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Accresceva il mio dolore il fatto che la rabbia mi avesse abbandonato, lasciandomi solo con il ben noto e opprimente senso di afflizione. Ripensai a Louis, non più come al mio tenero amante da abbracciare, quanto piuttosto a un angelo spietato che mi aveva escluso dalla Corte Tenebrosa.

«Capisco perché ha rifiutato», dissi in un soffio. «Forse avrei dovuto saperlo. E, in tutta onestà, non riesco a credere che lui possa opporrai resistenza per sempre. Si è lasciato trasportare da questa sua sublime idea secondo cui io dovrei salvare la mia anima. È come avrebbe agito lui, capisci. Eppure, in un certo modo, lui stesso non lo avrebbe mai fatto. E non mi ha mai capito. Mai. Ecco perché nel suo libro mi ha descritto in ogni episodio in modo così vivido eppure così scarno. Se rimango intrappolato in questo corpo e se a lui diventa chiaro una volta per tutte che non ho nessuna intenzione di andarmene nella giungla della Guyana Francese con Gretchen, credo che alla fine mi si arrenderà. Anche se gli ho bruciato la casa. Potrebbero volerci anni, naturalmente! Anni in questo miserabile…»

«Stai di nuovo perdendo il controllo», m’interruppe David. «Calmati. E che diavolo vuoi dire che gli hai bruciato la casa?»

«Ero arrabbiato!» replicai in un sussurro. «Mio Dio, arrabbiato! Non è la parola giusta.»

Credevo di essere troppo infelice per montare su tutte le furie, ma non era così. Però ero troppo infelice per insistere nella rabbia. Bevvi un altro corroborante sorso del denso caffè nero e continuai a descrivere, come meglio potevo, l’apparizione di Marius alla luce del tugurio in fiamme. Marius aveva voluto che io lo vedessi e aveva pronunciato la sua sentenza. Ma ignoravo di quale sentenza si trattasse.

A quel punto, una nera disperazione s’impadronì di me, cancellando ogni traccia di rabbia, e con sguardo spento presi a fissare il piatto davanti a me, il ristorante mezzo vuoto con la splendida argenteria e i tovaglioli piegati come tanti piccoli cappelli sui tavoli vuoti. Guardai oltre le luci basse della hall, in quella terribile oscurità che avvolgeva tutto, e poi mi voltai a osservare David, che, pur con tutta la sua personalità, la sua simpatia e il suo fascino, non mi appariva come quell’essere meraviglioso che mi avrebbero mostrato i miei occhi da vampiro, bensì soltanto come un altro fragile mortale che, non diversamente da me, viveva a un passo dalla morte.

Mi sentii depresso e al colmo dell’infelicità. Non riuscii ad aggiungere altro.

«Ascoltami», disse David. «Io non credo che il tuo Marius abbia distrutto la creatura. Se avesse fatto una cosa del genere, non ti si sarebbe rivelato. Non riesco a immaginare i pensieri o i sentimenti di un tale essere. Come sono incapace di figurarmi i tuoi, sebbene ti conosca quanto i miei più cari e vecchi amici. Non credo che Marius lo farebbe; ti è apparso per mostrarti la sua collera, per rifiutarti il suo aiuto e, quella sì, era la sua sentenza. Ma scommetto che ti sta lasciando il tempo per recuperare il tuo corpo. E poi ricordati: in qualunque modo tu abbia percepito la sua espressione, l’hai fatto con gli occhi di un essere umano.»

«Ci ho pensato», ribattei debolmente. «A dir la verità, che altro posso fare se non continuare a sperare che il mio corpo sia ancora recuperabile?» Alzai le spalle. «Non posso rinunciarci.» Mi rivolse un meraviglioso, caldo sorriso. «Hai vissuto una splendida avventura. Ora, prima di formulare un piano per catturare questo tanto celebrato scippatore, concedimi una domanda. E non andare in collera, ti prego. Mi sembra di capire che tu non conosca la forza che possiedi in questo corpo più di quanto non la conoscessi nell’altro.»

«Forza? Ma quale forza! Questo non è altro che un debole, flaccido, viscido, ripugnante insieme di nervi e gangli. Non usare la parola ‘forza’ nemmeno per sbaglio.»

