«Ci vorrà solo un attimo», dissi, inserendo le diverse password. «Poi ti racconterò tutto. Ma che cosa ti ha spinto a venire? Hai intuito che cosa era successo?»
«Sì», ammise. «Non sai niente dell’omicidio a New York a opera di un vampiro? Solo un mostro avrebbe potuto distruggere così quegli uffici. Lestat, perché non mi hai chiamato? Perché non hai chiesto il mio aiuto?»
«Un momento…» I caratteri e le cifre stavano già apparendo sullo schermo. I miei conti erano in ordine. Se quel maledetto fosse entrato nel sistema, avrei visto i segnali di violazione che avevo programmato. Non c’era modo invece di sapere con certezza se fosse arrivato ai miei conti nelle banche europee finché non avessi avuto accesso ai loro archivi. E, maledizione, non riuscivo a ricordare le parole chiave: infatti trovavo difficoltà persino a usare i comandi più semplici.
«Aveva ragione», mormorai. «Mi aveva avvertito che i processi di ragionamento non sarebbero rimasti uguali.» Passai dal programma di gestione finanze al mio programma di scrittura e digitai una comunicazione per il mio agente a Parigi, inviandogliela via modem e chiedendogli un resoconto immediato della situazione. Gli rammentai inoltre di prendere ogni possibile misura di sicurezza per la sua incolumità. Passo e chiudo.
Mi appoggiai allo schienale, emettendo un sospiro profondo che mi provocò un breve accesso di tosse, e mi accorsi che David mi stava fissando come se vedesse qualcosa di troppo sconvolgente da assimilare. Il modo in cui mi guardava era quasi comico. Poi posai gli occhi su Mojo che, in silenzio e con lentezza, ispezionava la stanza, lanciandomi continue occhiate in attesa di un ordine. Schioccai le dita per farlo venire da me, e lo accolsi con un forte abbraccio. David osservava tutto come se fosse lo spettacolo più bizzarro del mondo.
«Mio Dio, sei davvero in quel corpo», bisbigliò. «Lì dentro tu non sei solo in sospensione, ma sei fissato saldamente alle cellule.»
«E lo vieni a dire a me?» ribattei disgustato. «È spaventoso, un vero guaio. E gli altri non vogliono aiutarmi, David. Sono stato cacciato.» Digrignai i denti dalla rabbia. «Cacciato!» Fremetti di collera e Mojo, entrato in agitazione, cominciò subito a leccarmi il viso. «È ovvio che me lo merito», aggiunsi, accarezzando il cane. «È il modo più semplice di trattarmi, a quanto pare. Merito sempre il peggio! La peggiore slealtà, il peggiore tradimento, il peggiore abbandono! Lestat il mascalzone. Be’, questo mascalzone è stato lasciato solo.»
«Sono diventato pazzo, nel tentativo di mettermi in contatto con te», disse, con voce controllata e sommessa. «II tuo agente di Parigi ha giurato di non potermi aiutare. Stavo per provare a quell’indirizzo di Georgetown», disse, indicando il taccuino sul tavolo. «Grazie a Dio sei qui.»
«David, quello di cui ho più paura è che gli altri abbiano distrutto James e insieme con lui il mio corpo. Questo potrebbe essere l’unico corpo che mi resta.»
«No, non credo», replicò con convinzione. «Il tuo piccolo amico che prende in prestito i corpi ha lasciato un bel po’ di tracce. Ma vieni, togliti questi vestiti bagnati. Prenderai un raffreddore.»
«Che cosa intendi con ‘tracce’?»
«Lo sai, noi siamo informati su questo genere di crimini. Ora, per favore: i vestiti.»
«Altri crimini dopo quello di New York?» chiesi agitato. Mi lasciai convincere ad avvicinarmi al fuoco, godendomi subito il calore. Mi tolsi la maglietta e la camicia umide. Nei diversi armadi non c’era niente della mia taglia, e mi resi conto di avere dimenticato la valigia da qualche parte nella proprietà di Louis, la notte prima. «II fatto di New York è accaduto mercoledì notte, non è vero?»
«I miei vestiti ti andranno bene», disse David, leggendomi nel pensiero. Si diresse verso una voluminosa valigia di cuoio posata in un angolo.
«Che cos’è successo? Che cosa ti fa credere che si tratti di James?»
