sussurrai: «Non ancora, non adesso. Oh, per favore, non voglio! Non voglio morire. Non lasciarmi morire». Stavo piangendo, ero affranto e terrorizzato, e singhiozzavo. Oh, ma era perfetto, no? Ah, mai avevo visto un disegno più perfetto, mai. E sì che io ero il mostro codardo andato nel deserto dei Gobi… Ma non c’ero andato per cercare il fuoco del ciclo, bensì per superbia. Soltanto per superbia.

Tenevo gli occhi serrati. Potevo sentire le lacrime scorrermi lungo il viso. «Non lasciarmi morire, ti prego, ti prego, non lasciarmi morire. Non ora, non così, non in questo corpo! Aiutami!»

Una piccola mano mi toccò, insinuandosi poi nella mia. Era tenera e calda. Ah, era così morbida e piccola. E tu sai di chi è quella mano, mi dissi, lo sai, ma hai troppa paura di aprire gli occhi.

Se lei è là, allora stai davvero morendo. Non potevo aprire gli occhi. Avevo paura, oh, una paura terribile. Tremavo e singhiozzavo, e tenevo la piccola mano così stretta che certamente la stavo stritolando, ma non volevo aprire gli occhi.

Louis, lei è qui. È venuta per me. Aiutami, Louis, ti prego. Non posso guardarla. Non lo farò. Non posso lasciarle la mano! E dove sei? Addormentato nella terra, nelle profondità del tuo giardino dimenticato e selvatico, col sole d’inverno che si riversa sui fiori. Addormentato fino a quando non tornerà la notte.

«Marius, aiutami. Pandora, ovunque tu sia, aiutami. Khayman, vieni ad aiutarmi. Armand, dimentichiamo l’ostilità che ci ha diviso. Ho bisogno di te! Jesse, non lasciare che mi accada questo.»

Oh, il basso e dolente mormorio di una preghiera del Demonio sotto il lamento della sirena. Non aprire gli occhi. Non la guardare. Se lo fai, è finita.

Hai invocato aiuto negli ultimi momenti, Claudia? Avevi paura? Hai visto la luce riempire il pozzo d’aria come il fuoco dell’inferno, oppure quella grande e meravigliosa luce colmava il mondo intero d’amore?

Eravamo insieme nel cimitero, nella sera tiepida e odorosa, carica di remote stelle e di morbida luce purpurea. Sì, tutti i colori dell’oscurità. Guardavo la sua pelle luminosa, le sue labbra simili a un livido di sangue e il profondo colore dei suoi occhi. Teneva in mano il suo bouquet di crisantemi bianchi e gialli. Non avrei più dimenticato quella fragranza.

«Mia madre è sepolta qui?»

«Non lo so, ma petite chérie. Non ho mai nemmeno saputo il suo nome.» Era fetida e putrefatta quand’ero piombato su di lei. C’erano formiche brulicanti sui suoi occhi e nella bocca aperta.

«Avresti dovuto scoprire il suo nome. Avresti dovuto farlo per me. Vorrei sapere dov’è sepolta.»

«È successo mezzo secolo fa, chérie. Odiami per cose più importanti. Odiami, se vuoi, perché ora non giaci al suo fianco. Ti terrebbe al caldo se lo fossi? Il sangue è caldo, chérie. Vieni con me, e bevi il sangue, come tu e io sappiamo fare. Possiamo bere sangue insieme sino alla fine del mondo.»

«Ah, tu hai una risposta per tutto.» Com’era freddo il suo sorriso. In quelle ombre si poteva quasi scorgere la donna che era in lei, sfidando la grazia infantile, quel segno indelebile che inevitabilmente istiga al bacio, all’abbraccio, all’amore.

«Noi siamo la morte, ma chère, la morte è la risposta ultima.» La presi tra le braccia, la sentii rannicchiarsi contro di me, e presi a baciarla senza posa, a baciare la sua pelle di vampira. «Dopo tutto questo non ci sono domande.»

La sua mano mi toccò la fronte.

L’ambulanza correva a tutta velocità, come se la sirena la stesse inseguendo, come se la sirena fosse la sua forza motrice. La sua mano sfiorò le mie palpebre. Non ti guarderò!

Oh, per favore, aiutami… La triste preghiera del Diavolo alle sue coorti, mentre precipita sempre più giù, verso l’inferno.

13

«Sì, lo so dove siamo. È dall’inizio che stai cercando di riportarmi qui, al piccolo ospedale.» Come sembrava misero, così nudo coi suoi muri d’argilla, le finestre di legno dalle imposte chiuse, e i lettini col telaio di legno grezzo. Eppure lei si trovava lì nel letto, no? Riconobbi l’infermiera, sì, e il vecchio medico dalle spalle spioventi. E ti vidi lì, nel letto: sei tu, la piccola coi riccioli sparsi sulla coperta, e Louis qui…