«Sciocchezze. Sei un giovane maschio vigoroso, ottantacinque chili senza neanche un filo di grasso! Davanti a te hai cinquant’anni di vita mortale. Per l’amor del ciclo, cerca di renderti conto anche dei vantaggi.»

«Va bene. Va bene. È divertente. Felice di essere vivo!» sussurrai, anche se avrei voluto urlare. «E là fuori, in strada, potrei essere investito da un camion, oggi, a mezzogiorno e mezzo! Buon Dio, David, non capisci che mi disprezzo per il fatto di non riuscire a sopportare queste semplici prove? Lo detesto. Odio essere questa debole, vile creatura!»

Mi appoggiai allo schienale, perlustrando il soffitto con lo sguardo e cercando di non tossire, starnutire, piangere o stringere i pugni per poi magari sbatterli sul tavolo o contro la parete vicina. «Odio la vigliaccheria !» bisbigliai.

«Lo so», disse con tono calmo. Mi studiò in silenzio per alcuni minuti, poi si asciugò le labbra col tovagliolo e allungò la mano verso il caffè. Quindi riprese a parlare. «Supponendo che James se ne vada ancora in giro a scorrazzare nel tuo vecchio corpo, sei certo di voler ripetere lo scambio per tornare a essere il vecchio Lestat?»

Scoppiai in un’amara risata. «Come posso renderlo più chiaro di così?» chiesi stancamente. «Come diavolo posso ripetere lo scambio? Questa è la domanda da cui dipende la mia sanità mentale.»

«Bene, per prima cosa dobbiamo trovare James. Impiegheremo tutte le nostre forze per scovarlo, né ci daremo per vinti finché non saremo persuasi che non c’è nessun James da trovare.»

«Ancora una volta, la fai facile! Come possiamo riuscirci?»

«Sstt, stai attirando l’attenzione», mi zittì. «Bevi il succo d’arancia, ne hai bisogno. Ne ordinerò dell’altro.»

«Non ho bisogno del succo d’arancia, né di qualcuno che mi faccia da infermiera», replicai. «Credi davvero che abbiamo una chance di catturare quel demone?»

«Lestat, come ti ho già detto, pensa al limite più evidente e immutabile del tuo precedente stato. Un vampiro durante il giorno non può muoversi ed è quasi indifeso. Certo, in lui c’è l’istinto di fare del male a chiunque disturbi il suo riposo, ma altrimenti è inerme. E per circa otto, dodici ore è costretto a rimanere nello stesso luogo. Questo ci da il solito vantaggio, soprattutto perché conosciamo tanto dell’essere in questione. E tutto ciò di cui abbiamo bisogno è l’opportunità di affrontare quella creatura e disorientarla a sufficienza da poter effettuare lo scambio.»

«Sarà possibile forzare il corpo?»

«Sì, possiamo. Lui può essere svincolato da quel corpo abbastanza a lungo da permetterti di rientrarci.»

«David, ti devo confessare una cosa: in questo corpo io non ho nessun potere telepatico. Non ne avevo quand’ero un ragazzo mortale. Non credo di poter… sollevarmi da questo corpo. Ci ho provato una volta, a Georgetown, e non sono riuscito a muovermi da questa carne.»

«Chiunque può fare quel piccolo trucco, Lestat: avevi soltanto paura. E anche ora conservi qualcosa di ciò che avevi imparato nel corpo di vampiro. Le cellule soprannaturali ti davano un considerevole vantaggio, ma la mente non dimentica. È evidente che James ha assimilato i suoi poteri mentali da corpo a corpo. Anche tu devi aver preso con te parte della tua conoscenza.»

«Be’, ero spaventato. Dopo quella volta, ho avuto paura di riprovare, paura che, una volta fuori, non sarei più stato capace di rientrarvi.»

«T’insegnerò come sollevarti fuori del corpo e pianificheremo insieme l’aggressione a James. E ricorda: siamo in due, Lestat. L’aggrediremo insieme, tu e io. Inoltre possiedo un considerevole potere telepatico, tanto per usare le parole più semplici per descriverlo. Sono molte le cose che posso fare.»