«Dev’essere lui», rispose, mentre faceva scattare il sistema di chiusura della valigia e ne tirava fuori alcuni indumenti piegati, oltre a un abito in tweed molto simile al suo, ancora sulla gruccia, che poi posò sulla sedia più vicina. «Tieni, mettiti questi. Starai morendo dal freddo.»
«Oh, David», dissi, continuando a spogliarmi. «Non sai quante volte sono stato veramente sul punto di morire. Di fatto, ho passato tutta la mia breve vita mortale accanto alla morte. Prendersi cura di questo corpo è una seccatura rivoltante: come fa la gente viva a sopportare l’infinito ciclo del mangiare, orinare, piagnucolare, defecare per poi ricominciare a mangiare? Quando poi ci si mettono anche la febbre, il mal di testa, gli attacchi di tosse e il naso che gocciola, allora vivere diventa una vera condanna. E i profilattici. Togliere quelle piccole cose ripugnanti è peggio che doverle infilare! Come mi sarà venuto in mente di voler fare tutto ciò? Ma gli altri crimini, dimmi, quando sono avvenuti? Il quando è più importante del dove.»
Aveva ripreso a fissarmi, troppo impressionato per rispondere. Dopo averlo studiato, Mojo gli regalò un’amichevole leccata con la sua lingua rosa; David lo accarezzò affettuosamente, ma continuò a guardarmi senza espressione.
«David, racconta», lo sollecitai, mentre mi toglievo le calze bagnate. «Gli altri crimini! Hai detto che James aveva lasciato alcune tracce.»
«È così straordinario», mormorò in tono sbalordito. «Ho una dozzina di fotografie del tuo volto. Ma vederti lì dentro… Oh, non riuscivo proprio a crederlo. No, davvero.»
«Quando ha colpito l’ultima volta quel demone?»
«L’ultimo rapporto proveniva dalla Repubblica Dominicana. Doveva essere, fammi pensare, due notti fa.»
«Dalla Repubblica Dominicana? Ma perché mai sarebbe andato là?»
«È proprio quello che vorrei scoprire anch’io. Prima aveva agito dalle parti di Bai Harbour, in Florida. In entrambi i casi il fatto si è verificato in un edificio di molti piani, e lui vi è entrato dalla vetrata, come a New York. In tutte e tre le scene dei delitti sono stati fracassati i mobili, divelle le casseforti dal muro, rubati i titoli, l’oro e i gioielli. Il cadavere di New York era dissanguato, ovviamente. In Florida due donne sono state prosciugate, mentre a Santo Domingo è stata massacrata una famiglia, di cui solo il padre è stato dissanguato secondo il classico stile da vampiro.»
«Non riesce a controllare la propria forza. Si aggira alla cieca, come un automa!»
«Esattamente come avevo pensato anch’io. Il particolare che fin dall’inizio mi ha messo in allarme è stata questa combinazione di capacità distruttiva e forza bruta. Quella creatura è incredibilmente inetta! E il suo modo d’agire così stupido. Ma ciò che non riesco a capire è perché ha scelto quei luoghi per i suoi furti.» Di colpo s’interruppe e si voltò, quasi con timidezza.
Mi resi conto che mi ero spogliato completamente e me ne stavo lì, nudo: ecco il motivo del suo strano riserbo, e dell’accenno di rossore sul volto.
«Tieni, delle calze asciutte», disse. «Dovresti sapere che è meglio non andare in giro coi vestiti fradici», aggiunse, lanciandomi le calze senza alzare gli occhi.
«Io non so un granché di niente», ribattei. «Ecco che cosa ho scoperto di sapere. Capisco che cosa intendi a proposito dei luoghi. Perché mai spingersi fino ai Caraibi quando avrebbe potuto rubare a più non posso nei sobborghi di Boston o di New York?»
«Proprio così, a meno che per lui il freddo non sia motivo di notevole disagio; ma che senso ha?»
«No, lui non patisce il freddo anche se è particolarmente pungente.»
Indossare una camicia e dei pantaloni asciutti fu una sensazione gradevole. E poi gli abiti mi stavano davvero bene, anche se vestivano abbondante, con uno stile fuori moda, lontano dalle linee aderenti così amate dai giovani. La camicia era di panno fine e i pantaloni di tweed avevano le pince, il gilet appariva comodo e caldo.